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IL BELLO DELLA LITURGIA

Croce e crocifisso, il tutt'uno che apre a un'alba nuova

Crocefisso 1 di Congdon segna l’ingresso nella sua poetica della figura umana, fino ad allora mai considerata. Il bianco della carne di Gesù, il capo reclinato e il volto coperto dai capelli, in un processo d’identificazione della croce con il crocefisso che pure rimane profondamente umano, come umano è il dolore che trasmette e che fa di questa pittura arte davvero sacra.

Cultura 14_09_2019

William Congdon, Crocefisso 1, Milano W.G. Congdon Foundation

 

Cristo Gesù  umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Fil 2, 8

“In hoc signo vinces”. Racconta il vescovo Eusebio, nella sua versione della Vita di Costantino, che prima della battaglia di Ponte Milvio nel 312 l’imperatore e il suo esercito ebbero la prodigiosa visione di questa scritta accanto a un incrocio di luci sopra il sole. La notte seguente Cristo sarebbe apparso in sogno a Costantino, ordinandogli di adottare il segno che aveva visto in cielo nei vessilli portati sul campo. E così fu: l’imperatore fece imprimere il simbolo cristiano del Chi-Rho, dato dalla sovrapposizione delle lettere greche XP, iniziali della parola Christòs, sulle insegne militari e sugli scudi dei soldati. Costantino vinse, inaugurando una nuova era per l’impero, avvicinandosi personalmente al cristianesimo e dando inconsapevolmente l’avvio all’iconografia della croce, il segno per eccellenza della nuova religione.

La Chiesa cattolica e quella ortodossa celebrano la festa dell’Esaltazione della Croce, “preziosa e vivificante” il 14 di settembre, giorno dell’anniversario del ritrovamento della Vera Croce da parte di Sant’Elena, madre di Costantino, e della consacrazione della basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme. Cosa fa, ci chiediamo, della croce un simbolo glorioso, anzi, il simbolo glorioso per antonomasia? Il Crocefisso. William Congdon ne è stato un pittore seriale.

Americano, classe 1912, figlio di genitori protestanti, si affermò sulla scena artistica americana negli anni ’50, rientrando con successo nella cerchia degli esponenti della Scuola di New York e degli action painters, accanto a Pollock, Rothko, Kline e De Kooning. Per la sua carriera artistica, e prima ancora per la sua vita, a essa strettamente e imprescindibilmente correlata, un momento decisivo e clamoroso fu la conversione al cattolicesimo avvenuta in quel di Assisi nel 1959. 

Da allora Congdon divenne il pittore dei Crocefissi, dipingendone quasi duecento.

Dipingo sempre il Crocefisso perché in questo sta tutto ciò che ho visto e vissuto fino al momento di dipingerlo, e tutto ciò che mai vedrò in futuro.

Vent’anni durò la sua ricerca, dai primi esemplari degli anni Sessanta agli ultimi della fine del decennio successivo. Fu un lungo percorso di rivelazione, esistenziale oltre che artistica, durante il quale il tema in oggetto si trasformò profondamente, pur utilizzando sempre il pittore pochissimi mezzi, due barre nere per la croce e dense spatolate per il corpo di Cristo. 

Crocefisso 1 fu eseguito a Venezia nel 1960 e segnò l’ingresso nella sua poetica della figura umana, fino ad allora mai considerata. Il bianco della carne di Gesù, il capo reclinato e il volto coperto dai capelli, si staglia in primissimo piano su uno sfondo scuro, color bronzo, nel quale sono incise col punteruolo due sagome di palazzi che fanno da quinta architettonica e prospettica, richiamando le vedute che lo avevano reso celebre.  

Gli arti, qui e altrove, sono stirati, irriconoscibili e disumanizzati tanto è grande la sofferenza che esprimono, e spesso i bordi del quadro non riescono a contenerli. Le già sommarie indicazioni anatomiche, nel corso degli anni tendono a scomparire del tutto, in un processo d’identificazione della croce con il crocefisso che pure rimane profondamente umano, come umano è il dolore che trasmette e che fa di questa pittura arte davvero sacra. E’ una sintesi quella che Congdon compie, arrivando a concepire il corpo del Salvatore come una massa scura dentro o attorno alla quale, però, una sorgente luminosa suggerisce l’inizio di un’alba nuova.

Nella misura in cui Cristo aveva salvato la mia vita dal naufragio e adesso era la mia verità, la Sua figura cominciava a prevalere su qualsiasi altra fonte di ispirazione, e a diventare tutti i paesaggi e i templi delle diverse fedi fino adesso dipinti...”

 

William Congdon, Crocefisso 165