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IL LIBRO

I Manelli, la fede in eredità ai numerosi figli

Anche persone buone e motivate, che frequentano i sacramenti e si sforzano di essere buoni cristiani, si «turbano e si scandalizzano» quando sentono di famiglie che progettano numerosi figli. Nel caso di Settimio e Licia Manelli, oggi, all’annuncio del ventunesimo figlio avrebbero chiamato la neuro e sarebbero stati portati via con la camicia di forza». La storia di una coppia di sposi, presto beati. 

Cultura 05_08_2017

Padre Serafino Tognetti, già superiore generale della Comunità dei Figli di Dio (fondata da don Divo Barsotti), nella presentazione al libro di cui parleremo scrive che, oggi come oggi, anche persone buone e motivate, che frequentano i sacramenti e si sforzano di essere buoni cristiani, si «turbano e si scandalizzano» quando sentono di famiglie che progettano numerosi figli.

«Di solito all’annuncio dell’arrivo del primogenito nonni e zii festeggiano, all’arrivo del secondo anche, ma con meno entusiasmo; all’annuncio del terzo cominciano a preoccuparsi, a quello del quarto rimproverano, se arriva il quinto si disperano, se annunciano il sesto gli sposi sono considerati degli irresponsabili, dei pazzi, privi di ragione e di cuore.

Nel caso di Settimio e Licia, oggi, all’annuncio del ventunesimo figlio avrebbero chiamato la neuro e sarebbero stati portati via con la camicia di forza». E chi sono Settimio e Licia? E’ più noto uno dei loro figli, l’ultraottantenne Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata. A questi due genitori, di cui è in corso il processo di beatificazione, ha dedicato un libro Giuseppe Brienza: Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli (Giuliano Ladolfi Editore, pp. 70, €. 10).

Un tempo si diceva che Dio ama le famiglie numerose, e lo si diceva anche perché queste erano feconde fornitrici di vocazioni religiose. Sull’antico esempio dei santi. Padre Tognetti ricorda, per esempio, che santa Caterina da Siena aveva una gemella e che sua madre, monna Lapa, aveva sfornato in tutto ventiquattro rampolli. E in casa di san Luigi Maria Grignion de Montfort i figli non erano diciotto? E non è nemmeno un caso che le famiglie prolificissime di una volta avessero delle forti motivazioni religiose.

Per esempio, in casa Manelli la sera si recitava il rosario, che mamma Licia recitava reggendo in braccio un pargolo, e il padre, Settimio (nome che indica, a sua volta, un cospicuo numero di fratelli), in ginocchio. Quantunque laureato (cosa rara all’epoca) e insegnante. Ecco un ricordo di quelli che restano per sempre nella mente di un figlio: il papà che dice il rosario inginocchiato. Domanda: che cosa ti ha lasciato in eredità tuo padre, una villa con piscina? un conto in banca con molti zeri? No: la fede.

Si sposarono il 15 luglio 1926, Settimio e Licia, e mai avrebbero immaginato di finire candidati agli altari come i coniugi Martin (genitori di santa Teresina), i Beltrame Quattrocchi, i Gheddo, gli Amendolagine, i Bernardini. Settimio (1886-1978) e Licia (1907-2004) erano terziari francescani e figli spirituali di Padre Pio. Uno dei loro figli, Stefano Maria, da sacerdote francescano conventuale uscì dall’ordine per fondare i Francescani dell’Immacolata, cui unì subito dopo un ramo femminile.

Si tratta della famiglia religiosa che ha conosciuto, più di ogni altra recente, una crescita tumultuosa e un’espansione intercontinentale di tutto riguardo. Epperò, dal 2013 è stata sottoposta dal Vaticano a regime di commissariamento, una misura che ha fatto (e continua a far) discutere e di cui non sono ancora chiari i contorni. Ma sappiamo che Dio non abbandona i «cattolici conigli» e i loro rampolli, perciò l’ultima parola non è ancora detta.