Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
IL BELLO DELLA LITURGIA

Cadute e rinascite: il fotoromanzo della vita di Agostino

Nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano il ciclo della vita del santo di Benozzo Gozzoli si svolge per fotogrammi fino alla conversione e al battesimo. 

Cultura 31_08_2019

 Benozzo Gozzoli, Battesimo di Sant’Agostino, particolare del ciclo delle Storie di Sant’Agostino – San Gimignano (SI) Chiesa di Sant’Agostino

“Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo.” Dalle Confessioni di Sant’Agostino

Imponente pur nella sobrietà delle sue linee, la chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano fu costruita in stile romanico, con qualche inserto gotico, nella seconda metà del XIII secolo, a ridosso della proclamazione dell’ordine degli eremitani di Sant’Agostino sancita dalla bolla pontificia a firma di Alessandro IV. Correva l’anno 1256. Il complesso programma iconografico interno fu, più tardi, studiato e avviato da un uomo dotto, fra’ Domenico Strambi, che tenacemente perseguì l’intento  di promuovere e rafforzare, anche attraverso il bello, l’osservanza alla regola agostiniana. 

Fu il suddetto monaco teologo a individuare in Benozzo Gozzoli, già collaboratore del Beato Angelico nel convento di San Marco, il predestinato esecutore del ciclo delle storie del Santo che avrebbe occupato l’intera superficie parietale del coro dell’avamposto agostiniano. E così fu: Benozzo ci lavorò dal  1464 al 1465, realizzando sedici episodi che si susseguono su tre registri, spartiti tra loro da cornici dipinte con motivi classicheggianti. 

Iscrizioni latine fungono da corredo esplicativo di ciascuno dei fotogrammi la cui corretta lettura inizia dalla parete sinistra in basso: è qui che incontriamo Agostino bambino mentre viene accompagnato a scuola dai suoi genitori, Monica e Patrizio. Siamo a Tagaste, città della Numidia, che il pittore immagina costellata di architetture sontuose e imponenti tra le cui mura, attraverso un consueto espediente, fa accadere diversi passaggi del medesimo episodio. Qui inizia il viaggio di Agostino verso l’erudizione, la conoscenza e la vera Sapienza.

Pur arricchendo le scene di dettagli e particolari, il Gozzoli non si attarda su fatti secondari ma dipana il racconto sviluppandolo per punti salienti. Non possono mancare i personaggi per Agostino più significativi: Monica, che piange per il credo manicheista del figlio e prega affinché si converta, e, naturalmente, Ambrogio.

L’incontro con il Santo Vescovo è parte di un affresco più ampio in cui si raccontano anche l’arrivo a Milano di Agostino, divenuto nel frattempo un rinomato professore di retorica, e l’accoglienza a lui riservata dalle autorità pubbliche. 

Un profondo loggiato, che richiama le architetture fiorentine brunelleschiane, si apre dietro le spalle dei protagonisti, contribuendo, con la sua grandiosità, a mettere in risalto, per contrasto, la naturalezza dei due uomini che qui si conoscono per la prima volta, scambiandosi uno sguardo di cui il pittore riesce a rendere l’intensità. Ambrogio dimostra un atteggiamento autorevole e paterno nei confronti del giovane Agostino che si inginocchia leggermente, dimostrando la disponibilità ad accogliere gli insegnamenti del Santo. 

La posizione centrale dell’abside, nel registro mediano, è occupata dai due momenti immancabili nei cicli agostiniani: la conversione e il battesimo. Nel primo, in un rigoglioso giardino che il pittore si compiace di descrivere, Agostino è intento nella lettura di un brano di Paolo: “rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze…”. Lo colpisce un raggio di luce che illumina, finalmente, la sua mente. 

All’interno di un battistero ottagonale, sulla cui parete è inciso un versetto del Te Deum, l’inno che, secondo la tradizione, sarebbe stato composto a quattro mani da Ambrogio e Agostino il giorno del Battesimo di quest’ultimo, il giovane, smessi gli abiti di professore, è inginocchiato davanti al fonte, presenta la tonsura e, per la prima volta, l’aureola. Tra gli otto personaggi disposti attorno a lui ritroviamo Monica, anch’essa nimbata e un uomo dalla folta barba, san Simpliciano, che svolse un ruolo fondamentale nel cammino  di Agostino verso la fede cattolica. 

Un cammino che da qui in poi si arricchisce di fatti miracolosi, di visioni, di eventi cruciali, come puntualmente raccontato a San Gimignano, sotto la volta presidiata dai quattro Evangelisti  accompagnati, nel sottarco, dagli Apostoli e dal Cristo benedicente questa porzione di Paradiso che fu la vita terrena di Agostino.