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LITURGIA CREATIVA

Dalla salvezza al salutismo con lo "sparaostie"

L'Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l'allarme per possibile epidemia di aviaria e Sars, e torna di moda il dispenser per ostie (video), per evitare qualsiasi contatto: una trovata sconcertante. Come quella dell'ostia già imbevuta di vino (analcolico).

Ecclesia 14_05_2013
Lo "sparaostie"

«Le solite americanate», direte voi. E tuttavia, dal chewing-gum in avanti, non c’è idea americana che non sia stata importata in Europa. E da qui nel mondo intero. Pensate alla Coca-Cola, ai jeans, al Sessantotto. I maggiori recettori sono, paradossalmente (ma non troppo) i comunisti, neo o post che siano. Dall’ecologismo al gender, dal buddismo pop al salutismo al no-smoke e no-nuke, dal rock alle scarpe sneaker, alle felpe, alle t-shirt (ci si faccia caso: i giovani – tutti - indossano solo jeans, sneakers, t-shirt e felpa), non c’è minchiata che non provenga dagli States. Gli americani anticiparono pure il progressismo cattolico, che infatti si chiamava, allora, «americanismo» e fu debitamente condannato dai papi preconciliari. Non a caso, oggi, uno dei grattacapi maggiori di papa Francesco è costituito dalle suore americane, tutte rigorosamente in borghese (sciatto-style e capelli taglio medio) e tutte rigorosamente plurilaureate in sociologia o psicologia o robe del genere.

Poiché anche il nostro clero è sempre in ritardo di almeno un paio di rivoluzioni, è probabile che l’ultimo grido liturgico prima o poi ci raggiunga. Si tratta di questo: un dispenser per comunioni, perché, come recita lo slogan, «i germi non hanno rispetto per l’ostia santa». Qualcuno, guardando il filmato su Youtube o girovagando nel web, potrebbe pensare che il rispetto non l’ha chi ha fatto questa bella pensata. Ma potrà constatare che si tratta di suore e preti. Vi descrivo l’oggetto: un tubo in plexiglas (disponibile anche placcato in argento o in oro) lungo circa un palmo e dotato di manico. Nel manico sta il meccanismo che, a pressione, il celebrante fa scattare allorché il fedele porge le mani. L’ostia automatica cade sul palmo del comunicando e la sua purezza (fisica) è salva, perché nemmeno il prete ha toccato l’ostia con le sue manacce magari sudate e potenzialmente infette. Del resto i primi dispenser vennero creati tre anni fa in occasioni di epidemie (vedi l'aviaria e la Sars) che venivano considerate potenzialmente pericolose, e visto che ora l'Organizzazione Mondiale della Sanità rilancia l'allarme, ecco che il dispenser farà nuovi adepti.

I maliziosi riterranno che si tratta dell’ennesimo trucco per rendere impossibile la comunione in bocca. Infatti, i tradizionalisti incalliti dovrebbero assumere una posizione da torcicollo e il prete dovrebbe esercitare molta abilità perché il dispenser molli l’ostia dritto in gola del recalcitrante. No, no: in mano, così che il fedele si autoinfetti da solo e non trovi la scusa per trascinare in giudizio la diocesi (negli Usa, com’è noto, ogni sistema è buono per far soldi, e le casse diocesane ne sanno qualcosa). Così, ti metti in coda e, quando tocca a te, l’attrezzo fa clic-clac e ti ritrovi con un’ostia in mano. Business ricco, dritto mi ci ficco ed ecco che qualcuno ha proposto – e commercializzato - l’ostia alcohol-free (un'ostia già imbevuta di vino, la chiamano 2 in 1), perché in America, si sa, sono in tanti a frequentare gli Alcolisti Anonimi. Questi, infatti, non possono più toccare alcol pena la ricaduta nel vizio. Certo, in un’ostia non è che di vino ce ne sia tantissimo, ma volete mettere il principio di precauzione? Quanto all’aspetto teologico, aspettiamo i pronunciamenti della Congregazione per il Culto Divino, la quale ci dirà se il vino analcolico è lecito nella consacrazione. Del resto, esiste già l’ostia per celiaci, cosa volete che sia un’ostia per ex alcolisti.

A questo punto, però, ci sentiamo di suggerire l’espediente che risolverà ogni situazione presente e futura nel pieno rispetto delle minoranze, anche le più minori e strampalate: la macchinetta elettronica da parete. Come quelle del caffè, che danno anche acqua, snacks, bibite. Alla fine della messa, prima degli annunci e mentre il complessino suona, i fedeli si piazzano in fila davanti alla macchinetta, nella quale scelgono il tipo di ostia che vogliono, pagano con contanti, carta di credito o bancomat, e si comunicano. La macchinetta, tra l’altro, sarebbe molto più sterilizzata del dispenser in plexiglas e permetterebbe (particolare non secondario) di far incassare alla parrocchia un po’ di denari in più. La questua diverrebbe superflua e si ovvierebbe anche al problema di quelli che non danno nulla o danno poco.

Voi ribatterete che, così facendo, si va a finire al prete-robot. E perché no? La tecnologia è già disponibile. In fondo, dovrebbe solo dire e fare cose sempre uguali e facilmente programmabili. L’omelia, preregistrata, verrebbe fornita direttamente dal Vaticano in schemi-standard che ogni parrocchia, col semplice ausilio di un computer, potrebbe adattare alle sue necessità. Ma tranquilli: come disse giustamente una volta il cardinale Ratzinger, la liturgia post-conciliare ha tolto dal suo centro Dio e ci ha messo il prete. Figurarsi se si lascia soffiare il posto da un robot.