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EDITORIALE

Funerali Priebke, dove sta il vero scandalo

Classico, indecoroso balletto politico dopo la morte dell'ex capo nazista. Ma nella polemica finisce anche il Vicariato di Roma per il rifiuto del funerale religioso. E' una decisione senza precedenti.

Editoriali 14_10_2013
Erich Priebke

(Aggiornamento 14 ottobre, ore 13.00): Questa mattina il Vicariato di Roma ha emesso una "Nota in merito alle esquie del signor Erich Priebke" che, per dovere di informazione riportiamo qui integralmente, ma che non cambia il succo dell'editoriale:

In merito alla celebrazione dei funerali del signor Erich Priebke è necessario precisare quanto segue. La richiesta è stata presentata al parroco non dai familiari del defunto, ma da una signora a nome dell’avvocato del signor Priebke, nella mattina di sabato 12 ottobre.
L’autorità ecclesiastica, considerate tutte le circostanze del caso, ha ritenuto che la preghiera per il defunto e il suo affidamento alla misericordia di Dio – finalità proprie della celebrazione delle esequie religiose – dovessero avvenire in strettamente privata, cioè nella casa che ospitava le spoglie del defunto. Pertanto, nel rispetto della legge della Chiesa, non è stata negata la preghiera per il defunto, ma è stata decisa una modalità diversa da quella abituale, riservata e discreta. La proposta è stata rifiutata dall’avvocato del signor Priebke.
Pertanto, nel rispetto della normativa canonica, tutti i ministri cattolici, nella diocesi di Roma, si atterranno alle disposizioni stabilite dall’Ordinario.
                                                                                                        Roma,  14 ottobre 2013

 

 

Leggendo comunicati e commenti sui funerali dell’ex gerarca nazista Erich Priebke, morto centenario venerdì scorso a Roma, non si può fare a meno di provare un certo fastidio. Il perché è facile da capire: c’è un tale sfoggio di ipocrisia e demagogia da far venire la nausea.

Peraltro sembra che l’evento della morte di un uomo di cento anni, agli arresti domiciliari a Roma dopo essere stato estradato dall’Argentina e condannato nella capitale per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, abbia colto tutti di sorpresa. Così da tre giorni si rincorrono dichiarazioni, telefonate tra le varie autorità, prese di posizione: funerali sì, funerali no; a Roma, no in Argentina, macché in Germania. Un balletto francamente indecoroso: visto che era a Roma da anni e l’età era quella che era si sarebbe anche potuto prevedere che a un certo punto sarebbe morto nella capitale; si poteva pianificare il tutto con calma nel rispetto delle vittime di allora, ma anche della salma di un vecchio che, pur essendo stato un gerarca nazista, non merita per questo un pubblico oltraggio.

E ha fatto davvero male vedere che in questo circo indecente è stato tirato dentro anche il Vicariato di Roma che, secondo le agenzie di stampa, già sabato avrebbe fatto sapere che le chiese della capitale sarebbero state vietate per i funerali di Priebke. In realtà di comunicati ufficiali non ne risultano, anche se il "no" ieri sera è stato confermato dal portavoce del Vicariato, peraltro pare in assenza di una richiesta formale.

Non sappiamo con precisione se davvero Priebke fosse cattolico e desiderasse un rito funebre religioso, ma è certo che solo l’ipotesi del rifiuto di un funerale cattolico per il passato di Priebke fa nascere molte domande.

Non si può non ricordare che nella storia della Chiesa, il clero ha sempre testimoniato una volontà di compagnia misericordiosa che non si arrogava il diritto di giudicare gli intendimenti delle azioni svolte. La persona, si è sempre detto, precede ed eccede le scelte che fa; la persona – ce lo sta ricordando con insistenza papa Francesco – non è definita dal suo peccato, per quanto grande esso sia. E’ per questo che nei secoli sono stati accompagnati a morire cristianamente e hanno poi ricevuto cristiana sepoltura persone che hanno militato nelle più diverse formazioni ideologiche e politiche e si sono macchiati dei più diversi peccati.

Questa capacità di sguardo sull’umano, questa costante nella storia è anche ciò che ha messo per secoli la Chiesa al riparo da strumentalizzazioni. Per quanto ci siano sempre state proteste e tentativi di tirarla dalla propria parte, la Chiesa ha sempre affermato la propria libertà trattando ogni uomo come amato da Dio.

Il solo sospetto che a qualcuno sia rifiutato un funerale religioso, in forma privata, peraltro senza chiarirne le motivazioni, rompe questa tradizione. Certamente è un’azione che trova il plauso del mondo, l’approvazione della mentalità dominante; ma qualcuno ha pensato all’effetto per il popolo cristiano o anche solo per coloro che – pur non frequentando la Chiesa – nell’approssimarsi del giudizio finale si rivolgono a un prete sicuri di trovare una compagnia quali che siano gli errori o i peccati commessi?

In pratica è come affermare che ci sono dei peccati che sono irredimibili, che è l’esatto contrario di ciò che anche in questi giorni papa Francesco ha ripetuto. Per la Chiesa l’unico peccato irredimibile è il rifiuto dello Spirito, ovvero il rifiuto totale, consapevole, determinato della presenza di Cristo.

Il funerale religioso è un qualcosa che appartiene al mistero del rapporto con Cristo, e questo nesso non viene meno per i gesti che uno può compiere nella vita. Negare il funerale in forza di un passato nazista significherebbe far scendere la Chiesa al livello delle contese terrene, con le opzioni politiche e sociali che diventano determinanti nel momento della morte, in cui dovrebbero invece passare in secondo piano.

Alcuni giornali ed esperti hanno tirato in ballo l’articolo 1184 del Codice di Diritto Canonico che definisce i motivi per cui si possono rifiutare dei funerali religiosi. Secondo questo articolo le esequie vanno rifiutate a coloro che, «senza aver dato alcun segno di pentimento» sono «peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli».

Solo una interpretazione molto forzata può fare applicare questo articolo al caso Priebke: il «peccatore manifesto» è colui che vive nel peccato al momento della morte, non chi si è macchiato di colpe – anche gravissime – ma nel passato (sul pentimento solo il suo eventuale confessore può dire una parola). E quanto al «pubblico scandalo» bisogna intendersi sulla parola. Scandalo non si riferisce alla reazione di mass media, politici o appartenenti ad altre religioni, ma significa ciò che provoca inciampo al cammino nella fede dei cattolici. Vale a dire se provoca confusione nei fedeli spingendoli a commettere lo stesso peccato o a considerarlo come accettabile. Solo con la malafede si può sostenere che eventuali funerali in chiesa di Priebke significherebbero un avallo della Chiesa alle stragi naziste o una sostanziale indifferenza ad esse.

Al contrario il vero scandalo sta nel far sospettare che la Chiesa si preoccupi più di essere politicamente corretta che non di offrire una compagnia misericordiosa.