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AL VIA GLI STATI GENERALI

Editoria, 5 stelle chiamati all'esame di maturità

Abolizione dell'Ordine, contrasto alle fake news, querele temerarie e diffamazione, ripresa del mercaro: dopo anni di attacchi all'informazione ("pennivendoli", definì Di Maio i giornalisti) e slogan, il governo convoca oggi gli Stati generali dell'Editoria. Attese e ostacoli non mancano. Parla Razzante, che per ultimo ha sollecitato il governo. 

Politica 25_03_2019

Inizieranno oggi nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio gli Stati generali dell’editoria. Si tratta di un appuntamento importante - e unico nel suo genere - promosso dal governo tramite il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi. 

Per la prima volta assieme attorno ad un tavolo tutti i soggetti principali coinvolti nella filiera dell’editoria, dai giornalisti agli editori, dagli edicolanti ai concessionari di pubblicità, dalle associazioni di categoria a chi lavora nel mondo del web. 

A chiedere gli Stati generali, momento di confronto governativo con tutti gli attori del comparto editoriale, erano stati in tanti in passato. Ci aveva provato anche Carlo De Benedetti. Ma ultimamente, soprattutto con l’arrivo al potere dei Cinque Stelle, in pochi avevano avanzato pressioni all’esecutivo per dar corso alla promessa. 

Tra questi, anzi per certi versi uno degli unici che non ha mai smesso, è Ruben Razzante, che i lettori della Nuova BQ conoscono bene come notista politico del nostro giornale. Nella sua veste di docente di Diritto dell'informazione all'Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma Razzante non aveva mai smesso di sottolineare l’importanza di un appuntamento del genere. L’ultima volta era stato il 13 novembre 2018 scorso sulle colonne dei Messaggero di Roma quando Razzante chiese al governo di dar corso a un tavolo di confronto sulla filiera della distribuzione delle notizie. 

Con Razzante la Nuova BQ parla di questo appuntamento, soprattutto per cercare di capire le sue finalità, obiettivi e risultati concreti ai quali possa ambire. Ma soprattutto le criticità. 

Ed è da queste che parte Razzante: «Gli interlocutori scelti dal governo non si capisce in base a quale logica siano stati convocati - spiega Razzante -. Ci sono già i primi malumori di soggetti esclusi, come le agenzie stampa o i produttori di rassegne stampa. Al di là di questi episodi, il punto fondamentale è capire come si muoveranno i cinque gruppi di lavoro che analizzeranno singoli aspetti di quella che poi dovrà diventare la riforma dell’editoria che dovrebbe elaborare in leggi le tesi uscite».

L’augurio di Razzante è che «possano nascere soluzioni alla crisi dell’editoria sotto forma di nuovi modelli di business, per rilanciare l’informazione di qualità e differenziarla sempre più dall’informazione spazzatura prodotta dai non giornalisti». Ed è questo infatti, quello dell’accesso alla professione, uno degli scogli principali. Come noto, i Cinque Stelle sono sempre stati contrari alla natura dell’Ordine dei Giornalisti e alla professionalizzazione del lavoro giornalistico. Che cosa sarà adesso che i 5 Stelle sono al governo? 

«Dovranno dimostrare se sono diventati grandi o se invece ricorreranno ancora agli slogan. Delle tre idee elettorali storiche, azzeramento dei fondi pubblici all’editoria, abolizione dell’Ordine e legge sugli editori puri, la prima l’hanno fatta, con il decreto che è entrato in vigore parzialmente per essere definitivo  nel 2021. Ma sulle altre che cosa faranno?».

Un altro scoglio è rappresentato dall’elaborazione delle tesi. «Bisognerà capire chi sarà coinvolto nella discussione e nei tavoli perché gli stati generali possono funzionare solo se sono pluralisti - prosegue -. A chi sarà affidata, poi, la sintesi dei diversi spunti, perché alla fine bisognerà tirare le somme e chi lo fara? La piattaforma Rousseau?».

Infine l’appello: «I Cinque stelle sarebbero disposti a votare eventuali proposte di questi stati generali in contrasto con le loro tesi?».

Tra gli altri temi toccati ci saranno senz’altro la revisione dei meccanismi di imputabilità in rete «perché la giurisprudenza sta andando nella direzione della tutela rafforzata delle testate che hanno un inquadramento giuridico chiaro rispetto a blog e siti spesso incontrollabili». Ma dovrebbe essere affrontata seriamente anche la revisione della legge sulla diffamazione con l’introduzione di misure atte a scardinare il meccanismo intimidatorio delle querele temerarie. Infine si parlerà di inquadramento professionale e ruolo delle edicole. 

Secondo il docente, i Cinque Stelle sono chiamati a una prova di maturità dopo le polemiche sui giornalisti pennivendoli lanciate da Di Maio. «La bufera attuale che coinvolge il Campidoglio dovrebbe suggerire ai Pentastellati maggiore prudenza in fatto di bavaglio alla stampa e desideri irrealistici di vendetta. La prova a cui sono chiamati ora anche nel campo dell’informazione è di maturità e di valorizzazione dell’informazione di qualità. Saranno in grado? E’ questa la domanda principale che aleggia su questi stati generali».