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LA POLEMICA

Chaput risponde a Spadaro: difendere la Verità non è violenza

Un'altra risposta a padre Spadaro e Marcelo Fiegueroa, al loro articolo contro gli ambienti della destra religiosa negli Usa. Stavolta arriva da monsignor Charles Chaput, arcivescovo di Filadelfia. Battersi per la libertà di religione, in un momento storico in cui è sotto attacco, non è un'istigazione all'odio. E' una difesa della Verità.

Editoriali 21_07_2017
Mons. Chaput

La storia è colma di grandi frasi che nessuno ha mai pronunciato. Una delle migliori è di Vladimir Lenin. È quella in cui definisce «utili idioti» i progressisti, i socialdemocratici e gli altri compagni di viaggio russi: ovvero gli stravaganti alleati nella rivoluzione che poi i bolscevichi hanno schiacciato non appena hanno preso il potere.

O questo è ciò che dice la leggenda. In realtà, non c’è prova che Lenin abbia davvero pronunciato quelle parole, quantomeno in pubblico. Ma questo non sembra interessare nessuno. È un’espressione efficace e, a modo suo, assolutamente vera. È facile che gli stravaganti e gl’imprudenti diventino utili strumenti di uno scontro più grande; o, per dirla in modo più generoso, utili innocenti. Il risultato è però sempre lo stesso. Vengono scartati.

La storia è colma anche di battute infelici che sono state pronunciate sul serio: come quelle, per esempio, contenute in un recente articolo uscito su un periodico che ha sede a Roma e che giustamente molti hanno già criticato. L’articolo in questione, Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico. Un sorprendente ecumenismo, è un esercizio semplicistico che presenta in modo inadeguato la natura della cooperazione che esiste fra cattolici ed evangelicali sulla libertà religiosa e su altri punti nodali.

I cattolici e gli altri cristiani che si considerano progressisti tendono a essere sospettosi del dibattito oggi in corso sulla libertà religiosa. Alcuni ne diffidano, considerandolo una cortina fumogena dietro cui si celano mire politiche conservatrici. Alcuni lo considerano una distrazione da altri temi urgenti. Alcuni provano disagio per la cooperazione che unisce molti cattolici ed evangelicali, così come molti mormoni e molti ortodossi, nello sforzo di contrastare l’aborto a richiesta, di difendere il matrimonio e la famiglia, di resistere agli sforzi LGBT atti a indebolire le protezioni che la legislazione sulla libertà religiosa garantisce attraverso leggi “anti-discriminazione” OSIG (orientamento sessuale/identità di genere) coercitive.

Ma operare per la libertà religiosa non ha mai precluso il servizio ai poveri. È anzi vero l’opposto. Negli Stati Uniti, la libertà delle comunità religiose è sempre stata il terreno di coltura dell’azione sociale e della missione ai bisognosi.

La divisione fra i cattolici e le altre comunità di fedeli è stata spesso profonda. Solo un pericolo concreto e cogente può metterli assieme. Quando ero un giovane sacerdote, la cooperazione fra cattolici ed evangelicali era una cosa assolutamente rara. L’aiuto che invece oggi essi si danno vicendevolmente, cioè quell’ecumenismo che sembra tanto preoccupare La Civiltà Cattolica, è una funzione del loro condividere preoccupazioni e princìpi, non l’ambizione per il potere politico.

Come ha detto una volta un amico evangelicale, il cuore della fede professata dai cristiani battisti è il contrario stesso dell’idea di una integrazione fra Chiesa e Stato. Gli stranieri che vogliono criticare gli Stati Uniti e il loro panorama religioso – e sì, da criticare c’è sempre moltissimo – dovrebbero prendere nota di questo fatto. È piuttosto basilare. 

Disdegnare gli odierni attacchi alla libertà religiosa definendoli «narrativa della paura» – come gli autori de La Civiltà Cattolica curiosamente la chiamano – avrebbe potuto avere un qualche senso 25 anni fa. Oggi suona caparbiamente ignorante. E ignora pure il fatto che le guerre culturali che si stanno combattendo negli Stati Uniti non state volute, non sono state incominciate da chi è fedele al credo cristiano di sempre.

Sorprende dunque in modo particolarmente singolare vedere i credenti attaccati dai propri correligionari solamente perché si battono per ciò che le loro Chiese hanno sempre creduto essere vero.

All’inizio di questo mese, uno degli architetti e dei finanziatori principali dell’odierno attivismo LGBT ha detto pubblicamente quel che dovrebbe essere ovvio da tempo: l’obiettivo quantomeno di una parte dell’attivismo omosessuale non è semplicemente quello di garantire eguaglianza alle persone attratte dal proprio stesso sesso, ma quello di «punire i malvagi»: in altre parole, punire chi si oppone all’agenda culturale LGBT.

Non ci vuole un genio per immaginare chi possa finire in quella categoria. Gli attuali conflitti sulla libertà e sull’identità sessuali implicano infatti una inversione quasi perfetta di ciò che noi una volta intendevamo con “giusto” e “sbagliato”.

I cattolici debbono trattare tutte le persone con carità e con giustizia. Compresi coloro che odiano ciò in cui noi crediamo. È necessaria la conversione del cuore. Sono necessari pazienza, coraggio e umiltà. Dobbiamo respingere ogni arroganza. Ma la carità e la giustizia non possono essere separate dalla verità. Per i cristiani, la Scrittura è la Parola di Dio, la rivelazione della verità di Dio: e non c’è modo di ammorbidire o di girare attorno alla sostanza di Rm 1, 18-32, o di qualsiasi altro richiamo biblico all’integrità sessuale e al comportamento virtuoso.

Cercare di farlo avvilisce ciò che i cristiani hanno sempre creduto. Ci riduce a utili strumenti di coloro che in questo modo soffocheranno quella fede per testimoniare la quale tanti altri cristiani hanno sofferto e ancora soffrono. Per questo le organizzazioni che si battono per la libertà religiosa nei tribunali, negli organi legislativi e sulla piazza pubblica ? organizzazioni illustri come l’Alliance Defending Freedom e il Becket (già Becket Fund for Religious Liberty) ? sono eroi, non “hater”.

E se i loro sforzi riuniscono in una causa comune cattolici, evangelicali e altre persone di buona volontà, di questa unità dobbiamo ringraziare Dio.

L’arcivescovo incoraggia i lettori a conoscere meglio, e a sostenere con preghiere e aiuti, l’Alliance Defending Freedom e il Becket.

 

Traduzione di Marco Respinti

* Mons. Charles J. Chaput, classe 1944, guida l’arcidiocesi cattolica di Filadelfia dal 2011. L’articolo A Word about useful tools, qui tradotto, è stato pubblicato il 18 luglio sul portale d’informazione della diocesi, CatholicPhilly.com.