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STUDIO USA

Così pornografia e violenza crescono bene insieme

Chi fa uso di pornografia tende ad essere più violento. Questo è il succo di una ricerca dal titolo “Una meta-analisi del consumo di pornografia e degli atti di violenza sessuale nelle ricerche demografiche”, condotto da Paul J. Wright, Robert S. Tokunaga e Ashley Kraus dell’Indiana University e dell’University of Hawaii.

Esteri 10_01_2016
Chi fa uso di pornografia tende ad essere più violento

Chi fa uso di pornografia tende ad essere più violento. Questo è il succo di una ricerca dal titolo “Una meta-analisi del consumo di pornografia e degli atti di violenza sessuale nelle ricerche demografiche” pubblicata il 29 dicembre scorso sulla rivista scientifica Journal of Communication. Lo studio, condotto da Paul J. Wright, Robert S. Tokunaga e Ashley Kraus dell’Indiana University e dell’University of Hawaii, ha raccolto i risultati di 22 altri studi provenienti da sette nazioni differenti. La ricerca ha messo in evidenza che il pornomane ha più probabilità di essere violento verbalmente e fisicamente, di ricorrere a minacce e allo stupro. 

«I dati», spiegano i ricercatori, «lasciano pochi dubbi sul fatto che, in media, le persone che più frequentemente consumano pornografia sono più propensi alla violenza sessuale […] rispetto agli individui che non consumano pornografia o che ne fanno uso meno frequentemente». Non fa poi differenza alcuna se il fruitore è maschio o femmina, quasi che la pornografia sia una droga che spinge alla violenza tutti in modo indiscriminato. «Non possiamo ignorare che, in accordo con questa ricerca, la pornografia è significativamente correlata agli aumenti di violenza sessuale ed ad atti di aggressione», ha detto Alba Hawkins, direttrice esecutiva del Centro Nazionale Usa sullo sfruttamento sessuale. Ha poi aggiunto: «Dalle cinture di sicurezza alle leggi sull’ubriachezza per chi guida, la nostra società si impegna per ridurre l'impatto negativo dei comportamenti a rischio. Ma quando si tratta di pornografia molte persone si rifiutano di guardare ai fatti». 

In sintesi, chi guarda film o spettacoli pornografici assorbe un certo tasso di violenza che poi deve sfogare all’esterno. Non sono immuni da tale tasso di violenza nemmeno gli stessi attori. Randy Spears (in arte Greg) era una star del cinema porno. Lungo l’arco della sua carriera durata 23 anni, è apparso in oltre 1.000 film porno. Se la matematica non inganna, ciò significa che ha girato circa 44 film all’anno, cioè quasi uno a settimana. Uno stakanovista a luci rosse. Greg ha ricevuto decine di premi da parte dell'industria del porno. È stato «la stella maschile dei film per adulti più premiata di tutti i tempi», per citare lo stesso Greg. Nel 2002 ha raggiunto la vetta del cinema hot quando è stato inserito nella Hall of Fame della rivista Adult Video News, che è l’Oscar del porno statunitense. 

Spears racconta che voleva fare l’attore, ma a corto di soldi decise di darsi al porno. Scoprì che si facevano soldi facili e il lavoro non mancava mai. Nel 2011 però gettò la spugna: il porno lo stava divorando da dentro. «Dovevo andare a lavorare», racconta in una recente intervista, «per fare il porno in modo da poter acquistare la droga e così seppellire il dolore provocato dal porno stesso». Un circolo vizioso – è proprio il caso di dirlo – da cui non riusciva più ad uscire.  «Quello che mi ha fatto il porno», continua Greg, «è stato di cambiare il modo in cui pensavo alle donne e ciò che provavo per loro. Ho iniziato a guardarle sempre più come un oggetto sessuale. Ho perso la capacità di instaurare un rapporto d’amore e di affetto. In quegli anni pensavo di essere ancora in grado di farlo, ma mi ingannavo». 

Torna l’immagine della pornografia come una droga che crea dipendenza e ti distrugge perché rade al suolo la capacità di provare tenerezza, di innamorarsi, di vivere di sentimenti. Il giorno di quattro anni fa in cui Spears ha lasciato il mondo del porno, è uscito dal set, ha preso l’auto, si è fermato un paio di isolati più in là ed ha iniziato a piangere a dirotto. Quel giorno «ho cambiato la mia vita. Ho iniziato a vivere».