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VERSO IL VOTO

Elezioni, in cosa speriamo

Le vicende di queste prime settimane di confronto confermano quanto avevamo già espresso all’indomani dell’ultimo Family Day, cioè il rischio di una riduzione “partitica” di quel grande evento “politico” che è stata la mobilitazione di centinaia di migliaia di persone a sostegno della famiglia naturale.

DOSSIER: VERSO IL VOTO

Editoriali 31_01_2018

Ora che le liste dei candidati alle prossime elezioni sono state ufficialmente presentate, malgrado i mugugni che hanno interessato un po’ tutti i partiti, la campagna elettorale entra nel vivo. Svariati sono gli spunti che offre questo appuntamento. Uno in particolare, per chi come noi ha sostenuto e partecipato ai Family Day, non può passare inosservato: ovvero quella sorta di derby tra chi ha scelto la strada del “partito unico” (il Popolo della Famiglia) e chi la strada della presenza sparsa nelle formazioni del centrodestra disponibili a ospitare anche qualche rappresentante di questo popolo (il Comitato Difendiamo i Nostri Figli).

Ci sarà occasione nei prossimi giorni di ospitare articoli che presenteranno diversi punti di vista sulle scelte che si faranno il 4 marzo, ma intanto è bene chiarire una questione che viene prima di ogni declinazione partitica e che ci sta particolarmente a cuore.

Le vicende di queste prime settimane di confronto confermano quanto avevamo già espresso all’indomani dell’ultimo Family Day, cioè il rischio di una riduzione “partitica” di quel grande evento “politico” che è stata la mobilitazione di centinaia di migliaia di persone a sostegno della famiglia naturale. E checché se ne dica c’è una tendenza chiara a porre la speranza di cambiamento nella politica, nella presenza in Parlamento.

Non si vuole qui sottovalutare il ruolo del Parlamento in un paese democratico, ma metterlo nella giusta dimensione. La nostra speranza di cambiamento sta in Cristo, la cui Presenza investe e giudica ogni aspetto della realtà. Una Presenza che ci rivela l’ordine della natura così come Dio lo ha voluto. Da qui nasce la consapevolezza dell’esistenza dei cosiddetti “princìpi non negoziabili”, i fondamenti di ogni società che intenda rispettare la dignità di ogni persona. Proprio ciò in cui speriamo ci fa vedere con chiarezza la situazione gravissima dell’Italia – e più in generale dell’Europa – dove l’attacco forsennato a famiglia e vita produce disastri sociali ed economici.

E sebbene sia importante partecipare e dare un voto responsabile e sostenere comunque quei candidati che si impegnano per riallineare le leggi nazionali al diritto naturale, sappiamo che non ci possiamo aspettare molto di diverso di quanto già avvenuto nella passata legislatura. È una questione di realismo. Viviamo immersi in una cultura della morte. A mancare, prima ancora che i politici, è un popolo che – cosciente della propria identità – è capace di far diventare cultura la fede, capace di generare opere e quindi di esprimere anche un numero determinante di rappresentanti competenti ed esperti.

È un processo che non si costruisce da un giorno all’altro, e necessita di guide pazienti e capaci di tenere lo sguardo fisso su ciò che è essenziale. Precipitarsi a raccogliere subito il frutto politico della mobilitazione di due giorni ha di fatto interrotto questo processo sul nascere o l’ha comunque ostacolato, e per poi andare a raccogliere, nel migliore dei casi, una manciata di parlamentari direttamente coinvolti nei Family Day.

È con questo sguardo realistico dunque che andiamo a votare: sostenendo sicuramente e convintamente chi dà garanzie di impegno sui temi che più ci stanno a cuore e che sono decisivi per il futuro della nostra società; ma coscienti che la nostra speranza ci fa guardare molto più in là, ci chiama anzitutto a un impegno nell’opera di ri-evangelizzazione, per usare un termine che in pochi anni è diventato desueto.

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