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IL DISCORSO

Così parlò Steve Bannon in Vaticano

La crisi del capitalismo e della cultura occidentale, la guerra con il nuovo fascismo islamico jihadista e la sfida nazionalista di Vladimir Putin, i movimenti populisti europei e il Tea Party nelle parole di Steve Bannon, il più odiato consigliere di Donald Trump. Che è anche quello che caratterizza ideologicamente la nuova amministrazione repubblicana.

Esteri 07_04_2017
Steve Bannon

Grazie mille Benjamin (Harnwell, dello Human Dignity Institute, ndr) e ringrazio tutti voi per avermi invitato. Stiamo parlando da Los Angeles, oggi, proprio di fronte alla nostra sede di Los Angeles. Voglio parlare di come si crea ricchezza, di quali obiettivi si possono raggiungere con la ricchezza creata e di come si possa leggermente cambiare rotta, perché credo che il mondo, il mondo giudeo-cristiano in particolare, stia attraversando una crisi. Ed è proprio questo il principio su cui abbiamo costruito Breitbart News, per essere veramente una piattaforma che dà notizie e informazioni alla gente in tutto il mondo. Principalmente in Occidente, ma ci stiamo espandendo a livello internazionale, per permettere alla gente di comprendere quanto è profonda questa crisi, che è sia del capitalismo, sia dei valori fondamentali dell’Occidente giudeo-cristiano.

Per ironia della sorte, oggi (o meglio domani) è il centenario del giorno in cui veniva assassinato l’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, evento che sancì la fine dell’era vittoriana e l’inizio del secolo più sanguinoso della storia dell’umanità. Al momento dell’assassinio a Sarajevo, il mondo era praticamente in pace. C’erano commerci, globalizzazione, diffusione delle nuove tecnologie, la Chiesa d’Inghilterra e la Chiesa cattolica, la fede cristiana in genere, erano predominanti in un’Europa di cristiani praticanti. Sette settimane dopo, ricordo, c’erano 5 milioni di uomini in uniforme e 30 giorni dopo si contava già più di 1 milione di morti.

Quella guerra diede inizio a un secolo di barbarie, senza precedenti nella storia dell’umanità, in cui da 180 a 200 milioni di persone vennero uccise e credo che, come sapete, fra qualche centinaio di anni da adesso, i nostri discendenti ci considereranno i figli di quella barbarie. Questo periodo sarà visto come un nuovo Secolo Buio.

Se siamo potuti uscire dalla barbarie di quell’epoca non è solo grazie all’eroismo dei nostro popoli, dei resistenti francesi, dei resistenti polacchi, o di quel giovane di Kansas City, nel Midwest che combatté sulle spiagge della Normandia, dei piloti inglesi della Royal Air Force, che combatterono questa grande guerra fra l’Occidente giudeo-cristiano e regimi atei, giusto? Lo dobbiamo soprattutto a un capitalismo illuminato, quel capitalismo che ci ha realmente dato i mezzi (per vincere, ndr). E’ quell’organizzazione e produzione di mezzi e materiali necessari a sostenere lo sforzo dell’Urss, dell’Inghilterra e degli Usa, poi a riconquistare l’Europa continentale e infine a respingere un impero barbarico nell’estremo Oriente.

Quel capitalismo ha veramente generato un’incredibile ricchezza. E quella ricchezza era realmente distribuita nella classe media, una classe media in ascesa, gente che proveniva da un ambiente operaio e che creò quella che noi chiamiamo la “pax americana”. Furono molti anni, decenni, di pace. E forse siamo andati un po’ fuori strada negli anni che sono succeduti alla caduta dell’Unione Sovietica e all’inizio del nostro XXI Secolo che, credo fermamente, segni la crisi sia della nostra chiesa che della nostra fede, una crisi dell’Occidente e del capitalismo. E penso che stiamo vivendo la fase iniziale di un conflitto molto sanguinoso e brutale, che potrebbe concludersi con lo sradicamento di tutto ciò che abbiamo conosciuto negli ultimi 2000 o 2500 anni, a meno che la gente in quest’aula, la gente della Chiesa, non faccia fronte comune e non formi quello che, a mio avviso, è un aspetto della militanza nella Chiesa: che sia in grado, cioè, non solo di sostenere i valori in cui crediamo, ma anche di battersi per essi, di fronte alla nuova barbarie in ascesa.

Ora, entrando più nello specifico di quel che intendo: penso che voi stiate assistendo a tre tendenze convergenti. La prima è una forma di capitalismo che si è allontanato dalla sua radice culturale e spirituale cristiana e dalla fede giudeo-cristiana. Lo vedo nella vita di tutti i giorni. Io sono un capitalista molto pratico, pragmatico. Mi sono formato nella Goldman Sachs, ho frequentato la Harvard Business School, sono un capitalista duro, come potete vedere. Mi sono specializzato nel mercato dei media, negli investimenti nelle compagnie dei media, un ambiente veramente difficile. E già avete un’idea di quel che sono. Quindi non voglio che quel che segue sembri la solita filastrocca “Prendiamoci tutti per mano e cantiamo ‘Kumbaya’ attorno al capitalismo (in armonia con il nemico, ndr)”. Ma ci sono due deviazioni del capitalismo, ai giorni nostri che sono molto inquietanti. La prima è quella del capitalismo di Stato. Ed è il tipo di capitalismo che vedete in Cina e in Russia. Io credo che il Santo Padre lo abbia visto per gran parte della sua vita, in un paese come l’Argentina, dove vige questo tipo di capitalismo consociativo in cui la gente partecipa a un sistema politico (un tempo anche militare) che serve a creare ricchezza e valore a beneficio esclusivo di una ristretta fascia sociale. E non distribuisce oltre questa grande ricchezza, come abbiamo visto nel XX Secolo.

La seconda forma di capitalismo che credo sia quasi altrettanto inquietante è quella che io chiamo la “scuola oggettivista o la scuola di Ayn Rand” del capitalismo libertario. E guardate che io sono un grande ammiratore di gran parte del libertarismo. Ho moltissimi amici (libertari, ndr) che costituiscono gran parte del movimento conservatore, sia l’Ukip in Inghilterra, sia la base dei movimenti populisti europei, o, in particolare, la base di quello conservatore negli Stati Uniti. Tuttavia, quella forma di capitalismo è abbastanza diverso da quello che io chiamo “capitalismo illuminato” dell’Occidente giudeo-cristiano. E’ un capitalismo che pare trasformare le persone in merce, usa spesso la gente come se fosse un mezzo - come in molti precetti di Marx - ed è una forma di capitalismo che appare molto attraente soprattutto agli occhi delle giovani generazioni. Ci finiscono dentro se non vedono altre alternative, quando leggono il menù delle “libertà personali”. “Guarda cosa sta succedendo nell’Isis … guarda come usano bene i mezzi del capitalismo … e cosa stanno facendo grazie a Twitter e Facebook”.

L'altra tendenza è una grande secolarizzazione dell’Occidente. E so che stiamo parlando di secolarizzazione da molto tempo, ma se vediamo i giovani di oggi, specialmente i “millennials” sotto i 30 anni, scopriamo che il principale motore della cultura popolare è una sempre maggior secolarizzazione nell’educazione. Ora questa chiamata alle armi della secolarizzazione coincide con un fenomeno che siamo costretti ad affrontare, ed è veramente brutto dirlo: siamo nel pieno di una guerra aperta contro un nuovo fascismo islamico jihadista. E questa guerra, penso, si sta sviluppando molto più rapidamente di quanto i governi non riescano a controllarla, considerando quel che sta succedendo nello Stato Islamico della Siria e del Levante, che attualmente sta creando il califfato e sta puntando alla conquista di Baghdad, considerando la sua grande capacità di utilizzare gli strumenti del capitalismo, considerando cosa sono riusciti a fare con Twitter e Facebook, con le moderne tecniche di raccolta fondi e con l’uso del crowdsourcing, il suo facile accesso alle armi, il suo drastico programma, negli ultimi due giorni di rapire bambini e trasformarli in bombe umane. Hanno cacciato 50mila cristiani da una città vicino al confine curdo. Abbiamo un video, che manderemo più tardi online su Breitbart, in cui in Iraq gettano da una rupe 50 ostaggi. Questa guerra si sta espandendo e sta generando metastasi nell’Africa sub-sahariana. Abbiamo Boko Haram e altri gruppi che successivamente si sono alleati con l’Isis in questa guerra globale che, sfortunatamente, dobbiamo affrontare (e la dobbiamo affrontare molto in fretta).

Così penso che la domanda se dobbiamo o meno porre un limite alla creazione della ricchezza e alla sua distribuzione, debba essere nel cuore di ogni cristiano capitalista. “Come posso impiegare questa ricchezza? Cosa posso fare con il talento che Dio ci ha donato, che la Divina Provvidenza ci ha donato, quello di essere creatori di lavoro e di ricchezza?” Credo che convenga a tutti noi chiedercelo con occhio critico ed essere sicuri che stiamo reinvestendo in cose positive. Ma anche essere consapevoli che noi stiamo vivendo nella fase iniziale di un conflitto globale e se non facciamo fronte comune con altri alleati di altri paesi, questo conflitto sarà destinato a dilagare. L’Isis ha aggiornato proprio oggi il suo account di Twitter, con un messaggio in cui dice che trasformerà gli Usa in un mare di sangue se andremo a difendere la città di Baghdad. E, credetemi, questo succederà anche in Europa. Succederà anche nell’Europa centrale, nell’Europa occidentale, nel Regno Unito.

Quindi credo che stiamo vivendo una crisi dei fondamenti stessi del capitalismo e siamo nella fase iniziale di una guerra contro il fascismo islamico.

 

Segue una selezione della sessione di domande e risposte con gli argomenti che riguardano i movimenti della “destra populista” europea, i pensatori della destra e la Russia di Putin.

Steve Bannon nella Trump Tower

 

(una domanda sulla pericolosa crescita di un nuovo tribalismo identitario in Europa)

Bannon: Uno dei motivi per cui possiamo capire come vengano alimentati questi movimenti, è che non vediamo i benefici del capitalismo. Intendo in particolare il capitalismo consociativo – e penso sia molto più radicato in Europa che non negli Usa (anche se negli Usa il suo radicamento è molto avanzato) – quando vediamo privilegi garantiti per legge a chi le leggi le scrive. E’ l’alleanza dello statalismo con i grandi capitalisti. Credo che questo malcontento inizi a carburare soprattutto quando assistiamo alla perdita di posti di lavoro (…). Tutto ciò ha ricadute sulla gente comune. Se guardiamo a come la gente vive e in particolare ai millennials, ai minori di 30 anni, vediamo che la gente sotto i trent’anni è, in pratica, al 50% disoccupata negli Stati Uniti, che pure è l’economia più avanzata in Occidente. E in Europa va ancora peggio. Penso che in Spagna questa percentuale raggiunga qualcosa come il 50 o 60% fra i giovani sotto i 30 anni. Questo vuol dire che, a vent’anni, in quel decennio della vita in cui si impara un lavoro, si impara un’arte, in cui si impara ad aver fiducia nella propria professionalità, si sta negando loro tutto questo. Così non si fa altro che alimentare il tribalismo (…). E’ per questo che per me e per tutti coloro che amano la libertà è urgente assicurarsi la possibilità di riorganizzare questi governi e soprattutto rivedere questo capitalismo consociativo, in modo che prevalga lo spirito imprenditoriale e che vada a beneficio anche della classe media e dei ceti operai. Altrimenti pagheremo un prezzo molto caro per i nostri errori. E iniziamo a vederlo già adesso.

(una domanda sul pericolo del razzismo di Ukip e Fronte Nazionale)

Bannon: Non mi esprimerei in questi termini sull’Ukip, semmai sui partiti dell’Europa continentale, come il Fronte Nazionale e altri partiti europei. Non sono un esperto in questo campo, ma credo che sotto certi aspetti siano stati razzisti e antisemiti. A proposito, perfino il Tea Party (movimento conservatore anti-statalista negli Usa, ndr) è stato attaccato e si cercava di farlo apparire come un movimento razzista ecc… anche se non lo è. Ci sono sempre degli estremisti che eccedono, come ad esempio gli uomini delle milizie, ma si tratta di fenomeni marginali. Quel che voglio sottolineare è che, col tempo, questi elementi vengono scaricati. La gente capisce cosa li accomuna e chi è ai margini viene emarginato ulteriormente. Credo che assisterete a questo processo nei movimenti populisti di centro-destra nell’Europa continentale. Ho passato un bel po’ di tempo con l’Ukip e posso dire che non c’è nulla di nemmeno lontanamente simile in quel partito. Credo che abbiano fatto un ottimo lavoro di pulizia interna per chiarire che quella gente, compresi i nazionalisti del British National Front e altri, non erano graditi nel partito e credo che anche voi abbiate visto la stessa cosa avvenire nei gruppi del Tea Party (…). Per questo quando si sentono accuse di razzismo rivolte al Tea Party, non fanno presa sugli americani. Penso che in ogni tipo di rivoluzione (e questa è una rivoluzione) si ha sempre a che fare con molti gruppi eterogenei. Si consumeranno col tempo e vedrete l’affermarsi di un movimento populista di centro-destra mainstream.

(una domanda sui legami di Putin con i movimenti della destra europea)

Bannon: Credo che la cosa sia un po’ più complicata. Quando pensiamo all’ideologia di Vladimir Putin, gran parte di questa deriva da quel che io chiamo eurasismo. Ha un consigliere che si ispira a Julius Evola e ad altri scrittori dei primi del Novecento, che furono sostenitori di quel che è noto come il movimento tradizionalista, quello che successivamente ha prodotto la metastasi del fascismo italiano. Tante persone che si considerano tradizionaliste, sono attratte da questa ideologia. Una delle ragioni è che credono che almeno Putin si batta in difesa delle istituzioni tradizionali, per mezzo del nazionalismo. La gente, soprattutto in certi paesi, vuol difendere la propria sovranità, vuole il nazionalismo per il proprio paese. Non credono in questa specie di Unione pan-europea, così come non credono in un governo centralista negli Stati Uniti. Sono più sensibili piuttosto (negli Stati Uniti, ndr) ai governi dei singoli Stati che i Fondatori avevano creato in origine per difendere le libertà a livello locale. Non sto giustificando Vladimir Putin e la cleptocrazia che rappresenta, perché è un capitalista di Stato di questa cleptocrazia. Tuttavia, noi occidentali giudeo-cristiani, dobbiamo ascoltare quello che dice, almeno in fatto di tradizionalismo, in particolare quegli argomenti che vanno a sostegno del nazionalismo e penso che la sovranità di un paese sia cosa buona e forte. Penso che paesi forti e forti movimenti nazionali al loro interno creino vicini forti e questi sono i mattoni di cui si è costruita l’Europa occidentale e gli Stati Uniti. Sapete, Putin è un personaggio alquanto interessante. E’ anche molto, ma molto, intelligente. Lo posso vedere negli Stati Uniti, per come sta puntando a conquistare i conservatori sociali con il suo messaggio sui valori tradizionali, e penso che sia una cosa su cui stare in guardia. Perché credo che, alla fine, Putin e i suoi compari siano al vertice di una cleptocrazia, che siano veramente al vertice di un potere imperialista che vuole espandersi. Tuttavia, credo veramente che nello scenario attuale, nel momento in cui stai fronteggiando un potenziale nuovo califfato molto aggressivo… non dico che lo si debba mettere nel dimenticatoio, ma almeno dar la precedenza alle vere priorità.

*Intervento alla conferenza in Vaticano dello Human Dignity Institute, 27 giugno 2014. Traduzione e cura di Stefano Magni