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I cristiani perseguitati da musulmani e induisti

Una chiesa pentecostale indiana è stata incendiata da centinaia di fanatici convinti di vendicare la morte di una donna che i famigliari induisti sostengono essere stata convertita a forza al cristianesimo e poi uccisa. Ma questa accusa non è nuova.

India. Continuano le violenze contro i cristiani. Una chiesa pentecostale, la Sehal Christ Church, è stata incendiata da centinaia di fanatici – almeno 300 – convinti di vendicare la morte di Seema Devi, una donna che i famigliari induisti sostengono essere stata convertita a forza al cristianesimo e poi uccisa.

In realtà Seema aveva sposato un uomo convertito al cristianesimo, Rinkhu Kumar, e si era a sua volta convertita spontaneamente. La sua morte è sopravvenuta il 15 gennaio per l’aggravarsi di una malattia di cui soffriva da tempo. Il giorno dopo il decesso, istigata dalla famiglia della defunta e dai radicali indù del Bajran Dal (l’ala giovanile del movimento induista Vishva Hindu Parishad), una folla ha assaltato la chiesa dove si trovava la salma che in seguito è stata bruciata su una pira secondo la tradizione indù. Gli aggressori, nonostante l’arrivo di due agenti di polizia, hanno gravemente danneggiato anche i negozi di proprietà di cristiani che si trovavano nelle vicinanze. Molti fedeli si sono messi in salvo fuggendo nella vicina foresta. Alcuni sono stati arrestati, tra cui lo stesso marito di Seema, mentre nessuno degli aggressori è stato fermato.

La Sehal Christ Church si trova nel distretto di Rajauri, nello stato di Jammu e Kashmir dove, ha spiegato all’agenzia di stampa AsiaNews il 23 gennaio Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, “i cristiani pentecostali soffrono la persecuzione peggiore, accusati di conversioni forzate quando invece le persone frequentano gli incontri di preghiera e abbracciano il Signore come il proprio Salvatore che li libera. Si trovano tra l’incudine e il martello dei nazionalisti indù e dei musulmani”.