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L'APERTURA DEGLI ARCHIVI

Fascismo, Spagna, ebrei: quante balle su Pacelli

Le opposizioni a Papa Pio XII viste ai raggi x portano tutte a un unico comune denominatore: atti e parole di un papa non tenero con i comunisti. 

Ecclesia 08_03_2019

Papa Francesco apre l’archivio segreto di Pio XII e tutti pensano chissà che cosa. E’ quella parola, «segreto», che evoca misteri vaticani alla Dan Brown, come se il venerabile Pio XII («venerabile» vuol dire che il processo di beatificazione ha riconosciuto le sue virtù cristiane vissute «in grado eroico») avesse qualcosa di inconfessabile da nascondere e la Chiesa con lui. Ma nel linguaggio curiale «segreto» vuol dire solo «privato» e l’apertura a scatto ritardato sta a significare che un archivio richiede di essere catalogato e ordinato prima di venire messo a disposizione degli studiosi.

Che cosa ci sarà di nuovo in quell’archivio? Niente, perché quel che si doveva sapere sul pontificato di Pio XII è noto da tanto tempo. Infatti, uno studioso come Giordano Bruno Guerri ha scritto su «Il Giornale» (5 marzo 2019), in prima pagina, che è «inutile» quell’archivio. Intendendo forse, anche, che i giudizi ideologici proferiti in tutti questi anni rimarranno identici, e gli antipatizzanti di Pio XII (se non della Chiesa tutta) non cambieranno idea.

Pur essendo noto che l’inizio della campagna sui «silenzi» di Pio XII sul nazismo risale al dramma teatrale Il vicario di Rolf Hochhuth del 1963, un’operazione a tavolino dei servizi segreti comunisti per dare addosso al papa che aveva osato fulminare di scomunica il comunismo, l’ultima volta che la Chiesa ha usato quest’arma. Per esempio, nel suo articolo il Guerri ricorda che Pio XII, da poco asceso al soglio pontificio, in un radiomessaggio si congratulava con la Spagna la cui guerra civile si era conclusa con la vittoria di Franco. «Nazione eletta da Dio come principale strumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica».

Ecco fatto: Pio XII filo-fascista. E che cosa avrebbe dovuto fare, il capo dei cattolici, sorvolare sui 16.200 e rotti tra vescovi, preti, frati e suore ammazzati dai rojos repubblicani tra il 1936 e il 1939? Senza contare i semplici laici trucidati spesso in modo efferato perché trovati con un crocifisso al collo, le migliaia di chiese incendiate, le processioni blasfeme, le statue di Cristo ritualmente fucilate, le tombe di religiose sventrate ed esposte al ludibrio. Se non avesse vinto Franco, il cattolicesimo sarebbe stato spazzato via dalla Spagna, e con l’aiuto di Stalin (e del «compagno Ercoli»).

Di più: la vittoria delle sinistre avrebbe trascinato la Spagna nella seconda guerra mondiale, cosa che Franco, invece, ebbe il merito di evitare. E i ministri spagnoli tornarono a giurare sui Vangeli e in ginocchio davanti al Crocifisso. Un papa non avrebbe dovuto gioirne? Continua Guerri: «Quando Germania e Italia attaccarono l’Unione Sovietica il Vaticano e l’Osservatore Romano non nascosero la soddisfazione per l’aggressione». Poveri tapini, quei sovietici «aggrediti», che poco prima avevano spartito proprio con Hitler la Polonia e dal 1917 non facevano che sterminare cristiani.

A Pio XII viene rimproverato anche l’avere stigmatizzato «i falsi profeti della lotta di classe e della dittatura del proletariato» (il 13 giugno 1943, rivolgendosi ai lavoratori cattolici). Ohibò, non avrebbe dovuto? Ciò avrebbe fatto, dice Guerri, «sostanzialmente schierandosi a favore del corporativismo fascista». Questo si chiama processo alle intenzioni; in ogni caso, ci sarebbe da aprire un bel discorso sul corporativismo, ma non è qui la sede. Infine, viene chiamato in causa Dino Buzzati, e pazienza se non è un’autorità in merito. Avrebbe sentenziato: «Pio XII  doveva levare la voce in una definitiva condanna, rischiando qualsiasi cosa: anche che lo fucilassero e con lui tutti i cardinali. Anche che bruciassero il Vaticano. Avrebbe salvato la Chiesa e avremmo creduto tutti».

E’ arcinoto che quando i vescovi olandesi condannarono il nazismo ottennero solo un ulteriore massacro e i nazisti se la presero anche con le suore cattoliche (santa Edith Stein e sua sorella finirono ad Auschwitz). E gli ottocentomila ebrei  salvati grazie a Pio XII? Chissenefrega, dice l’ideologizzato, quel che conta è il principio. Ma il realismo non è opportunismo, checché ne dica Buzzati. Al quale non so, in verità, quanto davvero importasse della «salvezza» della Chiesa.