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DIFESA INTEGRATA

Forza comune europea troppo francese. Italia fuori

La costituzione dell’ennesima, teorica, forza militare congiunta europea contribuisce ad esacerbare gli animi già tesi nel confronto tra Italia e Francia. Lunedì è stata ufficialmente annunciata la costituzione della European Intervention Initiative (EII). E l'Italia resta fuori, perché è una creatura troppo legata agli interessi di Parigi.

Politica 28_06_2018
Macron ispezione le truppe

Anche la costituzione dell’ennesima, teorica, forza militare congiunta europea contribuisce ad esacerbare gli animi già tesi nel confronto tra Italia e Francia. Lunedì è stata ufficialmente annunciata la costituzione della European Intervention Initiative (EII), una forza militare composta da contingenti di nove Paesi dell’Unione Europea: Lussemburgo, Francia, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda, Estonia, Spagna, Portogallo.

Almeno due gli aspetti da sottolineare: il primo è che ogni Stato aderente fornirà truppe e mezzi solo in caso di mobilitazione di questa forza la cui creazione è stata fortemente sponsorizzata dal presidente francese Emmanuel Macron e che dovrebbe pianificare l’intervento in situazioni di crisi non solo militari ma anche nel caso di catastrofi naturali o evacuazioni di civili. Non si tratta quindi una forza solo da combattimento ma dell’ennesimo tentativo di riunire militarmente un certo numero di partner Ue sotto l’ombrello di una potenza continentale. Il secondo punto riguarda l’adesione alla European Intervention Initiative della Gran Bretagna, che non è più membro dell’Unione ma che Parigi ha interesse a tenere vincolata sul piano militare nel nome di un asse che vede già i due Paesi sviluppare sistemi d’arma congiunti (specie in campo missilistico) e collaborare sui fronti più caldi (truppe britanniche stanno affluendo nel Sahel). Un asse con Londra che a Parigi viene visto come alternativo all’intesa sempre più complicata, anche sul piano militare, con Berlino.

In questo contesto il ministro della Difesa francese, Florence Parly, in un’intervista a Le Figaro non ha perso l’occasione per far presente che l’Italia aveva all’inizio mostrato interesse per la proposta, ma il nuovo governo di Roma «non ha ancora preso la decisione finale». Dichiarazione che ha consentito alle opposizioni italiane di accusare il governo Conte di voler demolire l’Unione anche se, più pragmaticamente, ci sono ben altre motivazioni dietro all’astensione di Roma. Innanzitutto il nuovo governo è in carica da pochissimo tempo e potrebbe non aver ancora valutato bene le opzioni. Inoltre Roma ha aderito alla fine del 2017 con altri 24 partner Ue ai nuovi programmi della PESCO, la Cooperazione permanente per la sicurezza prevista dal Trattato di Lisbona, che punta a un sistema integrato di difesa e prevede stanziamenti ad hoc per lo sviluppo congiunto di sistemi d’arma ed equipaggiamenti garantiti dal Fondo per la difesa europea (EDF), che verrà finanziato con 13 miliardi di euro nel periodo 2021-2027.

La EII non ha direttamente nulla a che fare con la PESCO, è una pura iniziativa francese e, specie in un contesto di braccio di ferro con Parigi dalla Libia ai migranti alla missione italiana in Niger (ancora bloccata dalle resistenze di Niamey dietro cui si cela l’ostruzionismo francese), la decisione italiana di non aderire potrebbe avere un preciso valore politico. Secondo indiscrezioni rivelate dal sito web Formiche.net, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, avrebbe espresso scetticismo verso l’iniziativa durante il recente incontro con l’omologa francese a Bruxelles. Perplessità nate dal distacco della EII sia dalla PESCO che dalla NATO, oltre che dalla volontà di evitare inutili duplicazioni di comandi, forze multinazionali e progetti congiunti, non da oggi già ridondanti.

La Francia mostra invece l’intenzione di smarcarsi e perseguire una sua strada dopo che la proposta di Parigi di sviluppare la difesa europea con un gruppo ristretto di partner era stata bocciata dalla Germania. Anche per questo, nell’attuale momento politico, non dovrebbe stupire che l’Italia non abbia né motivo né interesse a nutrire la grandeur di Parigi.