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CONTRORDINE A CERNOBBIO

I salotti buoni assolvono il deficit e benedicono Conte

Pd e Cinque Stelle misurano gli umori dei cosiddetti “poteri forti”. Il risultato? Al forum Ambrosetti di Cernobbio è promozione a pieni voti. Anche se, da quel che si preannuncia sulla Finanziaria, il governo vuole nuove spese e deficit, tutto ciò che il mondo imprenditoriale condannava fino a ieri (quando al governo c'era anche la Lega).

Politica 08_09_2019
Il forum Ambrosetti a Cernobbio

Nell’attesa del discorso che il premier Giuseppe Conte pronuncerà alla Camera e al Senato per ottenere la fiducia, Pd e Cinque Stelle misurano gli umori dei cosiddetti “poteri forti” dopo la nascita del Conte bis. Si è capito fin da subito che le cancellerie europee e i mercati finanziari stavano esprimendo un altissimo gradimento, se è vero che da Bruxelles le dichiarazioni favorevoli alla nuova alleanza di governo si sono accavallate in poche ore e lo spread è sceso a livelli bassissimi.

C’era da verificare, invece, il punto di vista di Confindustria, sindacati e cosiddetti “salotti buoni”, che pure avevano manifestato un certo scetticismo nei confronti del precedente esecutivo giallo-verde e che nel week-end, dal forum Ambrosetti di Cernobbio, hanno accordato un’ampia apertura di credito al nuovo governo. In generale si registra una solida consapevolezza del rasserenamento nei rapporti Italia-Ue, dovuto all’uscita di scena di Matteo Salvini e alla caduta del fronte sovranista, e una crescente fiducia nella possibilità che il nostro Paese possa rafforzare il suo peso nell’Unione, anche grazie alla nomina di Paolo Gentiloni a commissario Ue. Mario Monti, ad esempio, ha esplicitamente dichiarato che con il Conte bis si apre una fase nuova nei rapporti tra Ue e Italia, nella quale i rapporti saranno molto più distesi, cordiali e positivi.

Ma perché in così poco tempo si è realizzato questo “miracolo”? Può bastare la defenestrazione del Capitano a spiegare tale quadro così repentinamente rivoluzionato? Un po’ di ipocrisia indubbiamente c’è, anzi si taglia a fette. Non può essere che l’Italia improvvisamente sia diventata uno Stato con altissime potenzialità di crescita e non rappresenti più quel problema che a ogni piè sospinto i commissari europei e le agenzie di rating denunciavano nelle loro frequenti dichiarazioni e nei loro rapporti periodici.

E Confindustria, che lamentava fino a pochi giorni fa una “crescita zero”, un Paese fermo e un rischio impoverimento complessivo del sistema produttivo, oggi che pensa del nuovo governo? Il suo presidente Vincenzo Boccia è incredibilmente tornato speranzoso e ha raccomandato al nuovo esecutivo alcune cose molto chiare: «Attenzione al cuneo fiscale, cioè abbassare le tasse sui salari dei lavoratori italiani, avere una grande attenzione a un piano d’inclusione giovani, uscire dai dogmi, aprire una grande stagione di infrastrutture nel Paese. Essere protagonisti di una stagione riformista europea in cui proporre una grande operazione di infrastrutture transnazionali, semmai finanziate da eurobond. Il primo provvedimento che si aspettano gli industriali? Gli industriali si aspettano un grande provvedimento anticiclico».

Peccato però che le prime dichiarazioni che filtrano da alcuni ambienti governativi rispetto alla nuova manovra che dovrà essere preparata in autunno sembrano andare nella direzione opposta a quella indicata da Boccia, vale a dire verso un maggiore assistenzialismo, un ridondante statalismo soprattutto nei settori della sanità e della scuola, un pauperismo fatto di aiuti a chi comunque non spende di più anche se paga meno tasse (i redditi sotto i 30mila euro) e di sostanziali aggravi di imposte al ceto medio, che rappresenta la maggioranza del Paese e che avrebbe tratto giovamento dall’eventuale introduzione della flat tax annunciata dal governo precedente. Senza dimenticare lo sbilanciamento in favore del Sud di gran parte dei ministri, che arrivano proprio da li’ e che saranno certamente invogliati a fare gli interessi dei propri territori anziché quelli dell’intera nazione.

Altro punto da evidenziare è quello relativo al debito pubblico. I cosiddetti “salotti buoni” erano preoccupati dai roboanti annunci di Matteo Salvini che avrebbe voluto fare una manovra in deficit, con nuovi investimenti per rilanciare la crescita e stimolare i consumi. L’Europa storceva il naso di fronte a questi proclami e richiamava costantemente il nostro Paese a un maggiore rigore nei conti pubblici e al contenimento della spesa pubblica.  Subito dopo la nascita del Conte bis a Bruxelles si sono detti possibilisti sul fatto che l’Italia, peraltro al pari di altri Stati europei, possa sforare i parametri europei e indebitarsi ulteriormente per finanziare lo sviluppo. Ma allora il problema era solo il Carroccio?

Tutto ciò per dire che ancora una volta si è dimostrata la prevalenza dei “salotti buoni” rispetto alla volontà popolare. Gli italiani sul piano della difesa dei risparmi e della stabilità finanziaria trarranno probabilmente giovamento dalla formazione di questo nuovo asse di governo Pd-Cinque Stelle, ma sul piano fiscale e delle politiche sociali potrebbero presto rimpiangere i governi precedenti. Sterilizzare l’aumento dell’Iva a partire dal primo gennaio comporterà, ad esempio, interventi restrittivi su altri fronti. Verrà introdotta una patrimoniale? Ci saranno nuove tasse? Visto che l’intento sembra non essere quello di tagliare i servizi, come si finanzieranno provvedimenti necessari per evitare che scattino le clausole di automatico aumento dell’imposta sul valore aggiunto?

L’ipocrisia sta proprio qui. Tutto quello che prima dell’alleanza giallo-rossa veniva agitato come uno spauracchio per il futuro del Paese ora è incredibilmente evaporato e si è convertito in normale gestione di problemi risolvibili con una manovra morbida e senza sacrifici per le tasche degli italiani. I poteri forti hanno dunque dato il loro imprimatur alla nuova intesa di governo e sono pronti a sostenere l’asse Pd-Cinque Stelle. Ma su tanti temi, dalle infrastrutture alla sicurezza, dalla giustizia all’immigrazione, i due nuovi alleati hanno posizioni diametralmente opposte e dovranno badare a compiacere i rispettivi elettorati. Il collante europeista basterà o prevarranno, come nella precedente maggioranza giallo-verde, le spinte disgregatrici?