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PARIGI

Dittatura degli immigrati, in Francia si ribella la polizia

Da una settimana continua la protesta dei poliziotti francesi, sempre più spesso vittime di agguati che restano impuniti. Gli agenti in divisa chiedono equipaggiamenti, nuovi veicoli protetti e armi ma soprattutto maggior rigore, severità e pene certe da parte della magistratura nei confronti di chi aggredisce i poliziotti.

Esteri 26_10_2016
Polizia francese in piazza

I poliziotti francesi continuano da una settimana a protestare contro il governo e l’apparato giudiziario anche se in Italia i media quasi non se ne occupano, forse per non mettere in ulteriore imbarazzo la “gauche” di governo che da Parigi è impegnata a convincere i partner europei che si tratta solo di alcuni agenti al soldo del Front National di Marine Le Pen.

Invece la situazione è molto più grave e foriera di drammatici sviluppi, come dimostra di aver compreso anche il presidente Francois Hollande che nelle prossime ore dovrebbe incontrare sindacati di polizia e i rappresentanti degli agenti che manifestano in tutte le città d’Oltralpe.

I poliziotti hanno respinto la proposta di un aumento salariale di 100 euro al mese, un penoso tentativo di comprarne il silenzio e il rientro nei ranghi, e chiedono più mezzi per combattere la piaga della criminalità dilagante nelle periferie urbane ormai dominate da bande di delinquenti, spesso minorenni, in gran parte arabi e islamici. Nella notte di lunedì centinaia di poliziotti in borghese sono tornati a manifestare per le strade di Parigi, a Place de l'Opera e in altre zone della capitale, incluso davanti alla statua di Giovanna d'Arco. In molti hanno intonato la marsigliese. Alcuni volevano protestare davanti al ministero della Giustizia, in Place Vendome, ma sono stati bloccati dai gendarmi (la Gendarmerie è un corpo di polizia ma a statuto militare, come i Carabinieri in Italia).

Il corteo notturno degli agenti della Police Nationale è finito intorno a mezzanotte e mezza. Alcuni sindacati hanno invitato i poliziotti a protestare ogni martedì davanti ai palazzi di giustizia della Francia. E' inoltre prevista una "marcia di rabbia di poliziotti e cittadini" per oggi, proprio quando il presidente Francois Hollande ha previsto un incontro con gli esponenti delle forze dell'ordine.

In una settimana la protesta è dilagata ormai in tutta la Francia: centinaia di agenti con il volto coperto, in borghese, inquadrati da colleghi con la fascia arancione al braccio, sfilano, gridano la loro rabbia, cantano a squarciagola la Marsigliese. La rivolta è scoppiata per l'aggressione con le bombe molotov a quattro agenti l'8 ottobre a Viry-Chatillon, banlieue meridionale di Parigi. Un episodio di quotidiano teppismo sul quale la magistratura ha aperto un'inchiesta per "tentativo di omicidio in banda armata". Due molotov sono state lanciate nell'abitacolo di due auto. Jenny e Vincent, due giovani poliziotti, sono rimasti feriti molto gravemente. L'uomo di 28 anni ha ustioni su tutto il corpo e resta all’ospedale Saint Louis e sotto le finestre un gruppo di colleghi manifestanti arriva ogni sera per cantargli la Marsigliese. "Ridurre la questione a un aumento di effettivi significa gettare benzina sul fuoco”, ha dichiarato un sindacalista.

Gli agenti in divisa chiedono equipaggiamenti, nuovi veicoli protetti e armi ma soprattutto maggior rigore, severità e pene certe da parte della magistratura nei confronti di chi aggredisce i poliziotti. Di fatto la Police Nationale vuole potersi difendere contro gruppi che assomigliano sempre di più a milizie combattenti che a bande di giovani delinquenti e vorrebbe che una volta arrestati, i criminali che cercano di uccidere i poliziotti restassero in galera per anni invece di venire liberati dopo poche ore. Di fatto oggi intere periferie urbane sono fuori dal controllo delle autorità francesi e sono off-limits per la polizia.

Dopo il tentativo fallito di calmare la protesta da parte del ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve, che ha avuto parole di apprezzamento per gli agenti lasciando intendere che non saranno puniti quelli che partecipano ai cortei notturni non autorizzati, tocca ora ad Hollande. Il presidente, ormai in caduta libera nei sondaggi per le presidenziali di primavera, ha definito “importantissimo che si possa dare una prospettiva e una risposta immediate, e che i poliziotti sappiano che il governo e il presidente della Repubblica sono in una logica di dialogo".

Domenica 500 poliziotti hanno sfilato al Trocadéro, davanti alla Torre Eiffel, 800 a Lione, altre centinaia in tutte e principali città. Il governo socialista, in imbarazzo, strumentalizza il sondaggio che registra come la metà degli agenti di polizia sarebbe pronto a votare per il Front National di Marine Le Pen; ma è chiaro che l’orientamento politico di molti poliziotti e di molti cittadini francesi è la conseguenza (non certo la causa) del caos determinato da una politica disastrosa che ha fatto esplodere il bubbone dell’immigrazione illegale unito a quello della rivolta di un’ampia fetta di giovani, figli di immigrati per lo più nordafricani che non solo non si sentono francesi ma combattono i simboli della “Republique”.

Buonismo e sciatto multiculturalismo che hanno di fatto garantito l’immunità a molti giovani criminali aumentandone l’ostilità verso gli agenti e hanno esasperato cittadini e poliziotti determinando un aumento dei consensi per FN. Del resto anche Alain Juppé, candidato favorito della destra Repubblicana, ha attaccato il governo sottolineando che "l'esasperazione delle forze di polizia raggiunge un livello tale che i poteri pubblici devono reagire". L’ex presidente Nicolas Sarkozy se l'è presa con il ministro Cazeneuve, definendolo con disprezzo "colui che ci fa da ministro dell'Interno" aggiungendo che il governo non fa niente per arginare "l'attuale clima di anarchia".

L’intero apparato di potere socialista è sotto tiro e non solo per la gestione dell’ordine pubblico o per la minaccia terroristica dal momento che anche sui fronti bellici in Iraq e Siria il governo francese non ha mai attuato quelle rappresaglie militari più volte evocate da Hollande dopo i numerosi attentati islamici.

La protesta dei “flic” è senza precedenti in Francia e ha preso in contropiede anche i sindacati, i cui vertici sono stati sconfessati dalla base, e che oggi cercano di cavalcare l’onda del malcontento per mostrare di avere ancora un peso. Gli operatori della sicurezza si sentono abbandonati dalle istituzioni e sotto una continua pressione a causa della minaccia terroristica, delle bande delle banlieue, delle manifestazioni contro la nuova legge suo lavoro e, prima ancora, per garantire la sicurezza ai campionati europei di calcio.

La situazione potrebbe quindi esplodere in modo incontrollato alla prossima inevitabile crisi o al prossino attacco mortale agli agenti. La Francia sta incrementando intanto l’impiego dei militari per l’ordine pubblico interno (operazione Sentinelle). Provvedimento che potrebbe contribuire a ridurre la pressione sulla polizia ma l’idea di schierare l’Armée nelle banlieue ribelli apre un ampio ventaglio di potenziali sviluppi inclusi scenari da guerra civile.

Anche se, in prospettiva, è meglio prepararsi al fatto che i tanti quartieri delle città europee sottratti alla sovranità dei singoli Stati dalle comunità che vi abitano potranno essere “riconquistati” solo con l’uso massiccio della forza. Non è un caso che negli ultimi anni moli corpi di polizia statunitensi abbiano arruolato veterani delle guerre in Iraq e Afghanistan e abbiano acquisito mezzi e armi da guerra da impiegare in caso di operazioni di contro guerriglia urbana.

Le operazioni per ripulire le decine di Viry-Chatillon presenti in Francia, se mai qualcuno avrà il coraggio di ordinarle, potrebbero assomigliare più alla battaglia di Fallujah combattuta in Iraq nel 2004 che a un’operazione di ordine pubblico.

Meglio poi sgombrare il campo dall’illusione che il disagio dei poliziotti sia un problema solo dei francesi. L’esasperazione delle forze dell’ordine per l’approccio buonista della politica ai temi legati a difesa, sicurezza e immigrazione è un dato di fatto in buona parte dell’Europa Occidentale. In Germania molti poliziotti sono indignati per gli ordini politici di non far trapelare l’ampia mole di reati commessi dagli immigrati clandestini cosiddetti “rifugiati” mentre in Italia il polso della situazione negli apparati di sicurezza è ben evidenziato dalle tante dichiarazioni allamate dei sindacati di Polizia.