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CATASTROFISMO

Global Warming, un documentario smaschera la truffa

Il Global Warming è dato per certo e si ripete con altrettanta certezza che sia causato dall'uomo con la sua emissione di Co2. In realtà questa è ancora solo un'ipotesi. Il motivo per cui viene spacciata per certezza non è scientifico, ma politico. Un documentario, The Great Global Warming Swindle, smaschera la grande truffa.

Creato 11_07_2016
The Great Global Warming Swindle

Che la Terra si stia drammaticamente riscaldando per colpa dell’attività umana è una bugia, anzi una truffa. S’intitola proprio così, The Great Global Warming Swindle, un documentario piuttosto celebre trasmesso l’8 marzo 2007 dall’emittente televisiva britannica Channel 4 e facilmente reperibile in Internet. Oggi, grazie all’Associazione Piceno Tecnologie che si occupa di scienza e sviluppo a misura d’uomo, il documentario, diretto dal produttore e regista televisivo Martin Durkin, è disponibile per tutti anche con sottotitoli in italiano

La frode denunciata dal film è palese; il “riscaldamento globale” e le sue cause antropiche non sono affatto scienza, bensì una mera ipotesi, ma chi ascolta i telegiornali e legge i quotidiani è convinto del contrario. Affinché un’ipotesi su un fenomeno fisico possa diventare teoria comprovata occorre infatti che le sue affermazioni vengano suffragate in maniera empirica e rigorosa dalla comunità scientifica, ma le illazioni sul global warming, e soprattutto sul fatto che esso sia colpa dell’uomo, restano mere congetture non verificate. I dati raccolti sono discutibili e discussi, i metodi d’indagine sono criticabili e criticati, le conclusioni raggiunte sono contestabili e contestate.

A che pro dunque ingannare il pubblico? Secondo il documentario i motivi principali sono due: da un lato ci sono i ricercatori che, minacciando la catastrofe imminente, riescono a farsi lautamente finanziare studi altrimenti risibili ma in questo modo protetti dal politicamente corretto (chi mai oserebbe lesinare fondi a una causa tanto nobile?), dall’altro c’è la galassia ambientalista interessata ai lauti guadagni provenienti da quegl’impianti per le energie rinnovabili che vengono presentati come i “salvatori della patria”. L’imputato principale è infatti il “perfido” CO2 prodotto dagli esecrati combustibili fossili e pertanto responsabile del “riscaldamento terrestre”.

Ma non è così. Il livello di CO2 è in crescita sin dal 1940, ma fino al 1975 la temperatura terrestre è invece scesa, tornando poi a risalire fino al 1997. Inoltre, secondo il “modello global warming”, l’effetto serra causato dal CO2 dovrebbe produrre temperature più alte nella parte inferiore dell’atmosfera a contatto con il suolo (troposfera) e più basse vicino alla superficie terrestre, eppure i rilevamenti effettuati con sonde e satelliti dicono il contrario: le temperature sono uguali o addirittura l’opposto, più alte sulla crosta terrestre e più basse in aria.

Del resto è il CO2 che aumenta o diminuisce in seguito alle variazioni climatiche, non l’inverso: perché quando la temperatura si raffredda gli oceani assorbono CO2, rilasciandolo quando il clima si scalda. E anche il famoso effetto-serra non è come lo raccontano: al 95% è prodotto dal vapore acqueo e solo lo 0,054% di tutta l’atmosfera terrestre è costituito da CO2 del quale meno dell’1% è dovuto ad attività umana (molto di più ne producono la flora e la fauna del pianeta).

Eppure, si dirà, la Terra sta cambiando clima. Vero, ma con grande probabilità il mutamento è dovuto soprattutto all’influsso del Sole, attualmente in una fase di attività estremamente elevata. E comunque non è la prima volta che il nostro pianeta si riscalda “fuori norma”: durante il cosiddetto Ottimo climatico medievale, tra i secoli IX e XIV, le temperature terrestri medie furono ancora più alte.

La grande truffa conta peraltro le sue vittime: l’Africa, per esempio, ricca di petrolio e di carbone, a cui si sta però impedendo il benefico sviluppo che l’industria comporterebbe in nome di un allarmismo infondato che finisce per incide pesantemente sulla “mortalità domestica” causata da mancanza d’igiene, acqua potabile, elettricità e tecnologia sicura. Né manca l’assurdo grottesco, come in occasione del simposio ONU svoltosi a Nairobi nel 2006 (il documentario cita questo, quello allora più recente) quando si spese una fortuna per mantenere per 10 giorni più di 6mila “addetti ai lavori” giunti da mezzo mondo a bordo di mezzi altamente inquinanti per discutere di cose come il fotovoltaico nelle regioni subsahariane o i rapporti tra “riscaldamento globale” e sessismo…

È lo smascheramento totale, insomma, di una baggianata enorme sostenuta da un variegato fronte da tempo fissatosi con una e una sola idea: che l’uomo sia la malattia terminale del pianeta Terra e non la vera soluzione ai suoi problemi.