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a cura di Anna Bono
Naufragio nel Golfo di Aden

Decine di emigranti africani annegano nel Golfo di Aden

 

Continuano a morire gli emigranti lungo una delle rotte di mare più pericolose, quella del Golfo di Aden, percorsa dagli africani che dal Corno d’Africa cercano di raggiungere lo Yemen

Migrazioni 29_01_2018

 

 

Trenta emigranti somali ed etiopi sono annegati nel Golfo di Aden quando l’imbarcazione su cui viaggiavano si è capovolta. È successo il 23 gennaio scorso al largo delle coste dello Yemen. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni riporta che il battello trasportava in tutto 152 persone e presumibilmente era partito da Aden, in Yemen, ed era diretto a Gibuti. Per qualche motivo, però, a un certo punto ha invertito la rotta. Sembra che i trafficanti a bordo abbiano aperto il fuoco contro alcuni passeggeri. La traversata del Golfo di Aden è sempre stata una delle rotte più pericolose per gli emigranti illegali, spesso costretti a superare a nuoto l’ultimo tratto di mare mentre i trafficanti si mettono al sicuro dalla guardia costiera yemenita. Molti emigranti muoiono nel tentativo di raggiungere la costa, sfiniti dalla fatica o aggrediti dagli squali che infestano quelle acque. Benché lo Yemen, in guerra dal 2015, sia teatro di una delle peggiori emergenze umanitarie e sia considerato uno dei paesi più pericolosi al mondo, ancora degli africani, soprattutto cittadini di paesi del Corno d’Africa, continuano a recarvisi, di solito per poi cercare di raggiungere i ricchi paesi arabi vicini dove sperano di trovare lavoro. Chi non ci riesce resta intrappolato in Yemen, in condizioni disperate e, come i passeggeri del battello affondato il 23 gennaio, cercano di tornare indietro. Fino al 2011, prima che con le rivolte popolari della “primavera araba” iniziassero la destabilizzazione del paese e il conflitto tra musulmani sciiti e sunniti, migliaia di africani attraversavano il Golfo di Aden ogni mese. Il flusso è nettamente diminuito da allora, ma non si è mai del tutto interrotto.