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EDITORIALE

Chi conosce il Papa? Chi legge la Bussola

Un'indagine fra cattolici militanti rivela che i discorsi di Papa Benedetto XVI, ma il discorso vale anche per Francesco, sono ancora poco conosciuti. Però i principali strumenti per accostare il Magistero del Papa sono La Nuova BQ, Il Timone e Radio Maria.

Editoriali 14_05_2013
L eredità di Benedetto

Benedetto XVI ha prodotto tanti testi di straordinaria ricchezza teologica: per il suo carattere sistematico, il suo Magistero può essere paragonato solo a quello di Leone XIII (1810-1903). Ma i grandi testi del Magistero di Papa Ratzinger sono stati letti? In occasione dell’uscita del mio libro «L’eredità di Benedetto XVI. Quello che Papa Ratzinger lascia al suo successore Francesco» (Sugarco, Milano 2013), che traccia un primo bilancio del lascito del Pontefice tedesco, ho diretto per il CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) di Torino una ricerca condotta su un campione di oltre cinquecento «cattolici militanti» intervistati con sistema CAWI (Computer Assisted Web Interview) e con diffusione «a cascata» tramite i social network. Per «cattolici militanti» intendo coloro che aderiscono a gruppi o movimenti cattolici o fanno parte di comunità online particolarmente interessate alla vita della Chiesa. Il campione riguarda dunque solo cattolici che sono impegnati nella vita della Chiesa al di là della semplice partecipazione alla Messa domenicale.

Tra questi «cattolici militanti» il documento più letto di Benedetto XVI risulta essere la prima enciclica, «Deus caritas est» del 2005, che si è certo giovato anche del fatto di essere appunto il primo documento di quello che allora era un Papa nuovo: dichiara di averla letta il 71,4% del campione. Segue l’enciclica sociale del 2009 «Caritas in veritate» (64,8%). Al terzo posto l’enciclica sulla speranza e la storia del 2007 «Spe salvi» (61,8%). Una buona metà del campione (50,6%) ha letto almeno in parte anche i volumi della trilogia «Gesù di Nazaret». Risultati negativi – talora molto inferiori alla metà del campione – per gli altri principali documenti: il motu proprio sulla liturgia che liberalizza la Messa tradizionale in latino «Summorum Pontificum» (44,6%), la lettera per l’Anno della Fede «Porta fidei» (43,9%), i discorsi di Natale alla Curia Romana (35,2%) – cui Benedetto XVI dava grande importanza –, i messaggi per le Giornate Mondiali della Pace (33,7%), i discorsi alle udienze del mercoledì (30,4%) e in occasione dei viaggi (25,6%). Poco letto anche il più lungo documento di Papa Ratzinger, l’esortazione apostolica sulla Parola di Dio «Verbum Domini» (27,8%), un documento esaustivo su questioni di grande importanza per la teologia e la vita della Chiesa che poco meno della metà (46,7%) dei «cattolici militanti» dichiara di non conoscere neppure per sentito dire.

Quali conclusioni trarre da questa indagine? A costo di ripetermi, insisto anzitutto sul fatto che gli intervistati sono «cattolici militanti», che seguono le cose della Chiesa con particolare intensità. Ci sono indagini precedenti secondo cui tra i cattolici il cui contatto con la Chiesa si limita alla Messa domenicale le percentuali sono molto più basse: e non sono altissime neanche tra i sacerdoti. Tra i nostri «cattolici militanti» solo le tre encicliche hanno raccolto molti lettori, anche se quasi quattro cattolici impegnati su dieci non hanno letto un testo cruciale per comprendere tutto il Magistero di Papa Ratzinger come la «Spe salvi». Benedetto XVI era consapevole del fatto che l’importanza di questo documento – che non parla soltanto della speranza, ma propone una teologia della storia dell’Occidente, una «griglia» intorno alla quale tutti gli altri insegnamenti del pontificato possono essere disposti – fosse sfuggita a molti, e infatti lo citava spesso e ritornava sugli stessi temi.

I libri su Gesù hanno registrato un discreto successo: non si tratta – Papa Ratzinger teneva a precisarlo – di Magistero, ma di un modo nuovo di comunicare, che ha incontrato il favore di molti lettori. Resta il fatto che anche in questa élite di cattolici militanti meno di metà ha seguito il Magistero di Benedetto XVI con qualche regolarità, e alcuni documenti di grande rilievo sono stati letti da gruppi minoritari anche tra i cattolici più solerti. Una scelta che, in particolare, non è stata colta è quella di dedicare ogni viaggio a un tema, con discorsi non occasionali ma che letti insieme costituivano un corpus destinato alla lettura della Chiesa universale e non solo di chi aveva incontrato il Papa in quel particolare viaggio apostolico. In realtà, i viaggi internazionali sono stati i momenti di comunicazione di Benedetto XVI meno seguiti in assoluto da chi avrebbe dovuto seguirli da casa, dall’Italia, e anche tra i «cattolici militanti» i tre quarti dichiarano di non avere avuto un contatto diretto con i relativi testi.

C’è però un dato interessante che emerge dall’indagine, ed è, a fronte di numeri bassissimi d’intervistati che dichiarano di avere ricevuto informazioni utili sul Magistero dai grandi quotidiani e dalle televisioni nazionali, il ruolo svolto da tre media particolari – il quotidiano online «La Bussola Quotidiana», diventato poi la nostra «La Nuova Bussola Quotidiana», il mensile «Il Timone» e l’emittente Radio Maria –, che hanno offerto non la ristampa dei testi di Benedetto XVI (disponibile su «L’Osservatore Romano» e quasi sempre anche su «Avvenire») ma articoli e trasmissioni che li hanno esposti in modo schematico e riassuntivo, corredandoli di spiegazioni e commenti.

Ebbene, quasi un terzo del campione ha dichiarato di avere seguito i discorsi nei viaggi e quelli alle udienze del mercoledì, che pure non ha mai letto direttamente, tramite il nostro quotidiano, «Il Timone» o Radio Maria. Questi media «specializzati in Magistero» sono un fenomeno tipicamente italiano, in crescita e molto rilevante, che in parte compensa la mancanza di contatto diretto con i testi pontifici. La loro diffusione costituisce un vero avvenimento culturale, e un modello cui si guarda con attenzione anche all’estero.

Il dato ci conforta, ma ci fa anche riflettere. C’è ancora molto da fare per far conoscere il Magistero pontificio anche ai cattolici più assidui e ben disposti. Vale per Benedetto XVI ma anche per Papa Francesco. La scelta del nuovo Pontefice di scegliere quello che è stato chiamato un «sermo humilis», un modo di comunicazione più semplice e facile da comprendere rispetto a Benedetto XVI, sembra essere stato accolto con favore da molti fedeli, ma non garantisce automaticamente che gli interventi e i documenti del Papa saranno letti e conosciuti. Occorre uno sforzo di mediazione, in cui sia i sacerdoti sia i laici devono fare la loro parte. I dati ci dicono che «La Nuova Bussola Quotidiana», «Il Timone», Radio Maria in questo senso «funzionano». Ma quanti altri possono dire altrettanto?