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VENTOTENE

Europa sì, ma non quella che vuole Scalfari

L'editoriale di Scalfari su la Repubblica caldeggia un'Unione Europea in linea col manifesto di Ventotene, con un'unica politica finanziaria e un presidente eletto, indicato nella figura di Gerhard Schroeder, l'ex leader socialdemocratico tedesco. Che diverrebbe il padrone d'Europa, senza più limiti.

Politica 19_09_2017
Unione Europea

Un blocco di forze potenti è  in campo per garantire la vittoria definitiva dell’ “Europa di Ventotene”, che dei trattati di Maastricht in poi sta avanzando a spese dell’originaria Europa di Adenauer, De Gasperi e Schuman. Se ancora ce ne fosse  qualche dubbio  il consueto articolo settimanale di Eugenio Scalfari - apparso domenica scorsa su la Repubblica e intitolato “Un nome per guidare la nuova Europa di Ventotene” - lo conferma autorevolmente.

Non come sarebbe bello che fosse, ma come purtroppo è, l’Unione Europea può venire a ragione definita come il più forte, e quindi più pericoloso, motore delle tendenze neo-autoritarie che caratterizzano in Occidente l’epoca in cui viviamo. Il modello di sviluppo delle istituzioni dell’Ue, che in Italia viene definito con riferimento allo storico Manifesto di Ventotene, è di tali tendenze un elemento-chiave.

Da alcuni decenni le istituzioni europee marciano purtroppo in tale direzione, come Paolo Facciotto bene documenta in Europa sì, ma quale?, il più recente dei nostri «Libri della Bussola».

Se non si pone rimedio al grave deficit di democrazia che caratterizza i meccanismi di governo dell’Unione, ogni aumento della formale legittimazione democratica dei suoi vertici  paradossalmente rafforza la sua carica neo-autoritaria. Al servizio di un’ ordine costituito che gioca innanzitutto a favore di grossi interessi che si coagulano in Germania, l’Unione continuerà così a stringere l’Europa sempre di più nella morsa della sua tecnocrazia, forte per soprammercato di una legittimazione della quale oggi è priva.

Nel suo commento Eugenio Scalfari prende le mosse in proposito  dal recente “discorso sullo stato dell’Unione” pronunciato al Parlamento Europeo da Jean-Claude Juncker: sin dal titolo una parafrasi grottesca dell’omonimo annuale discorso del presidente americano al Congresso degli Stati Uniti. Non deve essere evidentemente facile per un politico nato e cresciuto nel piccolo e sonnolento Lussemburgo mantenere il senso delle proporzioni trovandosi a capo di una Commissione che è al vertice di un’entità di oltre 500 milioni di abitanti come l’Unione Europea. Se non si sta molto attenti si fa in fretta a dimenticarsi che l’Unione è un gigante economico ma un nano politico, e che il presidente della Commissione è il nano che sta sulle spalle di quel nano.

Nella circostanza Juncker, per dirla con le parole di Scalfari, ha lanciato l’idea di “Un’Europa collettiva, con meno senso di sovranismo nazionale e molto più ampio sovranismo europeo”. La chiave di volta della proposta di Juncker “consiste nella creazione di un Ministro delle Finanze europeo, d’una velocità di offerta e di domanda economica promossa dai Paesi dell’eurozona, dal rafforzamento politico all’interno dell’Unione, dal presidente dell’eurozona, dalla creazione d’una vigilanza politica e poliziesca che controlli le cosiddette periferie dell’Isis in Europa, Londra compresa”

“Juncker”, osserva poi compiaciuto Scalfari, "ha poi lanciato un programma di investimento e proposto una serie di accordi di libero scambio con paesi come il Giappone, il Messico, l’Australia e la Nuova Zelanda e tutta l’America Latina, dall’Argentina al Brasile, al Cile e a tutti gli altri”. Quel che si dice l’Europa di nuovo caput mundi. “Infine — e sia pure con opportune cautele — Juncker ha lumeggiato la nuova figura d’un Presidente europeo eletto direttamente dal popolo sovrano dell’Unione”. Un presidente “che oggi è più di forma che di sostanza ma che in un’Europa sulla linea di Ventotene diventerebbe del tutto simile alla struttura costituzionale degli Usa”. Puntare a una riforma del genere senza una previa radicale rinegoziazione dei trattati europei equivale – osserviamo - a creare un padrone dell’Europa, che con la complicità della casta di “mandarini” che si è formata a Bruxelles assumerebbe un potere assoluto e irrefrenabile. Per questo Scalfari ha anche un nome da proporre, Gerhard Schröder, ex cancelliere socialista tedesco o oggi  consulente di grandi multinazionali. “Sarebbe un eccellente Presidente della nuova Europa. (…), immagino che Spinelli, Rossi e Colorni (gli autori del Manifesto di Ventotene. Ndr) ne sarebbero felici. Ed io con loro”. Noi invece no.