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IL RETTORE CHIEDE SCUSA

In preghiera per Lula, nuovo scandalo in Brasile

Ad Aprecida si ritrovano i supporter dell'ex presidente in carcere con l'accusa di corruzione. E il rettore del santuario durante le preghiere dei fedeli legge una orazione per la sua liberazione. I social esplodono accusando il vescovo di essere comunista. Che alla fine deve scusarsi. Ma il prelato che nel 2016 criticò l'ex presidente venne poi allontanato. 

Ecclesia 26_05_2018

Un nuovo scandalo scuote la Chiesa del Brasile. E questa volta è uno scandalo politico. Il rettore del santuario nazionale di Aparecida, in Brasile, mons. João Batista de Almedida, è stato costretto discolparsi dopo aver celebrato una messa, domenica 20 maggio, nel santuario, nel corso della quale si è pregato per la liberazione dell’ex presidente Lula. Questo fatto gli aveva causato molti attacchi sui social, e l’accusa di “comunista”. Non bisogna dimenticare che la Chiesa brasiliana, vittima di una costante fortissima emorragia di fedeli, è sotto accusa per aver finanziato indirettamente con la sua campagna di solidarietà organizzazioni pro aborto e pro gender, ed è criticata per aver lasciato passare senza problemi abusi liturgici come la consacrazione dell’eucarestia da parte di un paio di “vescovesse” protestanti.

Domenica 20 aderenti al Partito dei Lavoratori (PT) sono giunti ad Aaparecida da varie località del Brasile, per una manifestazione organizzata dal Movimento dei Minatori di fede e Politica, e dal Forum Politico interreligioso. Vestavno camice rosse e portavano bandiere e striscioni. Le immagini li mostrano mentre entrano nella basilica per la messa. L’evento era stato progettato all’inizio di maggio. Il 3 maggio l’arcidiocesi di Aparecida ha diffuso un comunicato sulla richiesta fatta dal PT affinché la basilica ricevesse i pellegrini, affermando che l’evento si svolgerebbe in maniera democratica e senza un supporto partitico.

“Il Santuario nazionale di Aparecida è uno spazio sacro che accoglie tutti i figli e le figlie di Nostra Signora Aaprecida, senza distinzioni. Nello stesso modo, è anche una Casa che si pone contro ogni e qualsiasi utilizzazione del suo spazio per fini politici o ideologici”, e di conseguenza si rifiutava “ogni e qualsiasi iniziativa che voglia fare uso dell’altare dell’eucarestia a finid promozione individuale o partitica” diceva la nota dell’arcidiocesi.

Ma a dispetto di queste  sagge parole enunciate, al momento della preghiera dei fedeli padre João Batista de Almeida ha pronunciato questa intenzione di preghiera: “Per l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, affinché Nostra Signora Aparecida lo benedica e gli dia molto forza e si faccia una vera giustizia così che lui quanto prima possa stare fra di noi, costruendo con il nostro popolo un progetto di Paese che semini giustizia e fraternità, preghiamo il Signore”.

Tre giorni dopo la messa, mercoledì 23 maggio, è apparsa una nota di riparazione, firmata da padre Batista de Almeida e controfirmata da dom Orlando Brandes, arcivescovo dell’arcidiocesi di Aparecida, e da padre José Inàcio de Medeiros, superiore provonciale dei Missionari Redentoristi della provincia di San Paolo.

“Manifesto il mio rammarico e chiedo perdono a tutti coloro che si sono sentiti offesi dal modo in cui ho condotto la celebrazione della messa delle quattordici”, ha detto il rettore del santuario. La chiesa non è il luogo in cui prendere “posizioni politico-partitiche che sono contrarie al Vangelo”, si legge nel testo, che inizia chiedendo “perdono per il dolore che abbiamo causato alla Madre chiesa, come ai fedeli e alle persone di buona volontà”. Non è stato chiarito se la preghiera fosse opera del rettore del Santuario, o se fosse stata preparata da qualcuno dei pellegrini.

La protesta è divampata immediatamente sui social; il caso Lula suscita passioni forti nel Paese, e c’è chi ha chiesto “la scomunica del rettore”, e altri che hanno suggerito “che la Chiesa faccia del suo meglio per liberarsi da questa macchia comunista”.  Una polemica resa più aspra dal ricordo del trasferimento repentino nella diocesi di Diamantina del vescovo ausiliare di Aparecida, che nel 2016 aveva criticato indirettamente Lula. Lula era stato paragonato a una jararaca, un tipo di vipera, e il vescovo aveva suggerito a fedeli “la grazia di calpestare la testa del serpente, di tutte le vipere che insistono e persistono nella nostra vita, di cui alcuni si autodefiniscono jararaca”. Ma come notano molti sui social, “che cosa succederà a padre de Almeida, che ha pregato per un corrotto domenica scorsa? Nulla!”.