Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Marco a cura di Ermes Dovico
VISITA STORICA

Il Papa ad al Azhar: «Affermare l'incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare»

È stata la visita all'Università al Azhar, centro dell'islam sunnita, con l'abbraccio al Grande Imam Ahmad al-Tayyib, il centro della prima giornata di papa Francesco in Egitto. Richiamo contro ogni forma di abuso nel nome di Dio e condanna del laicismo e del fondamentalismo religioso. Importante incontro anche con il patriarca copto-ortodosso Tawadros II, siglato un accordo sul "tibattezzo".

Ecclesia 29_04_2017
Abbraccio tra Papa e Grande Imam di al Azhar

«Questo è un viaggio di unità e fratellanza!». Lo ho detto il Papa ai giornalisti che lo accompagnavano sull'Airbus 321 dell’Alitalia che ieri è partito da Fiumicino per condurre Francesco al Cairo, in occasione del suo importante viaggio apostolico in Egitto. Una due giorni iniziata ieri e che ha tra i suoi temi l'ecumenismo con gli altri cristiani, copti in particolare, il dialogo interreligioso nei confronti dell'islam, e quindi il dialogo per la pace. Inutile ricordare che il viaggio si svolge dopo il terribile attacco islamista alle chiese cristiane copte dello scorso 9 aprile, domenica delle Palme. Il Papa, come indicato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin all'Osservatore Romano, «vuole essere messaggero di pace dove c'è più bisogno di pace, dove c'è più bisogno di annunciare e di operare per la pace».

NO ALLA VIOLENZA IN NOME DI DIO E UNA VERA LAICITA'

Dopo una visita di cortesia al Presidente Abd al-Fattah al-Sisi presso il Palazzo presidenziale, Francesco si è recato alla sede dell'Università Moschea di Al Azhar, il più importante e prestigioso centro di studi dell'islam sunnita. Qui ha incontrato il Grande Imam Ahmad al-Tayyib e insieme hanno partecipato alla Conferenza internazionale per la pace organizzata proprio da Al Azhar. 

Il discorso del Papa alla Conferenza internazionale per la pace può essere considerato l'evento centrale di questo viaggio. Francesco ha parlato dopo l'imam, e insieme all'imam, ha ribadito che «siamo chiamati a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio». È il richiamo contro ogni forma di abuso del nome di Dio, da cui deriva «un “no” forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare».

Non è possibile, ha sottolineato il Papa, costruire la pace «escludendo Dio dall'orizzonte», per evitare il perdurare di un «pericoloso paradosso, per cui da una parte si tende a relegare la religione nella sfera privata, senza riconoscerla come dimensione costitutiva dell’essere umano e della società; dall’altra si confonde, senza opportunamente distinguere, la sfera religiosa e quella politica». È il richiamo ad una sana laicità che liberi la religione dal peso della politica e, nello stesso tempo, sappia arricchire la politica con i contributi della religione, l'opposto di ogni fondamentalismo e di ogni laicismo.

Infine, per costruire la pace è «fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza». 

 

IL DOVERE DI SMASCHERARE I PREDICATORI DI ODIO

Presso l'hotel Al-Màsah del Cairo è avvenuto poi l'incontro con le Autorità. Ad attendere il Papa circa 800 rappresentanti delle Istituzioni, del Corpo diplomatico e della Società civile egiziana. Il Presidente al-Sisi che già aveva accolto Francesco al Palazzo presidenziale è intervenuto per dire che l'Egitto è «in prima linea contro il terrorismo». 

Il Papa ha sottolineato lo storico ruolo strategico dell'Egitto nel Medio Oriente e ha detto che «di fronte a uno scenario mondiale delicato e complesso, che fa pensare a quella che ho chiamato una “guerra mondiale a pezzi”, occorre affermare che non si può costruire la civiltà senza ripudiare ogni ideologia del male, della violenza e ogni interpretazione estremista che pretende di annullare l’altro e di annientare le diversità manipolando e oltraggiando il Sacro Nome di Dio». Quindi ha ricordato alcuni doveri di tutti, anche delle autorità civili, in particolare «abbiamo il dovere di smascherare i venditori di illusioni circa l’aldilà, che predicano l’odio per rubare ai semplici la loro vita presente e il loro diritto di vivere con dignità, trasformandoli in legna da ardere e privandoli della capacità di scegliere con libertà e di credere con responsabilità (…) Abbiamo il dovere di smontare le idee omicide e le ideologie estremiste, affermando l’incompatibilità tra la vera fede e la violenza, tra Dio e gli atti di morte». 

Non è mancato un richiamo al necessario «rispetto incondizionato dei diritti inalienabili dell'uomo, quali l'uguaglianza tra tutti i cittadini, la libertà religiosa e di espressione, senza distinzione alcuna». A questo proposito va ricordato che al-Sisi si è fatto promotore di un rinnovato impegno per la libertà religiosa (è il primo presidente egiziano ad aver preso parte alle celebrazioni copte), ma per contro il suo governo viene spesso accusato di non rispettare le minoranze e gli oppositori politici.

 

ECUMENISMO DEL SANGUE E FINE AL “RIBATTEZZO”

Il terzo momento della prima giornata egiziana di Francesco ha visto l'incontro con il Patriarca copto ortodosso Tawadros II. Al termine della riunione privata ha preso la parola il Patriarca, quindi ha parlato Francesco e, infine, i due hanno sottoscritto una importante dichiarazione congiunta che dà atto dei passi avanti avvenuti nel cammino ecumenico. Il punto più importante è senz'altro quello riguardante il Battesimo che si trova al n°11 della Dichiarazione. Fino ad oggi la Chiesa copta era solita rinnovare il battesimo quando un fedele di un'altra Chiesa chiede di entrarvi.

Oggi, si legge nella dichiarazione, «noi, Papa Francesco e Papa Tawadros II, al fine di allietare il cuore del Signore Gesù, nonché i cuori dei nostri figli e figlie nella fede, dichiariamo reciprocamente che con un’anima sola e un cuore solo cercheremo, in tutta sincerità, di non ripetere il Battesimo amministrato in una delle nostre Chiese ad alcuno che desideri ascriversi all’altra. Tanto attestiamo in obbedienza alle Sacre Scritture e alla fede espressa nei tre Concili Ecumenici celebrati a Nicea, a Costantinopoli e a Efeso».

Dopo le stragi della scorsa domenica di Pasqua non poteva mancare nel discorso di Papa Francesco il riferimento all'ecumenismo “del sangue”. «Quanti martiri in questa terra, fin dai primi secoli del Cristianesimo, hanno vissuto la fede eroicamente e fino in fondo, versando il sangue piuttosto che rinnegare il Signore e cedere alle lusinghe del male o anche solo alla tentazione di rispondere con il male al male. Ben lo testimonia il venerabile Martirologio della Chiesa Copta. Ancora recentemente, purtroppo, il sangue innocente di fedeli inermi è stato crudelmente versato. Carissimo Fratello, come unica è la Gerusalemme celeste, unico è il nostro martirologio, e le vostre sofferenze sono anche le nostre sofferenze, il loro sangue innocente ci unisce».  

Al termine dei discorsi Tawadros II e Francesco si sono recati nella chiesa di S.S. Pietro e Paolo per un momento di preghiera ecumenica, a cui hanno presenziato anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak e il patriarca cattolico siriano di Antiochia, Gregorios III Laham.  All'uscita della chiesa è stato reso omaggio alle 29 vittime dell'attentato dello scorso 11 dicembre da parte di un terrorista affiliato all'Isis.