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A NAGASAKI

Il Papa: “Spendete i soldi per la natura non per le armi”

Il Papa a Nagasaki, una delle due città simbolo della distruzione atomica. Nelle sue parole un monito contro la corsa agli armamenti. «Pace e stabilità internazionale incompatibili se c'è paura di reciproca distruzione; possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà dell’intera famiglia umana». 

Ecclesia 25_11_2019

Era l'appuntamento più atteso di questo 32esimo viaggio apostolico del papa. Il messaggio sulle armi nucleari pronunciato all'Atomic Bomb Hypocenter Park di Nagasaki ha visto Francesco alzare ancora una volta la voce contro la corsa agli armamenti. Lo ha fatto nella città simbolo della distruzione atomica. "Questo luogo - ha esordito - ci rende più consapevoli del dolore e dell’orrore che come esseri umani siamo in grado di infliggerci". Il 9 agosto del 1945 nelle macerie della città nipponica finì anche la cattedrale. Si salvò una croce che venne recuperata da un marine americano di fede cattolica e che è stata restituita alla Chiesa giapponese proprio pochi mesi fa.

Il pontefice ha menzionato la croce bombardata e la statua della Madonna nel suo discorso a perenne memoria dell’"orrore indicibile subito nella propria carne dalle vittime e dalle loro famiglie". Bergoglio ha puntato l'indice sul possesso e l'uso delle armi, considerate nemiche della pace. "Il nostro mondo - ha osservato il papa - vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo". Dal luogo che più di ogni altri al mondo testimonia la capacità di distruzione delle armi, Francesco ha sostenuto che "la pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale" mentre "sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani".

Il pontefice argentino ha invitato l'uomo a destinare le risorse impiegate per la corsa agli armamenti "a vantaggio dello sviluppo integrale dei popoli e per la protezione dell’ambiente naturale". Francesco ha auspicato l'affermarsi di un mondo in pace, libero dalle armi nucleari. Una realtà che, a suo dire, può concretizzarsi solo con la partecipazione di tutti e con una "risposta collettiva" alla minaccia degli armamenti. "È necessario - ha continuato il pontefice - rompere la dinamica della diffidenza che attualmente prevale e che fa correre il rischio di arrivare allo smantellamento dell’architettura internazionale di controllo degli armamenti".

Poi, è passato ad una riflessione sulla situazione geopolitica attuale che vedrebbe, a suo dire, "un’erosione del multilateralismo", un aspetto che renderebbe ancora più grave "lo sviluppo delle nuove tecnologie delle armi" e che costituirebbe una contraddizione "nell’attuale contesto segnato dall’interconnessione". Quello del papa è poi diventato un appello ai leader del mondo a "considerare l’impatto catastrofico dell'uso (delle armi) dal punto di vista umanitario e ambientale, rinunciando a rafforzare un clima di paura, diffidenza e ostilità, fomentato dalle dottrine nucleari". In questo senso, Bergoglio ha citato anche gli obiettivi di sviluppo dell'Agenda 2030 dell'Onu: "lo stato attuale del nostro pianeta - ha continuato - richiede, a sua volta, una seria riflessione su come tutte queste risorse potrebbero essere utilizzate, con riferimento alla complessa e difficile attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e quindi raggiungere obiettivi come lo sviluppo umano integrale".

Sempre a Nagasaki il papa ha omaggiato i santi martiri del Giappone davanti al monumento loro dedicato, non nascondendo di aver atteso "con ansia" questo momento. "Questo santuario - ha spiegato Francesco - più che di morte, ci parla del trionfo della vita".  Le parole del Santo Padre si sono soffermare sul significato del martirio. "Qui c’è l’oscurità della morte e del martirio - ha precisato - ma si annuncia anche la luce della risurrezione, dove il sangue dei martiri diventa seme della vita nuova che Cristo vuole donare a tutti noi". La testimonianza dei martiri aiuta a rinnovare la dedizione del cristiano al "discepolato missionario che sa lavorare per una cultura capace di proteggere e difendere sempre ogni vita, attraverso il 'martirio' del servizio quotidiano e silenzioso verso tutti, specialmente i più bisognosi".

Davanti al monumento dedicato alla memoria di 26 martiri crocifissi nel 1597, Francesco ha voluto far arrivare il suo pensiero ai tanti cristiani perseguitati ancora oggi in giro per il mondo: "martiri del secolo XXI - li ha definiti - che ci interpellano con la loro testimonianza affinché prendiamo, con coraggio, la via delle Beatitudini". Bergoglio ha chiesto di pregare per loro ed è passato poi a citare il Documento di Abu Dhabi, regalato qualche giorno fa ad un leader buddista in Thailandia, per dire di alzare la voce "anche contro ogni manipolazione delle religioni, operata 'dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini'".

Un'altra tappa importante è stata la Santa Messa celebrata nello stadio del baseball di Nagasaki dove ha pronunciato un'omelia in cui ha ricordato di nuovo le ferite che segnano il volto della città nipponica. Le guerre, ha ricordato il papa, non appartengono solo al passato ma rappresentano anche una realtà odierna: egli è tornato a parlare di "terza guerra mondiale a pezzi", chiedendo ai presenti di alzare da quel luogo la voce "in una preghiera comune per tutti coloro che oggi stanno patendo nella loro carne questo peccato che grida in cielo, e perché siano sempre di più quelli che, come il buon ladrone, sono capaci di non tacere né deridere, ma di profetizzare con la propria voce un regno di verità e di giustizia, di santità e di grazia, di amore e di pace".

Non è mancata una visita ad Hiroshima, l'altra città distrutta dal bombardamento atomico del 1945. Qui Francesco è stato protagonista al Memoriale di un incontro per la pace dove è tornato a ribadire la necessità di "lasciare che le armi cadano dalle nostre mani" per poter realizzare "una società più giusta e più sicura". Ed ha lanciato le sue tre parole d'ordine: ricordare, camminare insieme, proteggere. Tre verbi definiti "imperativi morali che, proprio qui a Hiroshima, acquistano un significato ancora più forte e universale e hanno la capacità di aprire un cammino di pace". Francesco ha concluso il suo discorsi, lanciando un appello: "mai più la guerra, ma più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza!". Al termine dell'appuntamento di Hiroshima, il pontefice ha fatto ritorno in aereo a Tokyo dove trascorrerà gli ultimi giorni di questo 32esimo viaggio apostolico.