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IL BELLO DELLA SCUOLA/16

Il diario a casa, retrobottega del vero volto giovanile

Il diario è una ricchezza immensa, non solo per lo studente che lo scrive, ma anche per l’adulto che lo legge, perché scopre che tutti hanno una profondità e un’anima bella se solo si fermano a contemplarla.

Cultura 13_10_2019

Nella mia esperienza d’insegnante c’è un compito (consegna domestica) che si rivela come il più importante e incisivo per la crescita umana e scolastica dello studente: il diario. Credo che vada proposto questo compito già dalla scuola primaria fino alla secondaria di secondo grado.

Da anni trascorro ore e ore a leggere i diari degli studenti: li ritiro tre volte durante l’anno scolastico (dopo l’estate, a dicembre e a maggio). Assegnare lo svolgimento continuo e costante del diario richiede coraggio e spirito di sacrificio da parte dell’insegnante.

Coraggio, perché la maggior parte dei ragazzi è stupita di fronte al compito che viene assegnato. Il diario è reputato, spesso, come una consegna fanciullesca e adolescenziale. Sono i ragazzi che hanno il maggior numero di pregiudizi al riguardo, perché tendono a reputare la stesura come un’attività da femmine.

Allora, io spiego che il diario è una sorta di Zibaldone leopardiano, una raccolta di pensieri e di riflessioni sulla vita, su quanto accade di bello e di brutto nella giornata, su incontri e fatti, discussioni e meditazioni, letture o film visti. Il diario non deve riportare tutte le attività svolte dal ragazzo durante la giornata, ma deve essere un momento di approfondimento di un aspetto della vita, l’apertura di una finestra sulla realtà.

Un giorno si potrà scrivere della mamma, del papà, del fratello, un altro delle proprie aspirazioni nella vita, di un amico, della ragazza, etc. Spirito di sacrificio, perché, com’è ben comprensibile, la lettura dei diari richiede tempo, immedesimazione e tentativo di comprensione del pensiero dei ragazzi: le pagine degli studenti sono, spesso, un flusso di vita, di emozioni, di sentimenti, di paure, di desideri e di angosce che provocano profondamente l’animo dell’insegnante adulto.

Quando spiego ai ragazzi il compito del diario, anticipo che manterrò il totale «segreto professionale» su quanto hanno scritto. Perché vale la pena proporre questa attività? In primis, il diario permette la scoperta del proprio arriere boutique (per usare un’espressione di Montaigne che mi piace), ovvero del proprio retrobottega, uno spazio personale, un luogo di riflessione, la scoperta che abbiamo un’interiorità, una coscienza, un’anima. In questo senso diventa importante la stesura del diario.

Nel triennio tutti i miei studenti devono dedicare una parte del loro tempo (due volte alla settimana almeno) a questo impegno.  Nel tempo lo studente si stupisce di avere tante idee e pensieri nella testa, di possedere un desiderio profondo oppure si chiede perché non abbia nulla da dire. Il ragazzo così si mette in moto, inizia un cammino, cioè un percorso. Il diario è molto più che una semplice attività di scrittura, è la scoperta che io ci sono e posso dire la mia, che si distingue dall’informe e anonimo giudizio della massa.

In secondo luogo, la scrittura migliora dopo alcune settimane. All’inizio il ragazzo potrà aver paura della pagina bianca, ma, poi, acquisirà una maggiore familiarità con lo strumento e si renderà conto che sempre più rapidamente il pensiero prenderà forma in parole sulla pagina. A scuola si sente sempre il Leit Motiv: per imparare a scrivere bisogna leggere tanto. Ma questo consiglio è molto parziale: è necessario scrivere tanto. Non è sufficiente vedere l’esercizio altrui per essere in grado di svolgerlo, bisogna cimentarsi di persona, cercare le parole giuste, trovare l’espressione adeguata per trasmettere il sentimento, l’emozione, il giudizio.

In terzo luogo, il ragazzo scopre una responsabilità, nel senso pieno del termine: iniziando a rendersi conto che deve rispondere di come utilizza il proprio tempo, avverte e a percepire la vita come compito. È un cammino graduale e costante di presa di consapevolezza di sé e dell’uso del proprio tempo, perché il ragazzo, di solito, in un lavoro prolungato tende all’autenticità e non vuole mentire. Un po’ alla volta, il ragazzo comprende cosa davvero voglia dalla vita.

Ecco due esempi. Una mia studentessa scrive nella prima pagina di diario dell’estate: Il nostro insegnante ci ha salutato prima delle vacanze dicendoci che è importante che il tempo sia dedicato a qualcosa. Da come utilizziamo il nostro tempo si capisce chi siamo e a che cosa teniamo davvero. Io ho deciso che non avrei dedicato il mio tempo a qualcosa, ma a qualcuno.

Tutti i giorni la ragazza va a trovare un suo parente che non sta bene. Alla fine dei tre mesi di vacanza, poco prima che inizi la scuola, scrive: In questi tre mesi ho scoperto la gioia di donarsi. Non penso che dopo questa esperienza potrò ancora lamentarmi come mi è capitato spesso di fare finora.

Secondo esempio. Qualche anno fa, un ragazzo volle regalarmi la sua ultima pagina di diario di quinta superiore. Aveva compreso che il diario non era solo un esercizio di scrittura, l’aveva compreso dopo due anni faticosi in cui non si era mai aperto e non aveva scoperto se stesso. Ora, l’ultimo anno di scuola, il diario era diventato occasione di esplicitare la sua grande creatività. Con questo mezzo aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce quello che già sapeva dentro di sé, cioè che voleva dipingere, creare, fare l’artista, non importava in quali condizioni: questo era sempre stato il suo sogno, anche se non aveva mai avuto il coraggio di affermarlo pubblicamente. Sentiamo una parte dell’ultimo giorno del diario: Questa è la mia ultima giornata di diario. Sono contento di essermi raccontato quest’anno, perché mi sono aperto di più e mi veniva quasi automatico confidarmi. […] Per due anni non ho amato il diario, anzi ho provato un certo fastidio a raccontarmi. Non volevo aprirmi. Ora ho compreso. E grazie al diario ho avuto il coraggio di fare una scelta coraggiosa per l’università. Ho avuto il coraggio di proseguire in un campo difficile come quello dell’arte. […] Se vuole può strappare questa pagina di diario e tenerla come ricordo. Grazie.

Il diario è una ricchezza immensa, non solo per lo studente che lo scrive, ma anche per l’adulto che lo legge, perché scopre che tutti hanno una profondità e un’anima bella (se solo si fermano a contemplarla), che le persone sono spesso molto diverse da quello che appaiono. L’insegnante è accompagnato dal diario a scoprire l’umanità del ragazzo e a guardarlo nella sua integrità di persona. Il mondo adulto può scoprire il vero volto del mondo giovanile.