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Trent'anni di Seconda Repubblica (e di berlusconismo)

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Il 27 marzo 1994 la vittoria elettorale di Silvio Berlusconi dava inizio a una nuova fase della vita politica italiana, segnata da ricatti giudiziari e interferenze tese a ribaltare il voto degli elettori.

Politica 26_03_2024
IMAGOECONOMICA - CARLO LANNUTTI

Il 27 marzo 1994, con il trionfo del centrodestra di Silvio Berlusconi, indubbio protagonista della vita economica, politica e anche socio-culturale del nostro Paese, prese formalmente avvio la Seconda Repubblica. Berlusconi ne è stato il principale artefice, fondando Forza Italia e ricostruendo in questo modo un riferimento politico per il cosiddetto elettorato moderato rimasto orfano della Democrazia Cristiana e delle forze del pentapartito, uccise dalle inchieste di Tangentopoli. A trent'anni da quella data storica che ha anche segnato una cocente sconfitta per la "gioiosa macchina da guerra" dei comunisti di Achille Occhetto, è opportuno tentare un bilancio della politica italiana ed esaminare il ruolo che il berlusconismo ha avuto nella politica e nella società, contribuendo a plasmare intere generazioni di italiani.

Soprattutto occorre evidenziare quanto altri poteri, da quello giudiziario a quello mediatico, abbiano contribuito ad alterare la dialettica democratica e a ribaltare la volontà popolare democraticamente espressa con il voto, ingaggiando una battaglia più che ventennale contro il Cav e il suo mondo. Tra continui ricatti giudiziari, in primis nei confronti di Silvio Berlusconi e delle sue aziende, governi tecnici e "colpi di Stato", la gestione del potere non ha quasi mai rispettato il voto dei cittadini ed è stata guidata per lunghi periodi da trasversali e internazionali consorterie di potere, intente a difendere i grandi interessi, non sempre coincidenti con il bene dell'Italia.

Il 26 gennaio 1994, con un celebre messaggio televisivo, Berlusconi annunciò la sua decisione di “scendere in campo”, fondando un partito, Forza Italia, con cui correre alle elezioni politiche. «L’Italia è il Paese che amo», queste le parole di Berlusconi che sono diventate un tormentone lungo sei lustri. Il 27 marzo 1994, la coalizione guidata da Berlusconi (che raccoglieva la Lega Nord di Umberto Bossi al nord e il Movimento sociale di Gianfranco Fini al centrosud) ottenne la maggioranza relativa in Parlamento (oltre il 42%) che le consentì di formare il primo governo berlusconiano, che però durò solo fino all'autunno successivo, quando il Carroccio decise di negargli l'appoggio, dietro pressioni dell'allora Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, e della Procura di Milano che inviò a Berlusconi un avviso di garanzia durante un vertice internazionale a Napoli, col chiaro intento di azzopparlo.

Sconfitto nel 1996 dall'Ulivo di Romano Prodi, il centrodestra tornò a vincere le elezioni politiche nel 2001. Nel 2006 perse per la seconda volta contro Prodi, ma il governo di centrosinistra durò solo due anni e nel 2008 si tornò alle urne. Berlusconi vinse nuovamente sotto le insegne del Popolo della libertà, dentro il quale confluì anche Alleanza nazionale di Gianfranco Fini, e rientrò a Palazzo Chigi per il suo quarto gabinetto, segnato dalle conseguenze della crisi bancaria globale sull'economia italiana, dall'impennata dello spread, ma anche dallo scandalo destato dalle notizie su presunte serate a luci rosse nella residenza berlusconiana di Arcore. Nel novembre 2011 ci fu il secondo "colpo di Stato" anti-berlusconiano dopo il "ribaltone" di Umberto Bossi del 1994. A tramare contro il Cavaliere, costretto alle dimissioni da premier, fu il trio Gianfranco Fini-Giorgio Napolitano-Mario Monti, con la complicità del "partito europeo dello spread". Monti accettò di diventare premier ma pretese la nomina a senatore a vita.

Nel 2013 il Cavaliere schierò il Popolo della libertà nel governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, ma l'esperienza durò poco. Ad agosto Berlusconi venne condannato in via definitiva per frode fiscale, nell'unico degli oltre 20 procedimenti giudiziari a suo carico a non concludersi con un'archiviazione, un proscioglimento o un'assoluzione. Il 19 ottobre la Corte d'appello di Milano fissò a due anni la conseguente interdizione dai pubblici uffici. Il 16 novembre il Popolo della libertà cessò la sua attività e dalle sue ceneri rinaque Forza Italia. Il 27 novembre l'aula di Palazzo Madama approvò la decadenza di Berlusconi da senatore. Il giorno precedente Forza Italia aveva votato contro la legge di stabilità, sfilandosi dalla maggioranza di governo.

Gli ultimi dieci anni hanno visto Berlusconi sempre più ai margini della vita politica italiana, sia per le note vicende giudiziarie, sia per la perdita di consenso che ha portato il Popolo della libertà a sgretolarsi e Forza Italia a livelli minimi di voti. Dal punto di vista personale, la sua rielezione al Senato nel 2022 è stata probabilmente una rivincita, l’ultima, rispetto alla sua esclusione dalla vita pubblica negli anni precedenti. Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno scorso, viene ricordato però come il Presidente del Consiglio più longevo della storia repubblicana: ha guidato quattro governi, per una durata totale di 3.291 giorni non consecutivi. Per il momento, detiene il record sia per durata totale di un singolo governo (il Berlusconi bis, 1409 giorni effettivi, cui segue il Berlusconi quater, 1283 giorni effettivi) sia per la durata della sua esperienza come Presidente del Consiglio, perlomeno nel periodo repubblicano. A 30 anni dal primo trionfo berlusconiano, la politica italiana, passata attraverso il grillismo, contrassegnato da incompetenza e odio sociale, si scopre orfana di un suo protagonista indiscusso, leader carismatico che anche nel suo manoscritto appena svelato da sua figlia Marina mostra il suo spirito costruttivo e altruista, attento al bene pubblico, oltre che ai suoi interessi privati.

Forse una delle cose più stucchevoli appare la strumentalizzazione della sua figura che gli eredi politici del Cavaliere stanno portando avanti oggi, dopo averlo criticato e deriso quando era ancora in vita, dopo averlo bollato per anni come "patetico" e dopo essersi allontanati da lui, mostrando profonda ingratitudine. Sono quelli che, sotto le insegne di Forza Italia, chiedono il voto in nome del fondatore e padre nobile. Una terribile ipocrisia che le urne si incaricheranno di smascherare e punire.



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