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IL CASO

Affittacamere omofobi? E' la strategia del turismo gay

In pochi giorni due episodi di affittacamere accusati di omofobia perché non danno casa alle coppie gay. E tutti si indignano. In realtà dietro queste denunce c'è una strategia per arrivare al turismo only gay. Una gallina dalle uova d'oro di business e indotto. E non è un caso che appena due settimane fa siano state fatte pressioni proprio sul ministro del Turismo. 

Editoriali 31_07_2017

La recondita speranza è che non ci sia nessuno che davvero si indigni e si stracci le vesti per l’ultimo post turistico denunciato da Arcigay. “Non si accettano coppie omosessuali o aderenti all’ideologia gender, specie se “sposate” in unione civile”. Perché da indignarsi c’è ben poco e molto ci sarebbe da riflettere sulla tempestività con la quale certe notizie escono e vengono strombazzate dai media.

Dopo l’affittacamere di Tropea, che aveva detto espressamente su Booking di non accettare turisti gay, questa volta tocca al Salento. A Melendugno, provincia di Lecce il b&b ha scritto negli annunci più o meno la stessa cosa: i gay non sono i benvenuti. E ovviamente è ripartita la solita canea degli stracciatori di veste in servizio permanente che hanno gridato al complotto omotransfobico. Tutti a sbraitare: è discriminazione! Può anche darsi che un affittacamere, non volendo coppie gay desideri soltanto un certo tipo di clientela, ma non sarebbe una discriminazione, bensì una scelta libera. Forse che la legge Mancino possa applicarsi anche a casi, reconditi per la verità, come questi? O non è soltanto il tentativo di Arcigay di creare un problema che non c’è per giustificare ancora di più una legge sull’omofobia?

Verrebbe da rispondere sì alla seconda domanda. Posto che un affittacamere che non vuole coppie gay può essere anche imbecille come dicono, ma il torto semmai lo fa a sé stesso che si preclude così un introito economico. Non strepitano le famiglie che devono rinunciare a certi tipi di vacanze perché in alcuni ambienti non vogliono bambini tra i piedi. E anzi: nessuno si è mai sognato di reclamare una legge perché in quasi tutti gli alberghi non ci sono camere abbastanza grandi per le famiglie numerose. Che si arrangino. Infatti si arrangiano come possono e in albergo difficilmente ci vanno a patto che non vogliano prenotare tre camere tutte in un colpo.

Ma è chiaro che l’obiettivo di queste notizie non è il semplice fatto di cronaca perché se così fosse verrebbe spazzato via dalle onde si infrangono sul bagnasciuga delle belle spiagge salentine. No, il vero obiettivo nel rendere note queste “piazzate” un po’ tamarre, ma comunque libere, è favorire anche in Italia la cultura con conseguente business, del turismo only gay. Passando ovviamente dal turismo e dagli alberghi gay friendly.

Basta dare una scorsa rapida a internet per rendersi conto che quella turistica è una frontiera promettente della cultura gay. Che poi, non si capisce che cosa dovrebbe avere un albergo per essere gay friendly e come lo si accredita tale. Ma l’obiettivo è il turismo only gay. Si tratta di vere e proprie riserve indiane dove nessun eterosessuale ha mai gridato alla discriminazione. In alcune località come ad esempio Gran Canaria, Messico o Tenerife ce ne sono a bizzeffe e non è un caso che i più grandi pride si svolgano lì.

Su Tripadvisor ci sono forum appositi per la “categoria” mentre non più tardi di un 20 giorni fa la rivista del progressismo Vogue ha fatto un appello al ministro della Cultura e del Turismo Franceschini perché il governo sia sensibile a turismo gay friendly. Guarda caso la coincidenza: due settimane dopo sono partite le campagne alla caccia degli affittacamere omofobi. Poi sarà la volta degli albergatori, intanto si inizia con chi presta la casa per le vacanze: qualche fesso lo si trova.

Insomma: è una campagna in perfetto stile offensivo, con tanto di paravento Onu, ricerca effettuata da un’organizzazione Lgbt e l’immancabile caccia all’untore omofobo. Leggiamo da Vogue: “Digitando “LGBT” nei motori di ricerca dell’Agenzia nazionale del turismo (Enit.it) e di Italia.it i risultati sono pari a zero: è il segno di una mancata strategia dell’accoglienza. Secondo l’agenzia dell’Onu World Tourism Organization, che ha pubblicato i dati emersi dal secondo Global Record of LGBT Tourism, la cifra che i viaggiatori arcobaleno spendono ogni anno nel turismo è pari a 170 miliardi di euro. Paesi come Spagna e Inghilterra, infatti, da anni hanno adottato una politica atta a favorire il turismo LGBT, con un giro di affari pari a 15 miliardi di euro. «Ministro, ci dia retta: trasformi l’Italia in una gay destination e lo faccia in fretta. L’Italia sta sprecando un’occasione». 

Capito? E’ tutta una questione di indotto. Come è noto infatti l’omosessuale ha una disponibilità economica maggiore da spendere per le vacanze se non altro perché il padre di famiglia deve dividere lo stesso budget stanziato per mare o montagna per 4, 5 o anche 6 e 7 elementi componenti il nucleo. Quindi il turismo gay only è più remunerativo. E questo principio si sta estendendo anche per le vacanze invernali. Insomma: attenzione a quello che si nasconde tra le pieghe delle notizie. La gaycrazia ha mezzi e media a disposizione e certe news non le monta ad arte per nulla.