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IL LIBRO DI PORFIRI

Delle cinque piaghe del canto liturgico

Clericalismo, antropocentrismo, sentimentalismo, dilettantismo ed opposizione alla Tradizione. Sono queste le cinque piaghe del canto liturgico individuate da Aurelio Porfiri nel suo ultimo saggio Delle cinque piaghe del canto liturgico. Trattatello sulle deviazioni nella musica di Chiesa.

Ecclesia 16_11_2018
Canto gregoriano

Non è un caso che questo nuovo testo di Aurelio Porfiri sulla musica liturgica esca nel giorno di Santa Cecilia. Delle cinque piaghe del canto liturgico. Trattatello sulle deviazioni nella musica di Chiesa (2018 Chorabooks) potrebbe essere definito un pamphlet che si mette sulle orme di Antonio Rosmini e che anche nel titolo richiama un celebre testo rosminiano, quello sulle cinque piaghe della Santa Chiesa. Nella prefazione, il notissimo gregorianista Giacomo Baroffio offre alcuni spunti di riflessione sulle tematiche affrontate nel libro da Porfiri.

Nato come conferenza e notevolmente ampliato in vista della sua pubblicazione, questo testo vuole mettere ancora il dito nella piaga (anzi, nelle piaghe) degli abusi nella liturgia e nella musica liturgica. Uno dei precedenti testi di Aurelio Porfiri, Ci chiedevano parole di canto, affrontava questo tema in modo generale e circostanziando alcuni gravi problemi. Qui troviamo cinque direttive di riflessione che a detta di Aurelio Porfiri costituiscono motivazioni per lo stato di decadenza della musica di Chiesa: clericalismo, antropocentrismo, sentimentalismo, dilettantismo ed opposizione alla Tradizione. Nella sua introduzione al testo, Porfiri afferma: “La prima premessa è che il numero cinque è un omaggio al Rosmini, ma non nego che ne potrebbero essere identificate molte di più di piaghe. Credo comunque che queste cinque di cui dirò, per la loro importanza e forza dirompente, sono certamente tra le più significative. Ed esse anche contengono le altre, in una certa qual misura. Per questo ritengo che non vadano prese sotto gamba, anzi devono essere sempre presenti alla mente proprio per cercare di evitarle, cosa che in alcuni casi si presenta come estremamente complessa e difficile".

"La situazione oramai è talmente compromessa che mi sembra veramente di essere una voce che grida nel deserto, pur non avendo certo la santità del Battista. E questo non per colpa del Concilio (che fu certamente la porta attraverso cui molte di queste tendenze erronee entrarono nella pratica corrente della Chiesa) ma per colpa della sua interpretazione. Si badi bene, non che il Concilio stesso possa essere stato completamente esente da ambiguità nei suoi documenti, ci sono stati molti compromessi tra diverse sensibilità che si sono poi pagati successivamente. Ma l'ermeneutica dello stesso, poi analizzata da Benedetto XVI, ha certamente sferrato un colpo decisivo, piegando gli stessi documenti ad esigenze di parte che dal Concilio stesso non erano mai state promosse”.

Insomma, un testo agevole ma denso e che non mancherà di far discutere.