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RAPPORTO ONU

Aumentano i profughi e sono tutti a carico dell'Occidente

Rapporto Acnur: nel 2017  il numero dei profughi nel mondo ha registrato un nuovo record: 68,5 milioni, 2,9 milioni in più rispetto all’anno precedente. Contrariamente alla vulgata che vuole un Occidente ricco ed egoista e un Sud del mondo povero e generoso, i fondi Acnur che finanziano l'accoglienza vengono quasi totalmente da Usa e Ue.

Esteri 20_06_2018

Nel 2017  il numero dei profughi nel mondo ha registrato un nuovo record: 68,5 milioni, 2,9 milioni in più rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal Rapporto mondiale 2018 dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Acnur, pubblicato come di consueto alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra ogni anno il 20 giugno.

Dai 68,5 milioni di profughi sotto mandato Acnur vanno detratti i 5,4 milioni di palestinesi che dal 1949 sono protetti dall’Unrwa, l’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente. I restanti 63,1 milioni di profughi sono, come negli anni precedenti, per quasi due terzi sfollati: 40 milioni di persone nel mettersi al sicuro non hanno varcato i confini nazionali. I rifugiati, vale a dire le persone che hanno lasciato i paesi di origine e hanno ottenuto asilo all’estero, sono 19,9 milioni. Infine ci sono più di 3,1 milioni di richiedenti asilo in attesa di sapere se otterranno lo status di rifugiato o verranno respinti.

Il primo dato rilevante è l’incremento consistente di 2,9 milioni di profughi, il più grande mai registrato dall’agenzia Onu in un anno. Il 2017 in realtà si è concluso felicemente per ben quasi cinque milioni di profughi – 4,2 milioni sfollati e 667.400 rifugiati – che hanno potuto fare ritorno a casa. Nel frattempo però conflitti, persecuzioni e violenza diffusa hanno costretto alla fuga altri milioni di persone: in Myanmar, ad esempio, dove dall’agosto 2017 quasi 700.000 Rohingya sono espatriati in Bangladesh in seguito alla ripresa degli scontri tra militanti musulmani dell’Arakan Rohingya Salvation Army e militari governativi, in Sudan del Sud che ormai, a causa dello scontro tribale per il potere iniziato nel 2013, registra 2,4 milioni di rifugiati, la Repubblica Democratica del Congo, devastata da gruppi armati e da una grave crisi politica, dove gli sfollati nel 2017 sono raddoppiati salendo a 4,4 milioni, a cui vanno aggiunti 620.800 rifugiati.    

Il 68% dei rifugiati sono originari di cinque paesi: Siria, Afghanistan, Sudan del Sud, Myanmar e Somalia. Per il quarto anno consecutivo il paese che ospita più profughi espatriati è la Turchia, con 3,5 milioni, seguita da Pakistan, Uganda, Libano, Iran, Germania, Bangladesh e Sudan.

L’Acnur a questo proposito evidenzia – lo fa sempre – che buona parte dei rifugiati sono ospiti di paesi poveri. Nel 2017, 16,9 milioni, pari all’85% del totale, vivono in paesi in via di sviluppo e 6,7 milioni in paesi tra i meno sviluppati del mondo. Come ogni anno in Italia si da risalto al dato per rimproverare ai paesi ricchi di lasciare a quelli più poveri l’onere dell’assistenza e, per contro, portare questi ultimi a esempio di altruismo. Alcuni quotidiani insistono su questo aspetto che – scrive ad esempio La Repubblica – “dovrebbe ridimensionare la percezione di una crisi umanitaria che colpisce il ricco e sviluppato Nord del pianeta”. È quindi giusto ancora una volta ricordare che l’85% dei profughi cerca rifugio in un paese confinante, spesso in effetti dotato di assai poche risorse, prima di tutto perché lo prevede la Convenzione di Ginevra che impone di chiedere asilo nel primo stato in cui un profugo mette piede dopo aver lasciato il proprio. Molti rifugiati poi non hanno modo di chiedere di essere riallocati altrove e soprattutto quasi tutti desiderano restare vicino il più possibile a casa nella caparbia speranza di ritornarvi un giorno.

Per amore di verità, inoltre, si deve aggiungere che “il nord ricco e sviluppato” del pianeta è il primo e quasi unico sostegno di chi patisce la condizione di profugo. L’87% dei fondi di cui l’Acnur dispone provengono da Stati Uniti, Unione Europea e paesi europei e anche buona parte del restante 13% – donazioni di fondazioni e privati, fondi Onu… – proviene da paesi occidentali. Il bilancio Acnur nel 2017 è stato di 7,7 miliardi di dollari, spesi in gran parte sul campo. L’agenzia Onu nel nuovo rapporto tiene a specificare che l’88% del proprio personale – 11.423 dipendenti e 3.859 collaboratori – opera sul campo per assistere i profughi.  

Tra i dati su cui l’Acnur richiama l’attenzione merita ancora menzione il numero dei minori, che sono il 52% dei profughi, e quello dei minori non accompagnati e separati dagli adulti di riferimento: 173.800, una cifra che secondo l’agenzia Onu non rende conto della reale entità sicuramente superiore del problema.

Per finire, nel 2017 anche i richiedenti asilo in attesa di risposta sono aumentati notevolmente rispetto al 2016 passando da circa 300.000 a 3,1 milioni. A ricevere più richieste di asilo sono stati gli Stati Uniti – 331.700 – seguiti dalla Germania con 198.000 richieste, dall’Italia con 126.500 e dalla Turchia con 126.100.

Parlando del nostro paese, il quadro generale tracciato dall’Acnur fa risaltare quanto marginalmente l’Italia sia in realtà toccata dal problema dei profughi, se non per il fatto di contribuire con generosità alla loro assistenza ovunque nel mondo l’Acnur se ne faccia carico. Nel 2017 infatti sono state accettate 6.578 richieste di asilo, su un totale di 81.527 esaminate.