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IL DIARIO DELLA CRISI

I disperati: dai renziani ai 5 Stelle, quelli del non-voto

Dopo insulti, promesse di non allearsi mai e umiliazione, i renziani del Pd tendono la mano ai penstastellati e viceversa. Pur di non andare al voto, in questi sette giorni di dibattito si vedrà di tutto pur di formare una coalizione temporanea che sostenga un nuovo governo. Ma sullo sfondo c'è anche lo scenario che si apre per il Quirinale. 

Politica 14_08_2019
Matteo Renzi in conferenza stampa

Se n’erano cantate di santa ragione per mesi e mesi, umiliandosi a vicenda con insulti e offese di ogni tipo. Ora flirtano pur di evitare le urne e di incollarsi alla poltrona per governare insieme e, perché no, durare fino al 2022 ed eleggere anche il successore di Sergio Mattarella. Pd e Cinque Stelle provano a coalizzarsi contro Matteo Salvini ma sono a loro volta divisi internamente.

Per un bizzarro gioco di ruoli, i renziani, che fino alla settimana scorsa erano i più ostili a un patto con i grillini, oggi parlano di governo di responsabili che possa scongiurare l’aumento dell’Iva al 25% e salvare i conti pubblici, mentre i fedeli del segretario Nicola Zingaretti sembrano preferire il voto anticipato, proprio per far fuori i seguaci dell’ex sindaco di Firenze e prendere in mano i gruppi parlamentari. Ieri Matteo Renzi ha convocato una conferenza stampa proprio per chiamare a raccolta in Parlamento tutti gli anti-leghisti, dicendosi convinto che i numeri per un nuovo esecutivo di legislatura ci sono. Non a caso si parla nelle ultime ore di “lodo Bettini” dal nome dell’esponente dem Goffredo Bettini, che auspica proprio un governo di lunga durata Pd-Cinque Stelle in grado di mandare Lega e centrodestra all’opposizione fino al 2023. Su questa proposta si sono espressi favorevolmente anche gli ex ministri Dario Franceschini e Maurizio Martina.

Ieri nell’aula di Palazzo Madama si è deciso che le comunicazioni del premier Giuseppe Conte si terranno alle ore 15 di martedì 20 e quindi c’è da scommettere che nei prossimi 7 giorni il partito del non voto le tenterà tutte per individuare una soluzione che, numeri alla mano, possa consentire alla legislatura di proseguire, anche con pastrocchi e soluzioni pasticciate che certamente non fanno il bene dell’Italia. Infatti, nella decisione di ieri sulla calendarizzazione della crisi, è passata la linea anti-Lega, perché il Carroccio, insieme con Fratelli d’Italia e Forza Italia, premeva affinchè già oggi si votasse in aula la mozione di sfiducia a Conte.

C’era attesa per l’intervento del vicepremier Matteo Salvini, che ieri in aula ha spiazzato gli ormai ex alleati di governo, dicendosi disposto a votare, come chiedono Luigi Di Maio e compagni, il taglio di 345 parlamentari, a patto che subito dopo si dia la parola agli italiani. Qualcuno aveva ipotizzato che il Capitano annunciasse il ritiro della delegazione leghista dal governo, ma non è stato così.

"Ritirare i ministri? No, perché mai. Ora parlo in Aula e sentirete", aveva annunciato ieri pomeriggio Salvini, che ha poi chiarito: "Raccolgo l'invito di Di Maio: la Lega voterà per anticipare il voto sul taglio dei parlamentari, 345 in meno la settimana prossima, e poi si va immediatamente a votare. Affare fatto, noi ci siamo. L'articolo 4 della legge costituzionale per il taglio dei parlamentari dice che se nel frattempo vengono sciolte le Camere quella legge entra in vigore nella legislatura successiva".

Poi, tra contestazioni e interruzioni ha aggiunto: "L'Italia vuole avere certezze e cosa c'è di più bello, democratico, trasparente, lineare, dignitoso che dare la parola al popolo. Cosa c'è di più bello. Non capisco la paura, il terrore, la disperazione". Infine, rivolto a Renzi, ha detto: "Capisco il terrore da parte del senatore Renzi, comprensibilissimo: perché sa che con i disastri che ha fatto gli italiani lo mandano a casa immediatamente quindi piuttosto che lasciare la poltrona sta qua col vinavil".

Nonostante gli organi direttivi di Forza Italia abbiano bocciato l’idea di lista unica con la Lega in caso di veloce ritorno alle urne, in aula sembra essere scattata ieri una piena solidarietà tra i partiti dell’ex centrodestra. Il capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini ha attacca i dem e i pentastellati: "La vera barzelletta sarà quando il partito di Bibbiano e il partito del vaffaday si metteranno insieme per governare l'italia, ci sarà da ridere".

Al di là dell’attaccamento alla poltrona di gran parte degli attuali parlamentari, molti dei quali, in caso di interruzione anticipata della legislatura, non sarebbero ricandidabili e comunque non verrebbero rieletti, la battaglia più delicata riguarda l’elezione del successore di Sergio Mattarella. Sarà questo Parlamento a gestirla? Il Movimento Cinque Stelle, che ha la maggioranza, spera in un’ipotesi del genere. Addirittura c’è chi in Forza Italia sospetta che i pentastellati vogliano eleggere Beppe Grillo al Quirinale nel 2022 e in cambio sarebbero disposti a fare con il Pd un governo di legislatura.

Invece il centrodestra punterebbe sull’attuale Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che non a caso in queste ore di crisi sta facendo di tutto per accelerare i tempi e per fare il gioco di Matteo Salvini. In caso di voto anticipato ad ottobre, la vittoria del centrodestra potrebbe essere schiacciante e i numeri per eleggere il prossimo Capo dello Stato ci sarebbero tutti.  E magari i tempi sarebbero maturi per eleggere per la prima volta una donna al Colle.