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DISASTRO SULL'ARNO

Firenze, la voragine dell'acqua pubblica

A Firenze si apre una voragine in pieno centro che risucchia 20 auto e provoca 5 milioni di danni. Il sindaco accusa Publiacqua, l'azienda che gestisce il sistema idrico cittadino. Il governatore della Regione suggerisce la soluzione: "occorre che l'acqua sia pubblica". Ma Publiacqua è un'azienda pubblica...

Economia 27_05_2016
Firenze, la voragine del lungarno

Piove forte e una voragine si apre in una strada: 20 auto sprofondate, fortunatamente nessuna vittima. 250 scuole sono rimaste senza acqua corrente. Danni stimati: 5 milioni di euro. Ci vorrà un mese per rimettere l’area in sicurezza. Non stiamo parlando di un paese in via di sviluppo, ma di Firenze. Del centro di Firenze. Di una delle zone più turistiche del mondo.

La voragine si è aperta il 25 maggio sul lungarno Torrigiani, in vista del Ponte Vecchio. Cosa è successo? E’ bastata la pioggia o le cause sono altre? Alessandra Biserna, membro del Consiglio nazionale dei Geologi, il giorno stesso spiegava alla stampa che: “Per il crollo del lungarno al momento la causa più accreditabile risulta la rottura di una tubatura dell’acquedotto ma non è da escludere che ci sia stata una eccessiva concentrazione di acqua nel terreno che ne ha poi causato il collasso”. Aggiungeva anche: “mi sembra strano che non ci siano stati segnali premonitori dell’evento”. Ma a quanto pare c’erano e stanno iniziando ad emergere. Una fotografia del lungarno Torrigiani, scattata giorni prima del disastro, mostra la crescita anomala di vegetazione nel punto in cui il tratto di strada è collassato. L’ha mostrata la consigliera comunale di Alternativa Libera Miriam Amato: “si intuisce che il tubo si sarebbe rotto in un punto in cui c'era da tempo una perdita, tanto che sulla spalletta era nata anche la vegetazione”.

Il sindaco Dario Nardella accusa Publiacqua, l'azienda che gestisce il servizio idrico del capoluogo toscano: “E' stato un errore umano – dice il primo cittadino - chi ha sbagliato pagherà”. Gli risponde Erasmo D'Angelis, direttore de L'Unità e già presidente di Publiacqua: “Sono tubi vecchi, risalgono ai tempi di Firenze Capitale d'Italia – dice nella sua intervista rilasciata all’Huffington Post - Dimentichiamo che molti servizi fondamentali scorrono sotto i nostri piedi e sono sottoposti a condizioni di vario stress”. Secondo l’ex presidente di Publiacqua la causa è l’obsolescenza: “la rete idrica fiorentina è tra le più antiche d'Italia. Ha una lunghezza totale di 1256 chilometri, oltre a ulteriori 800 chilometri di fognature. Un terzo di queste tubazioni supera i 50-60 anni e oltre questa soglia di età è naturale collassare”.

La tubatura incriminata è di ghisa e risale al 1966, cinquant’anni esatti. E’ vecchia al punto di rompersi? Sul quotidiano La Stampa, a questo interrogativo risponde il professor Francesco Laio, docente di ingegneria dell’ambiente al Politecnico di Torino. La sua risposta è: “No”. Perché: “I cedimenti dei metalli sono rari e si verificano presto. L’invecchiamento della ghisa esiste ma non tale da compromettere le caratteristiche strutturali. Ci possono essere incrostazioni o perdite dai giunti, ma una rottura sarebbe sorprendente”. Dunque non esiste una regola automatica che associa una certa età alla fragilità di una condotta e all’aumento delle probabilità di incidente. Piuttosto c’entra la manutenzione. Il professor Franco Siccardi (docente di ingegneria idraulica a Genova), spiega sempre su La Stampa: “Cercare le perdite è un servizio molto utile e antico, ma sempre meno praticato. Di notte gli operai degli acquedotti non devono dormire, ma girare le città come rabdomanti, con un sensore che evidenzia dove ci sono perdite. Quando si trovano, si rompe la strada e si tappa il buco. Se non lo fai, ti ritrovi a intervenire con le auto sprofondate”. Una condotta sotto una strada trafficata, inoltre, è sottoposta a maggiori stress meccanici e rischia molto di più. Dunque dovrebbe essere monitorata con maggior cura e frequenza.

Proprio a proposito del sistema idrico e della sua manutenzione, Firenze non è affatto nuova a incidenti di questo genere. Nel 2009, alla periferia Nord, in viale Guidoni, si aprì una maxi-voragine sempre a causa della rottura di un tubo dell’acqua. Viale Guidoni, una delle principali direttrici cittadine per lo scorrimento del traffico, con carreggiata molto ampia e più corsie, fu danneggiata al punto che per giorni si crearono code, in entrata e in uscita da Firenze Nord. Per riparare il danno occorsero 12 giorni.

Dunque, il sistema idrico è eccome al centro del problema. Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, sulla sua pagina Facebook, scrive: “occorre che l'acqua sia pubblica, gestita, mano mano che scadono le concessioni, da società che, diversamente da quelle miste, reinvestano tutti gli utili” Rossi aggiunge: “Si faccia un piano nazionale di investimenti basato su una tariffa differenziata in base al reddito. Trasparenza, giustizia distributiva e soprattutto acqua buona nelle case, insieme a tanto, tanto lavoro. Anche qui i pannicelli caldi di un riformismo debole non servono. Non bastano cerotti”. Il problema, però, è che il sistema idrico è… pubblico. Publiacqua è una società pubblica: proprietà pubblica al 60%, cda di nomina politica.

Nel 2011 la maggioranza degli italiani ha votato, con un referendum, per mantenere la gestione delle reti idriche in mani pubbliche. E così l’apporto dei privati resta solo quello della partecipazione, non della proprietà, nemmeno della gestione. E’ difficile pensare, come chiede Rossi, di statizzare qualcosa che è già nelle mani dello Stato. La voragine di Firenze è, semmai, una dimostrazione dell’inefficienza del sistema statalista tuttora in vigore. Un sistema in cui, mediamente, viene disperso un terzo dell’acqua trasportata dagli attuali acquedotti. Semmai, una maggior competizione fra privato e pubblico, fra locale e nazionale, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, potrebbe essere una soluzione alternativa. E se è vero che, per una miglior manutenzione, occorrerebbero investimenti tre volte superiori agli 1,8 miliardi di euro che attualmente vengono investiti ogni anno nel sistema idrico, l’apporto dei privati è una alternativa legittima rispetto all’ulteriore aumento delle tasse più alte d’Europa.