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Cartoon

Arthur omo. Nozze fra maschi in un cartoon americano

Per la prima volta, in una programmazione per bambini, si assiste ad un matrimonio omosessuale. Succede in una puntata di Arthur, cartone animato americano.

Gender Watch 23_05_2019

Finora l’appoggio dei cartoni animati al mondo Lgbt era stato qualcosa di sostanzialmente ambiguo. Certo, è da tempo che, in particolare grazie alla Disney, nei cartoons hanno fatto la loro comparsa personaggi dagli atteggiamenti particolari, per così dire, ma nulla di troppo esplicito, in fondo. Questo fino a pochi giorni fa, quando, nella programmazione per bambini, ha fatto la sua comparsa la celebrazione di un matrimonio omosessuale. Proprio così. E’ successo in Arthur una serie basata sui libri di Marc Brown trasmessa in circa 80 Paesi (in Italia debuttò nel 1998 su Italia 1) e giunta alla ventiduesima serie.

La puntata arcobaleno è andata in onda nei giorni scorsi su PBS Kids - quindi negli Usa, dove Arthur ha un seguito notevole, dato che si parla di picchi con 10 milioni di ascolti – ed ha visto il protagonista, Arthur Read, un’oritteropo antropomorfo, preoccupato insieme ai suoi compagni di classe per le sorti del signor Ratburn, il loro amato insegnante. Già, perché nella prima parte della puntata Arthur e amici maturano la convinzione che Ratburn sia intenzionato a convolare a nozze con un personaggio femminile decisamente orribile, che nella versione statunitense è doppiato dalla nota attrice Jane Lynch.

Tutto ciò allarma enormemente gli alunni fino a quando essi, il giorno delle nozze, scoprono da un lato che la donna che temevano sposasse il loro insegnante in realtà ne è la sorella, e, dall’altro, che Ratburn sposa un suo simile di sesso maschile. Il colpo di scena è dunque duplice, anche se è chiaro come quello prevalente sia determinato dalle inattese nozze omosessuali del signor Ratburn. Un matrimonio che negli Usa sta alimentando molte polemiche, con i genitori preoccupati per un contenuto del genere in quello che, almeno in teoria, dovrebbe essere un prodotto per bambini.

Per la verità non è la prima volta che Arthur strizza l’occhio al mondo Lgbt – già nel 2005, per dire, il migliore amico del protagonista incontrò un coetaneo con «due mamme» -, ma una scena tanto esplicita non si era francamente mai vista in nessun cartone animato, tanto meno così popolare. Comprensibile, quindi, l’incredulità di tante famiglie americane che ora si interrogano non solo sull’effettiva innocenza dei cartoon, ma anche sulle tasse che pagano, parte delle quali serve per finanziare l’emittente PBS.

Come c’era da aspettarsi, sulla stampa italiana di questo scandalo non si è trovato traccia. Figurarsi. Un motivo in più, allora, per rifletterci e soprattutto per invitare i genitori a smetterla di considerare i programmi per bambini come davvero adatti ai bambini. Come infatti il caso di Arthur dimostra, si tratta di un automatismo pericoloso, che non tiene conto di insidie presenti nei cartoons ormai da molti anni. Basti pensare a quanto accadde nel 1999, quando la Walt Disney Company annunciò di aver ritirato 3,4 milioni di copie della videocassetta di Le avventure di Bianca e Bernie a causa di alcuni fotogrammi in cui, da un momento all’altro, compariva una donna in topless.

Certo, da allora molto è cambiato, non solo perché difficilmente la PBS né i produttori di Arthur si scuseranno per il matrimonio gay mandato in onda, ma anche perché – a differenza di quanto accadde per Le avventure di Bianca e Bernie – stavolta la volontà propagandistica del cartoon è davvero palese, alla luce del sole. E sarebbe bello che anche nel mondo cattolico, dove va qualche tempo l’unica preoccupazione mediatica sembra incredibilmente diventata quella delle fake news, si riflettesse su queste, che sono vere e proprie propagande; dalle sembianze innocue ma nei fatti micidiali perché, come nei più feroci totalitarismi, prendono di mira i più innocenti e indifesi di tutti: i bambini.

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