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EUTANASIA

Anche la morte ha i suoi diritti? Te li canta Vasco

Vasco Rossi presta la sua voce e il suo volto alla campagna radicale per la legalizzazione dell'eutanasia. E questo in un'Italia già bombardata da (cattivi) maestri che continuano a pontificare a favore della "dolce" morte.

Vita e bioetica 19_01_2014
Vasco Rossi

“Il 2014 può portare novità straordinarie”, si legge nell’homepage dell’Associazione Coscioni, che declama i suoi obiettivi: la libertà di ricerca sugli embrioni e la prima discussione parlamentare sull'eutanasia, grazie alla legge di iniziativa popolare depositata in Parlamento negli scorsi mesi, che si prefigge di disciplinare il rifiuto dei trattamenti sanitari a discrezione del paziente. Il progetto sull’eutanasia si apre con queste parole: “Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi, in nome di Stati o religioni; per garantire libertà e responsabilità alle nostre scelte, drammatiche e felici. Fino alla fine”.

Il fronte anti-umano si prepara così al futuro, in attesa dell’approvazione della legge Scalfarotto sull’omofobia, che spianerà la strada a tutte le conquiste di libertà: matrimonio tra coppie dello stesso sesso e adozioni di figli, liberalizzazione delle droghe – prima quelle leggere, perché uno spinello non fa mai male – diffusione tra gli adolescenti della teoria del gender, insegnamento ai bambini da 0 a 4 anni, come suggerisce l’Europa, del piacere sessuale e della masturbazione. E, poi – perché no – una legge che riconosca i buoni diritti del pedofilo.

Per ciascuna di queste conquiste di civiltà – che non violano i principi non negoziabili, così come dolosamente vengono chiamati, ma le Tavole della Legge divina, quelle che Mosè ricevette sul Monte Sinai – non mancheranno i sostenitori. Qualche mese fa, sull’eutanasia ci aveva provato addirittura il Presidente della Camera, che dopo aver ricevuto i rappresentanti dell’Associazione Coscioni, aveva dichiarato: “Una questione importante e delicata, sulla quale sono state raccolte oltre 50mila firme, è al centro della proposta di legge di iniziativa popolare su “rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”. Questa mattina, a Montecitorio, ho incontrato i promotori. (…). Hanno ricordato che, in questi anni, le proposte di legge di iniziativa popolare hanno trovato scarsissima attenzione in Parlamento. Credo che dare un peso ben maggiore a questo importante strumento di partecipazione dei cittadini sia necessario”.

I sostenitori, però, non bastano. Servono i testimonial. Quei “cattivi maestri”, che in ragione della loro fama, danno l’esempio su come si deve procedere per sostituirsi a Dio. Vasco Rossi l’aveva già scritto nel testo della sua “Vivere”: “E’ un ricordo senza tempo. E’ un pò come perder tempo”. Aggiungeva: “Oggi non ho tempo. Oggi voglio stare spento”. Niente di più naturale, quindi, che cedere i diritti sulla musica e sul testo di quella canzone del ’93 per uno spot dell’Associazione Coscioni per la legalizzazione dell’eutanasia. Dura un minuto. Un uomo anziano, sdraiato sul letto, aspetta la morte, circondato dagli affetti e dai ricordi. Dal suo cane. Le parole e la musica di Vasco Rossi incoraggiano a stare dalla parte di chi si fa togliere la vita. Sensibilizzano l’opinione pubblica, si dice.

Già in buona parte sommersa dal clamore dei soliti che hanno voce in questo paese. Come Corrado Augias, che su “Repubblica”, il 6 luglio ’13, scriveva: «Ma è lecito, è morale, definire in vita quella povera carcassa trafitta da aghi e sonde?». Come Umberto Veronesi, che su La Stampa del 7 ottobre ’13, rispondeva così alla domanda «Che cosa direbbe agli italiani che non hanno più voglia di vivere?, «Di procurarsi una corda o di aprire una finestra: non c’è altra soluzione legittima o accettabile. È assurdo perché uccidersi non è reato, anche il tentato suicidio non è punibile. Allora perché è reato aiutare qualcuno se questa persona ha scritto chiaramente qual è la sua volontà?». Come Gianni Vattimo, nel programma che lo ha eletto al Parlamento europeo: «La laicità è il frutto migliore e più maturo del messaggio cristiano. Solo un’Europa laica che ascolti e riconosca le differenze, che sia libera di legiferare nel rispetto della pari dignità di ciascuno, singoli e comunità, può dar vita a una società giusta e solidale. Allo Stato etico voluto dal Vaticano si può opporre solo un’Europa che difenda la legittimità delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali, che promuova la libertà di ricorrere alla fecondazione assistita e di decidere sulla propria vita e sulla dignità della morte, che liberi la ricerca scientifica dal dominio dell’oscurantismo».

Mentre questi campioni della laicità parlano e straparlano, molti cattolici, restano tiepidi. In nome di non sa quale buona educazione. Quella che si è persa, per lo meno imponeva il coraggio di esprimere la propria fede.