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RETROSCENA

Caso marò, rischio autogol

Le garanzie offerte dal governo italiano per il rientro di Girone e Latorre in India dopo le vacanze natalizie, prevedono che i due fucilieri non siano fermati dalla Procura di Roma (sono sotto inchiesta anche in Italia), un implicito riconoscimento della giurisdizione indiana sul caso.

Editoriali 21_12_2012
Il ministro Terzi

La bella notizia è che l'Alta Corte del Kerala ha deciso di autorizzare la “licenza natalizia” in Italia di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in cambio dell’impegno italiano a farli rientrare a Kochi entro il 10 gennaio e di una garanzia bancaria a titolo di cauzione di 60 milioni di rupie (828 mila euro). Ai due militari italiani è stato chiesto di fornire alle autorità di polizia di Kochi gli indirizzi delle loro abitazioni italiane, i loro numeri di cellulare e i dettagli dei movimenti che prevedono di effettuare una volta in Italia. Richieste paradossali perché di fatto in Italia non vige la giurisdizione indiana e l’impegno a sorvegliarli giorno e notte è stato preso dal governo italiano solo a garanzia delle richieste indiane.

In realtà il via libera al temporaneo rimpatrio di Latorre e Girone potrebbe rivelarsi un autogol soprattutto se venisse strumentalizzato dalle autorità indiane ai fini della sentenza della Corte Suprema di Nuova Delhi (attesa da oltre tre mesi) che dovrà decidere in merito alla giurisdizione del caso. Nel dibattimento seguito alla richiesta italiana di consentire il rimpatrio dei due militari per le festività natalizie, il procuratore generale del Kerala, Asaf Ali, era ''assolutamente contrario''  perché la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta nei confronti di Latorre e Girone per omicidio e quindi è “plausibile che un magistrato italiano ne disponga il fermo e quindi la proibizione di tornare in India''.

In effetti l’arrivo in Italia dei due fucilieri di Marina consentirebbe, anzi obbligherebbe, la Procura di Roma ad agire nei loro confronti interrogandoli e disponendone il fermo. Del resto sul suolo italiano è la magistratura italiana (sul piano istituzionale indipendente dal potere politico come lo è quella indiana) ad avere la piena giurisdizione. Per questo è probabile che tra le clausole aggiuntive pretese dal tribunale del Kerala vi sia anche l’impegno delle autorità italiane a impedire un eventuale fermo di Latorre e Girone a Roma che di fatto ne impedirebbe il ritorno a Kochi. Ma il governo italiano non può formalmente prendere un simile impegno senza condizionare l’indipendenza della magistratura. D’altra parte, la rinuncia della Procura di Roma a portare avanti l’inchiesta sui due militari una volta rientrati in Italia, per rispettare l’impegno del governo a farli tornare in Kerala, costituirebbe una implicita legittimazione della giurisdizione indiana di cui potrebbe farsi forte la Corte Suprema di Nuova Delhi nella sentenza attesa per gennaio. 

- UNA VICENDA DIVENTATA FARSA, di G. Gaiani