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COMITATO DIFENDIANO I NOSTRI FIGLI

Firme, dossier e mozioni contro il gender a scuola

Cinquantamila firme contro il gender nelle scuole, in sostegno della libertà educativa, il consenso informato preventivo e la possibilità di esonero da progetti didattici e percorsi educativi non condivisi, da consegnare al ministero dell’Istruzione a fine luglio. Non solo: nei consigli comunali verrà presentata una mozione contro l’insegnamento del gender a scuola ed è pronto un dossier sui casi di abuso didattico ed educativo. 

Famiglia 24_07_2016
Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli

Un’attesa carica di preoccupazione accompagna il lavoro della Commissione di esperti pedagogisti delegata dal ministero dell’Istruzione a stilare le linee guida del comma 16 della legge sulla “Buona Scuola”, che introducono l’educazione alla parità tra i sessi e la lotta alla violenza di genere in tutti gli istituti di ogni ordine e grado. 

Il testo, in realtà, è stato anticipato quasi interamente da alcune indiscrezioni di stampa e anche dalla Nuova Bq che ha messo a fuoco una retorica di fondo e una serie di vere e proprie esortazioni tutte tese a decostruire ogni forma di identità sessuata. Maschile e femminile sono presentati nel contesto di una continua contrapposizione condizionata da “pregiudizi spacciati come naturali”. La colpevolizzazione del maschio e di ogni dinamica della società naturale ovviamente fanno da fil rouge di tutto il documento. 

Insomma, il blitz preparato in gran segreto nelle stanze del Miur viene svelato i primi di luglio. I dirigenti di viale Trastevere accusano il colpo e rinviano a data da destinarsi la consegna delle linee guida ai delegati del Fongas (Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola) che nel frattempo erano già stati convocati a Roma per un incontro che si è risolto con un nulla di fatto. 

La politica italiana non è nuova alle sortite ferragostane; spesso i provvedimenti più controversi vengono fatti passare quando si abbassano le serrande anche degli oppositori più ostinati. Il ministro Giannini non ha fatto pero i conti con il Comitato Difendiamo i Nostri Figli (Cdnf), che, proprio sulla questione del gender nelle scuole, lo scorso giugno riuscì a portate un milione di persone a piazza San Giovanni a Roma. 

Sulla base di questa situazione di incertezza, la squadra guidata da Massimo Gandolfini ha annunciato uno stato di massima allerta anche per il mese di agosto. Nel frattempo la pressione affinché siano resi pubblici i risultati della commissione degli esperti non è mai calata. Lo scorso 25 giugno 300 famiglie romane della rete del Family Day hanno manifestato davanti al Miur e non passa settimana senza che Gandolfini non diffonda comunicati che chiedono un immediato incontro con i vertici del ministero. 

Il Cdnf ha inoltre già raccolto oltre 50mila firme in sostegno della petizione per la libertà educativa, il consenso informato preventivo e la possibilità di esonero da progetti didattici e percorsi educativi non condivisi, che saranno consegnate al Ministero a fine luglio. Per l’occasione sarà inoltre trasmesso un dossier che certifica i casi di abuso didattico educativo che già si sono verificati in numerose scuole del nostro paese e il manifesto educativo redatto dal Comitato e sottoscritto da oltre 30 associazioni che condividono le queste istanze. 

Tanto per non farsi mancare nulla, Gandolfini e soci stanno anche promuovendo presso ogni consiglio comunale d’Italia un ordine del giorno che impegnerà l’amministrazione a rispettare la libertà educativa delle famiglie a non trasmettere in nessun modo “ideologie gender” nelle scuole di pertinenza comunale. Le amministrazioni locali sono, infatt,i la prima frontiera dell’impegno contro la propaganda ideologica sui minori e le contestazioni del Family Day spesso riescono a condizionare le agende dei sindaci e della maggioranze che li sostengono, come dimostra la recente decisione della nuova giunta comunale di Trieste, del sindaco Di Piazza, che ha deciso di sospendere l’adesione del comune giuliano al “Gioco del rispetto”, scegliendo di non rifinanziare un’attività che aveva suscitato le proteste di numerose famiglie e il coinvolgimento del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. 

Il fuoco di fila sembra però arrivare da una sola trincea. Tutte le associazioni sedute al tavolo del ministero e riunite sotto il Fongas restano in silenziosa attesa delle linee guida. A questo punto viene ovviamente da chiedersi che tipo di rappresentanza questi soggetti stanno offrendo alle centinaia di migliaia di famiglie che hanno animato i due ultimi Family Day. Siamo sicuri che gli interlocutori del ministero dell’Istruzione siano i soggetti più capaci e più disposti a lottare (e rischiare di perdere sostegni e appoggi) per dar voce alle preoccupazioni delle famiglie italiane? 

Dal canto suo Massimo Gandolfini ha espresso rinnovata fiducia nell’azione del Fongas. Eppure, secondo alcune indiscrezioni pare che in una recente riunione tenutasi presso il Forum delle famiglie sia emersa una linea di sostanziale accondiscendenza con il Miur e con il documento in preparazione. Sempre secondo le voci raccolte, il Forum eviterebbe persino di sostenere la semplice richiesta del consenso informato sui corsi extracurriculari, al fine di evitare di creare un clima di sfiducia tra scuola e famiglie. 

Se queste indiscrezioni fossero confermate dai fatti, lo stesso Forum dovrà allora spiegare i veri obiettivi della campagna che ha appena lanciato e che si intitola “Immischiati a scuola”; iniziativa voluta dai vertici del Forum e che esorta tutte le famiglie ad impegnarsi nelle scuole guardano verso di esse «come luogo di corresponsabilità educativa». Insieme ad Age, Agesc e Faes il Forum vuole creare «una rete di genitori  che vogliono mettersi in gioco». Ottimo verrebbe da dire, ma i giochi, quelli grossi, si stanno decidendo adesso nelle stanze Miur e mai quando in questi giorni servirebbe un fronte comune di tutte le realtà pro-family italiane.

Su questo fronte, però, la strategia del Forum delle Associazioni Familiari sembra essere al quanto macchiavellica, si legge infatti ancora sulle pagine del sito che presentano “Immischiati”: «Se i nostri genitori, debitamente formati e messi in rete, risolveranno il problema della finestra rotta o del tetto con l'amianto, automaticamente avranno la fiducia degli altri papà e mamme sulla scelta dei vari progetti extracurricolari». Insomma il Forum vuole certamente riportate «la famiglia al centro del percorso educativo», ma con una operazione di lungo termine e di ampio respiro che guarda anche agli aspetti utilitaristici come la mancanza delle risme di carta o la presenza di aule sporche.

Tutto vero, tutto giusto, per carità; ma l’approvazione delle linee guida che promuovono «una differenza sessuale vissuta secondo in uno spettro ampio di inclinazioni, affinità, scelte» è in programma prima di settembre. Magari sarebbe il caso di evitare che i genitori si immischino anche con questa roba.