Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Galdino a cura di Ermes Dovico
LE MIRE DEL PRESIDENTE TURCO

E ora Erdogan vuole aprire licei islamici in Francia

Erdogan ha incaricato una delegazione di fare un sopralluogo nei licei internazionali della Francia, per studiare dove poter costruire scuole superiori islamiche. La decisione dovrà essere concordata con il governo transalpino, ma l’idea del presidente della Turchia è preoccupante perché investe sia la dimensione politica dell’islam sia quella religiosa.

Esteri 11_05_2019

La Francia ha un problema con la Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan non intende più nascondere l’ambizione di aprire scuole turche islamiche in Francia. Già ad aprile i funzionari dei licei francesi in Turchia hanno ricevuto “visite non troppo cortesi” dai funzionari di Ankara, come rivela Le Point. Un tentativo di fare pressione, di contestare “le basi della scolarizzazione dei bambini turchi nelle scuole straniere”. Anche perché i licei francesi in Turchia non accolgono solo i ragazzi espatriati dalla Francia, ma anche i figli dei leader dell’AKP.

E adesso, per il 20 e 21 maggio, Erdoğan ha incaricato una delegazione turca perché visiti il Paese di Macron – e non è ancora escluso che non parta anche il presidente stesso – per fare un sopralluogo nei licei internazionali in Francia e studiare strategicamente i luoghi dove poter edificare scuole superiori turche e islamiche. Dopo il tentativo di tenere sotto pressione l’educazione straniera nei confini nazionali, quindi, è tempo d’imporsi in trasferta.

Ovviamente la decisione non sarà di esclusiva competenza del presidente turco, ma anche del Ministero dell’Istruzione e del Ministero degli Esteri, i quali, contattati da Le Figaro, non hanno voluto esprimersi sulla vicenda. Già nel febbraio 2012, Erdoğan aveva dichiarato di voler “formare una pia generazione”. E dopo essere riuscito in altri Paesi europei e a casa propria, adesso tocca alla Francia. L’impostazione scolastica in Turchia, e oltre i confini nazionali, vuole essere quella dettata dall’islam sunnita che, nel frattempo, è diventata anche materia obbligatoria per via di una mancanza, imposta, di alternative. Per non parlare, poi, della diffusione di scuole per la sola formazione di imam e predicatori che accolgono studenti da tutta Europa. Nel 2017 sono stati contati 517.000 studenti nelle scuole superiori di questo tipo.

Con un nuovo programma pubblicato a luglio 2017, il governo turco ha introdotto il concetto di “jihad” nella maggior parte delle istituzioni. “Jihad è la nostra religione ed è dovere del Ministero della Pubblica Istruzione garantire che questo concetto possa essere insegnato in modo equo e in modo appropriato”, ha precisato poi il ministro turco della Pubblica istruzione, İsmet Yılmaz. E con il fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016, gran parte del programma scolastico introdotto da Atatürk è stato sostituito. Adesso però che la cosa sta raggiungendo dimensioni sempre più importanti, anche la Francia si vede minacciata, a casa sua, e trova urgente debellare il rischio di implementare su tutto il territorio nazionale istituzioni islamiste, che non sono controllabili. 

Secondo Laurent Bouvet, noto politologo francese, si tratta di un annuncio davvero preoccupante. Perché racchiude la chiara volontà del potere turco di diffondere, in primis tra i musulmani all’estero, una faccia precisa dell’islam. Quello che in politichese è stato definito il soft power capace di riunire in sé tanto la dimensione politica quanto quella religiosa. Bouvet ha sottolineato a Le Figaro l’intelligenza machiavellica della strategia in quanto capace di puntare “non solo sull’educazione religiosa, ma di situare la posta in gioco al centro della globalizzazione dell’istruzione, come la vediamo oggi ovunque, dai principali attori internazionali che possono permetterselo”. Scuole internazionali islamiche, per intenderci. 

In Francia si inizia, intanto, a parlare di emergenza rispetto a quella che potrebbe essere una grave “concorrenza nei modelli educativi”. Bouvet è dell’idea che bisognerà presto limitare, se non impedire con un intervento del governo, l’influenza delle correnti islamiste manovrate dall’estero per fermare la mobilitazione anche per l’“Islam di Francia”. 

Nel frattempo Jean-Michel Blanquer, il ministro dell’Istruzione, è alle prese con un’altra emergenza: la chiusura della scuola musulmana d’ispirazione salafita a Échirolles. Il pugno duro del ministro ha portato a uno scontro tale che i dirigenti della scuola islamica sono pronti a presentare al Consiglio di Stato francese, nei confronti di Blanquer, una denuncia per diffamazione. Il pretesto sarebbe una dichiarazione rilasciata l’11 aprile, su France Inter, quando il ministro ha detto che avrebbe chiuso il liceo privato Philippe Grenier - dal nome del primo deputato francese convertitosi all’islam - e sottolineandone la pericolosità lo ha etichettato come d'“ispirazione salafita”. E per aver aggiunto che “i rapporti di ispezione evidenziano il prevaricare della religione sulla scienza”. Il ‘sultano’ non intende mollare la presa, ma la patata bollente è nelle mani di Macron.