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L'ANALISI

Crisi del Venezuela e incompetenza di questo governo

Il governo italiano continua a mantenere la neutralità sulla crisi del Venezuela, un atteggiamento scandaloso che è di fatto un sostegno a Maduro. Ma più in generale è proprio la politica estera del nostro paese che è lasciata all'improvvisazione.

Editoriali 13_02_2019
Maduro

Il governo italiano non riconosce la legittimità delle ultime elezioni presidenziali in Venezuela e ne chiede di nuove. Con l’intervento alla Camera del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, finalmente qualcosa sembrava muoversi nel governo e la posizione dell’Italia avvicinarsi a quella degli altri paesi europei malgrado gli ostacoli posti dal Movimento 5Stelle che non molla sulla vicinanza a Maduro. Anche così però lo stallo che da settimane blocca l’Italia su una non-posizione riguardo alla crisi del Venezuela restava semplicemente scandaloso, e l’intervento del ministro Moavero non poteva certo considerarsi risolutivo. Poi in serata ci ha pensato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a peggiorare ulteriormente le cose: né con Maduro né con Guaidò, è la posizione del governo. «Noi non riteniamo – ha detto - che Maduro abbia legittimazione democratica. Chiediamo elezioni libere e democratiche al più presto. Ma non riteniamo che la soluzione sia un presidente autoproclamato, anzi riteniamo che questo rallenterà il processo democratico».

Se già sembrava incredibile che il titolare della Farnesina si esprimesse in termini così generici e astratti quando ci sono posizioni chiare da prendere sui passaggi politici e costituzionali che il Venezuela deve affrontare, l’intervento di Conte dimostra la sconcertante incompetenza di chi ci governa. In Venezuela non ci sono un presidente illegittimo (Maduro) e un presidente autoproclamato (Guaidò) che, come tale, sarebbe illegittimo pure lui. Guaidò non è affatto un presidente autoproclamato. La Costituzione venezuelana prevede che alla scadenza di un mandato presidenziale, in mancanza di un nuovo presidente regolarmente eletto, venga assunta la presidenza ad interim dal presidente dell’Assemblea nazionale che si incarica di organizzare nuove elezioni. Guaidò è semplicemente il presidente dell’Assemblea nazionale ed è quindi a norma di Costituzione che assume la carica di presidente ad interim in vista di nuove elezioni.

Non basta dunque dire - come ha fatto Moavero e peggio ancora Conte - che le elezioni manipolate da Maduro sono illegittime, bisogna riconoscere la legittimità del presidente ad interim Juan Guaidò e ritenere Maduro decaduto da ogni potere. Così che eventuali elezioni presidenziali riconvocate dallo stesso Maduro sarebbero comunque illegittime, e in ogni caso qualsiasi paese democratico non può più considerare Maduro come un interlocutore legittimo. Al massimo un paese come l’Italia – che con il Venezuela ha fortissimi legami storici e quindi una responsabilità morale – potrebbe mediare per garantire una uscita di scena del dittatore venezuelano che risparmi un bagno di sangue.

Questo confronto tra il valore delle dichiarazioni di Moavero e di Conte e il compito che in realtà avrebbe l’Italia ci fa capire tutta l’inadeguatezza di questo governo nell’affrontare il caso Venezuela. Grande responsabilità certamente dei 5Stelle, notoriamente affascinati dal “chavismo” che a loro modo stanno cercando di riproporre in Italia, ma è anche il frutto inevitabile del vizio all’origine di questa maggioranza di governo: due forze così diverse su tanti argomenti importanti per il paese che, per poter governare insieme, si sono divisi i compiti in modo che ognuno porti avanti i propri temi forti (sicurezza e immigrazione per la Lega, reddito di cittadinanza e blocco delle grandi opere i 5Stelle) e per il resto moratoria o improvvisazione. 

Con il risultato che, ad esempio, la politica estera è completamente sparita dai radar. Il caso Venezuela fa emergere in modo drammatico proprio l’assenza di una azione precisa e coerente in politica estera. Solo gli addetti ai lavori ormai si ricordano il nome del ministro degli Esteri, tanta è l’inconsistenza della sua azione. Nella crisi diplomatica con la Francia, il ministro Moavero ha brillato per la sua assenza e si lascia degenerare la situazione senza intervenire. Si tratta di una crisi peraltro originata da sciocchezze come la polemica sul franco africano e la solidarietà dei pentastellati con i gilet gialli, quando di argomenti seri per polemizzare con la Francia ce ne sarebbero diversi, se proprio si vuole.

Con l’Unione Europea siamo in un conflitto permanente senza che siano chiari né gli obiettivi né la strategia. Nessuna iniziativa anche nel bacino del Mediterraneo, che pure dovrebbe essere la principale area di interesse per il nostro paese. E non parliamo poi di Medio Oriente, di Asia, Africa, Est Europa, le missioni militari all’estero e i cristiani perseguitati. Se se ne parla è sempre e soltanto in virtù di qualche battuta o provocazione dei due vice-presidenti del Consiglio, ma dalla Farnesina non ci sono segnali di vita.

È un vuoto pesante, dalle ripercussioni gravi su ogni aspetto della società, dall’economia alla sicurezza. Non rendersene conto è gravissimo.