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INCONTRO

Dalla contraccezione al genere: un unico processo

Una concezione negativa dell'uomo, la volontà di controllare la popolazione con tutti i mezzi. E' questo il filo rosso che lega tante politiche dall'aborto fino alla promozione dell'agenda gay. Un incontro con padre Giorgio Carbone e Riccardo Cascioli.

Ecclesia 24_08_2013
Padre Giorgio Carbone

“Contraccezione e aborto sono moralmente inaccettabili. La contraccezione perché impedisce la funzione riproduttiva dell’atto sessuale, l’aborto volontario procurato perché costituisce una lesione palese del principio d’uguaglianza”. Padre Giorgio Maria Carbone, teologo moralista e direttore editoriale delle Edizioni Studio Domenicano, ha aperto l’incontro con Riccardo Cascioli sui temi centrali della bioetica. al Meeting di Rimini. L’iniziativa, promossa dall’Ordine dei Frati Predicatori nella location delle Edizioni Studio Domenicano, s’inserisce perfettamente nel tema del Meeting di Rimini 2013, dedicato all’“Emergenza uomo”.

L’attacco alla vita, alla famiglia e all’identità della natura e della persona costituisce infatti l’emergenza delle emergenze. Invitano a riflettere i due libri presentati nel corso del pomeriggio: “Pillole che uccidono. Quello che nessuno ti dice sulla contraccezione” di Puccetti - Carbone - Baldini (ESD 2012, pp. 209, 12 euro) e “Evoluzioni demografiche” di M. Schooyans (ESD 2013, pp. 209, 12 euro).

Secondo quanto evidenziato da padre Carbone, le pillole contraccettive, dalla Pincus alle pillole estroprogestiniche, sono tutte abortive nella misura in cui, non riuscendo a impedire il concepimento, evitano l’annidamento dell’embrione, decretandone la morte. Inoltre basti leggere il memorandum di Frederick Jaffe, comunicato all’Organizzazione Mondiale della Sanità, per cogliere l’intento ideologico che traspare da certi programmi di pianificazione delle nascite e dalle campagne di promozione dei diritti alla salute riproduttiva, presentati trionfalisticamente come conquiste di civiltà. Secondo la propaganda diffusa dalla cultura della morte, questi diritti vengono presentati all’opinione pubblica come indispensabili sul piano privato, in quanto garantiscono il diritto all’autodeterminazione della donna, ma anche come necessari sul piano civile, perché fare più figli equivale ad avere meno risorse per tutti. 

“La grande crisi economica è innanzitutto una crisi demografica. Una delle grandi menzogne è che la popolazione aumenta perché si fanno tanti figli. Non è vero affatto, semplicemente oggi è aumentata l’aspettativa di vita”. Così Cascioli decostruisce l’idea paradossale di una ‘decrescita felice’, di matrice neo-malthusiana, che si sviluppa a partire da una visione negativa dell’uomo. Egli critica duramente anche la categoria di ‘sviluppo sostenibile’, in base alla quale bisognerebbe trasmettere alle generazioni future il mondo così come lo si è ricevuto. Si tratterebbe infatti di impedire ogni progresso scientifico-tecnologico. Allo stesso modo con la categoria di “salute riproduttiva”, ripresa nei rapporti delle Conferenze Internazionali dal 1990 ad oggi, si è cercato di introdurre surrettiziamente nei programmi sanitari politiche di controllo delle nascite (aborto, sterilizzazione, contraccezione).

Nella Conferenza del Cairo del 1994 alcune lobbies hanno voluto introdurre, tra i nuovi diritti, quelli dettati dall’ideologia del gender. Dietro l’illusione di prescindere dal dato biologico si cela invece la pretesa di una sessualità del tutto svincolata da un riferimento all’identità naturale dell’uomo. “In questo caso si tratta - prosegue Cascioli parafrasando Benedetto XVI - di un attacco diretto al piano creativo di Dio”.

In questo scenario l’attuale proposta di legge sull’omofobia costituisce evidentemente l’ultima frontiera di un processo culturale che, dopo aver spezzato i legami tra sessualità e procreazione, precarizzato i rapporti familiari e sminuito il ruolo identitario dei corpi intermedi, mira a lasciare il singolo cittadino solo di fronte allo Stato, privandolo di ogni relazione interpersonale significativa.