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IN MEMORIAM

A Dio, don Giacomo

«Ho chiesto ospitalità a La Bussola Quotidiana per ricordare don Giacomo Tantardini, che il Signore ha chiamato a sé il 19 aprile, e la sua fedeltà incondizionata al compito educativo».

Editoriali 20_04_2012
Don Giacomo Tantardini
Carissimi amici,

ho chiesto ospitalità alla Bussola Quotidiana per tessere una prima memoria del nostro carissimo amico don Giacomo Tantardini che il Signore ha chiamato a sé nella giornata del 19 aprile. La sua scomparsa compie, fa finire, un periodo grande della nostra vita, anni di vera conversazione, di vero coinvolgimento nel tentativo di far diventare vita - soprattutto per i giovani - l’incontro con Cristo, e per educare questi giovani a una nuova e potente personalità umana e cristiana.

Don Giacomo ha vissuto una dedizione incondizionata al suo compito educativo. Di lui ricordo la fede schietta, limpida, quasi fanciullesca che veniva a lui dalle popolazioni del lago e della montagna attorno alla Brianza in cui era nato e in cui affondavano le sue radici spirituali ed umane. Questa fede si è poi prodigiosamente riattualizzata nell’incontro con don Giussani, con cui ha vissuto una amicizia straordinaria per tutta la sua vita. Su questa fede semplice e radicale, semplice come quella di un bambino e granitica come quella di un uomo adulto che segue veramente, don Giacomo ha quindi sviluppato tutta la sua creatività, che ha investito significativamente anche il campo delle imprese culturali, sociali e politiche, dettando dei punti di riferimento sostanziali per la presenza cristiana nella società.

Certo, viveva la sua funzione diversamente da me e da altri – ognuno di noi ha un suo particolare modo di rispondere e di vivere la grande vocazione che riceve dal Signore –, probabilmente don Giacomo aveva delle intemperanze di tipo verbale o anche di tipo operativo, ma chi non ha qualche difetto nella sua vita?

Nel dolore di questa sera lo sento presente come ho vissuto il rapporto con lui durante la nostra lunga amicizia. Un reale uomo di Dio, un reale uomo che non ha cercato nella sua vita se non la gloria di Dio; l’ha cercata e l’ha comunicata in termini comprensibili, ragionevoli, umanamente implicanti, commossi. A sua memoria ci consegna una grande eredità, alla quale tutti noi dobbiamo chiedere al Signore di rimanere realmente fedeli. Sant’Agostino, che egli ha amato e frequentato e nella cui profondità è penetrato in maniera singolare, gli aveva dato il senso dell’evento di Cristo, della grazia di Cristo.  Evento e grazia da mettere prima di tutto perché soltanto la grazia di Cristo assecondata nella libertà cambia l’uomo, e attraverso l’uomo cambiato cambia il mondo.

E’ con questi sentimenti che io ho voluto far memoria di don Giacomo davanti a tutti i suoi amici. Certo, questa è un’eredità che ci obbliga a una maggiore profondità di conversione, a una maggiore intensità di carità verso i nostri fratelli uomini. Egli ha saputo amare al di là delle differenze culturali e antropologiche, sociali ed economiche, attaccato ad ogni incontro che faceva perché nell’incontro passasse il mistero di Grazia che aveva cambiato la sua vita e che egli serviva nella comunicazione a tutti quelli che incontrava.

Addio, diciamo noi cristiani. Lo restituiamo a Dio, con una grande gratitudine per questo evento e insieme con un grande dolore che soltanto la certezza della fede sa rendere umano, vivibile, ultimamente utile.

* vescovo di San Marino-Montefeltro