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IL CASO/RAVENNA

Finte spose lesbo, con fiori, torta e un sindaco da ridere

Un finto matrimonio lesbo, con tanto di sindaco, cerimonia, servizio fotografico, bouquet e l’immancabile bacio. È accaduto il 5 luglio a Ravenna dove la mascherata matrimoniale si è svolta alla compiaciuta presenza del sindaco Fabrizio Matteucci. Un'altra vittoria della propaganda gay.

Famiglia 08_07_2014
La coppia lesbo di Ravenna

Gay Pride, mozioni, registri comunali, proposte di legge sulle unioni civili non sono più ritenuti sufficienti dalla propaganda omosessualista. Ora ci tocca pure assistere alle finte nozze celebrate in Comune. Con tanto di sindaco, cerimonia, inviti, servizio fotografico, fiori, bouquet e l’immancabile bacio. È accaduto il 5 luglio a Ravenna dove la mascherata matrimoniale si è svolta alla compiaciuta presenza del sindaco Fabrizio Matteucci. Ne ha dato notizia Il Resto del Carlino con una intervista alle due pseudo nubende Barbara Domenichini e Carla Baroncelli, le quali raccontano di «essere state ricevute in Municipio, nella sala preconsiliare, dal sindaco, come in un matrimonio in piena regola». 

Precisano, poi, le due donne: «Il sindaco non ha indossato la fascia ma l’ha appoggiata sul tavolo e noi abbiamo trasformato un evento privato in una cerimonia pubblica, con tutti gli invitati, dandole un significato simbolico e politico ben preciso». L’intervistatrice Annamaria Corrado chiede poi alla coppia gay di raccontare i dettagli della cerimonia visto che, precisa la stessa giornalista, «si è trattato di un matrimonio in piena regola anche nei preparativi, con inviti, torta nuziale, bouquet». Rispondono le due: «È stato esilarante, in pasticceria continuavano a farci vedere statuine su statuine da mettere sulla torta, tutte con uno sposo e una sposa e a noi non andava bene. Quando alla fine abbiamo detto che a sposarci eravamo noi due, la signora ci ha guardato sorridendo e ha risposto: “Potevate dirmelo subito così avremmo risparmiato tutto questo tempo”». 

«Anche dalla fiorista - continuano le due - è stato divertente. Abbiamo chiesto due bouquet e la signora ci ha detto: “Certo, uno da tenere, l’altro da lanciare”. A quel punto ne abbiamo chiesti quattro. Lei allora si è seduta un attimo, era emozionata. Abbiamo avuto l’impressione che tutte queste persone fossero in qualche modo onorate di essere le prime a cui capitava una cosa del genere». Viene, ovviamente, anche pianificato il viaggio di nozze. Spiegano, infatti, Barbara e Carla in merito alla loro luna di miele: «Sceglieremo un Paese dell’Unione Europea dove è consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ci sono diversi sindaci in Italia che si sono esposti, dichiarando di essere favorevoli a riconoscere il certificato di matrimoni celebrati all’estero. Quando torneremo cercheremo di far riconoscere anche qui la nostra unione. Così si concluderà il nostro percorso iniziato con l’iscrizione al registro delle coppie di fatto».

Questo episodio dimostra ancora una volta l’evidente strategia della lobby gay, tutta improntata alla logica della continua escalation. Assolutamente ingenuo pensare, poi, ad un possibile punto di compromesso, se nessuno è in grado di dare la garanzia politica di saper fermare costoro. Numquam satis per quella agguerrita e potente lobby che, pur essendo minoranza anche nel mondo omosessuale, sembra però essere riuscita a mettere in scacco le istituzioni e la politica del nostro Paese. Evidentemente non basta più la proposta di legge sulle unioni gay di Renzi, ritenuta ormai troppo blanda. Si punta dritti al matrimonio, con tutti i diritti annessi, compresa la possibilità di adottare minori.  L’invincibile e potente macchina della propaganda omosessualista si è già messa in moto. I finti matrimoni in comune stanno lì a dimostrarlo.