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EDITORIALE

E il giudice dimostrò che una legge Scalfarotto non serve

Napoli, condannati a dieci anni due ragazzi che avevano picchiato un omosessuale per rapinarlo. «Una pena esemplare» dice l'Arcigay, che però insiste nel volere una legge contro l'omofobia. È evidente che il vero obiettivo è ideologico, creare una casta di intoccabili.
«Io, omosessuale e Sentinella in piedi»

Editoriali 15_12_2014
Bandiera Arcigay

Giugno 2009. Maria Luisa Mazzarella e il suo amico omosessuale Gennaro Romano vengono aggrediti da un paio di ragazzi, Daniele Vicorito e Umberto Paduano, nei pressi di piazza Bellini a Napoli. La ragazza aveva preso le difese del suo amico e per tutta risposta finì all’ospedale con il rischio di perdere un occhio per le percosse ricevute. Passano cinque anni e finalmente arriva il verdetto di primo grado: dieci anni per lesioni e tentata rapina ai due imputati (un terzo viene assolto per non aver commesso il fatto).

Ecco il commento di Flavio Romani, presidente dell’Arcigay: «Una pena esemplare che lancia un segnale importantissimo. L’omofobia, pur non essendo ancora contemplata dal nostro codice penale, era inequivocabilmente il nocciolo della vicenda. E infatti nei capi di imputazione si riportavano letteralmente gli insulti con cui gli aggressori avevano infierito sulle vittime durante il pestaggio. Proprio per questo Arcigay si costituì parte civile nel processo, sottolineando le circostanze che rendevano quel pestaggio un crimine d’odio. La severità della pena pone l’accento proprio su quell’odio, talmente ostinato da manifestarsi con inaudita violenza, molto oltre quella che sarebbe stata necessaria per sottrarre alle vittime gli oggetti di valore. Gli stessi giudici insomma hanno riscontrato nella condotta degli aggressori una peculiarità che ne aggravava la colpa e in quella peculiarità trova ragione la durezza delle pena». 

Ma poi aggiunge: «L’omofobia, insomma, esiste e deve essere al più presto contemplata dal nostro codice penale, per mettere nelle mani dei magistrati lo strumento più adatto a tutelare chi di questo crimine è quotidianamente vittima. Spetta alla politica raccogliere questo messaggio e tradurlo nell’estensione piena e incondizionata della legge Mancino, senza i distinguo e i salvacondotti immorali con cui è stata inquinata dal voto della Camera». 

C’è qualcosa che non ci torna. Da una parte Romani ammette che con gli strumenti giuridici già ora in possesso dei giudici è possibile sanzionare reati compiuti per motivi abietti quali l’odio verso una persona omosessuale. Addirittura il presidente nazionale dell’Arcigay parla di «pena esemplare», tanto per sottolineare che anche per lui dieci anni di carcere sono oggettivamente molti per un reato di lesioni e tentata rapina. Insomma c’è di che essere soddisfatti se uno è abituato a sventolare la bandiera arcobaleno e ringraziamo poi Romani per tanta onestà intellettuale.

Ma subito dopo questa onestà d’animo si incrina e il presidente Arcigay dichiara che è indispensabile avere al più presto una legge sull’ “omofobia”. Come contraddirsi in due righe e dar prova, da parte di un soggetto non certo sospetto di partigianeria, che il disegno di legge Scalfarotto è tanto inutile quanto ideologico.

In questo senso il commento di Romani è esemplare per comprendere che agli attivisti gay la difesa delle persone omosessuali importa poco o nulla. Infatti queste ultime, come la vicenda napoletana attesta, sono tutelate assai efficacemente dal diritto e dai giudici, anche perché, per l’aria che tira, ve lo vedete voi un magistrato che di fronte ad un caso come questo manda assolti gli imputati? Finirebbe alla gogna subito.  

Di questa realtà giuridica gli alfieri del pensiero gender sono ben consapevoli, ma non possono ammetterlo. Pestaggi, insulti ed offese a persone omosessuali – che dati alla mano accadono raramente - servono invece come pretesto per avere una legge Scalfarotto, superflua per la difesa di queste persone, ma utilissima per affermare che l’omosessualità non è solo una condizione naturale, ma addirittura privilegiata. Il vero intento non è nemmeno tanto di rendere accettabile l’omosessualità, intento già realizzato nelle coscienze di molti, ma di renderla una “specie protetta”, una casta di intoccabili con prerogative esclusive.