Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico

#SALVIAMOLECHIESE

Chiesa e burlesque, minacce alla Nuova BQ (con replica)

Il direttore del complesso monumentale di Santa Maria la Nova ci scrive sull'articolo tra burlesque e la tomba di Dracula minacciando azioni legali e smentendo la nostra ricostruzione. "Il chiostro è gestito dalla Provincia". Vero, infatti, come abbiamo scritto. Assieme a molte altre cose. In realtà non abbiamo tirato in ballo custodi nè gestori, ma soltanto denunciato l'uso di un luogo che fu sacro e ora, chiunque ne sia il responsabile, non lo è più. 

Ecclesia 16_12_2018

Il professor Giusppe Reale, direttore del Complesso Monumentale di S. Maria La Nova In Napoli ci ha scritto per lamentare l'articolo sulla chiesa napoletana teatro di burlesque e tour alla tomba di Dracula minacciando azioni legali. Pubblichiamo la sua nota di rettifica in corsivo e di seguito la nostra contro replica.  

Dispiace non farsi capire e soprattutto suscitare - certo involontariamente - disappunto in chicchessia. Ce ne scusiamo, sia pure nella convinzione che non era questa la nostra intenzione, e che probabilmente le accuse e le minacce di azioni legali di cui siamo bersaglio non abbiano fondamento nella realtà dell'articolo che abbiamo pubblicato.

E così, quando si dice che:
-l’articolista ignora  che il Chiostro grande non è più aggregato alla struttura che fu conventuale a partire dall’Unità d’Italia ed è sede istituzionale da qualche decennio prima dell’Amministrazione Provinciale di Napoli ed attualmente della Città Metropolitana di Napoli, che lo gestisce in totale autonomia; 
osserviamo che questo risulta anche dal nostro articolo: "Dalla chiesa si accede a due suggestivi chiostri: oggi quello minore, appartenente al complesso monumentale di Santa Maria la Nova, e quello maggiore, destinato agli uffici della provincia". Non ci pare, pertanto, di aver detto qualcosa di diverso, e quindi l'addebito sembra davvero non sussistere.

Allo stesso modo, quando ci fate notare che:
-lo spettacolo di cabaret più volte richiamato nell’articolo in questione e la titolazione stessa rimandano ad un evento ospitato proprio nello spazio del Chiostro di San Francesco, indipendentemente dalla nostra possibilità di influenzarne le scelte, mentre viene inserito in una serie di valutazioni che rimandano alla nostra responsabilità direttiva;
osserviamo che l'articolo racconta di un fatto avvenuto, avvenuto davvero, in uno spazio che fu sacro - e questo è il motivo di rammarico oggettivo -, senza tuttavia soffermarsi su responsabilità o altro di chicchessia, e ciò risulta evidente alla semplice lettura, nemmeno troppo approfondita.

Continuando sulla stessa falsariga, rilevate che
-il sarcofago custodito nella Cappella di San Giacomo della Marca è solo un manichino delle vere spoglie traslate nei primi anni del 2000 nel Convento francescano del paese nativo di Monteprandone;
e ci è difficile capire - certo per nostra incapacità - il senso del rilievo. L'articolo non racconta la storia del Santo, né della cappella, né delle sue spoglie. Sappiamo che il corpo incorrotto è stato traslato e ci doliamo, semplicemente, di quello che sembra un vero e proprio cambio di destinazione d'uso dell'edificio - che conserva a tutt'oggi le reliquie del Santo -, che a noi appare più lontano da quello originario di luogo di preghiera.

In ultimo, fate presente che:
-infine, sulla questione della tomba Ferrillo e dell’iscrizione misteriosa,  proprio nel corso degli ultimi mesi abbiamo pubblicato le ultimi indagini condotte su un’iscrizione in codice, il cui restauro e l’analisi diagnostica sono state condotte con l’ausilio della locale Sovrintendenza e di un perito da essa designato a margine di una ricerca in corso da quattro anni e di cui, al di là delle sintesi giornalistiche, abbiamo avuto modo correttamente di puntualizzare;
e noi ribadiamo che nell'articolo che contestate si scrive di una cosa già nota: ovvero che il complesso monumentale, per via della famosa tomba, è diventato meta di gite esoteriche. Cosa che viene pubblicizzata anche sul sito  www.santamarialanova.info: "la presenza di un ricco simbolismo esoterico ed alchemico - come la presenza di iscrizioni a parete con codici cifrati ad oggi non ancora comprensibili - rendono questi luoghi leggendari".

Non è stato scritto di custodi, né di proprietari né di gestori, anche perché non è nel nostro interesse definire questi confini. Non vengono fatte neanche illazioni in merito. Ma, al contrario, l'articolo risulta essere la mera cronaca di cosa accade nella chiesa di Santa Maria la Nova. E, nello stesso tempo come il diritto di critica ci permette, avanziamo il già detto rammarico. Sottolineiamo il fine dei beni della Chiesa e ci domandiamo perché s'è preferito sostituire una chiesa - che è ancora di proprietà dei Frati conventuali, come risulta - con un complesso monumentale.

Non abbiamo scritto cose false e lesive della reputazione di chi si voglia. Non è nostro costume mentire.