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NEGAZIONISMO

Israele e il tabù del genocidio armeno

Israele continua a mantenere un atteggiamento totalmente negazionista nei confronti del genocidio armeno. proprio loro che sono stati vittima del più spaventoso genocidio del XX secolo? Perché la Shoà è unica nella storia e non deve essere affiancata da nessun altro genocidio. E per ragion politica, che arrivano in Turchia. 

Esteri 06_03_2018

Franca Giansoldati sul «Messaggero.it» riporta che «Israele continua a mantenere un atteggiamento totalmente negazionista nei confronti del genocidio armeno». Uno potrebbe dire: ma come, proprio loro che sono stati vittima del più spaventoso genocidio del XX secolo? Eppure è così. Il 14 febbraio la Knesset (il parlamento israeliano) ha respinto un progetto di legge presentato dal partito Yesh Atid (laico e centrista) teso a far riconoscere lo sterminio dei cristiani armeni perpetrato da parte dell’impero ottomano tra il 1915 e il 1920. Un milione e mezzo di morti. Non solo.

Pare che Hitler abbia preso a esempio proprio quel genocidio per pianificare l’eliminazione degli ebrei: si era detto convinto che nessuno se ne sarebbe ricordato, così come, già allora, nessuno ricordava più gli armeni massacrati dai turchi. Così, Tzipi Hotovely, viceministro degli esteri, ha gettato la spugna: Israele non prenderà posizione ufficiale, troppe complicanze diplomatiche. Le quali  complicanze hanno un solo nome, Turchia: Ankara non vuol sentir parlare di genocidio armeno e si infuria quando qualcuno solleva la questione. Certo, è questione di oltre un secolo fa, a prima vista non ci dovrebbero essere problemi a riconoscere, da parte del governo turco, ciò che un partito da lungo tempo estinto, quello dei Giovani Turchi, perpetrò cento e passa anni or sono. Invece i problemi ci sono, e sarebbero rappresentati dai risarcimenti che i discendenti degli uccisi potrebbero rivendicare.

Per tornare a Israele, tre anni fa il presidente Reuven Rivlin aveva ospitato a Gerusalemme un evento per ricordare i cento anni dello sterminio armeno, ma aveva evitato accuratamente di usare la parola «genocidio», e non solo per non indisporre la Turchia. Ma anche per un altro motivo: per molti ebrei, se non tutti, la Shoà è un fatto unico nella storia; affiancargli altri genocidi sarebbe una sorta di annacquamento. Il solo, vero, genocidio deve essere quello ebraico, carico di valenze sacrali anche dal nome privilegiato, Olocausto. La Giansoldati ricorda, al proposito, quel che disse nel 2011 l’allora ministro degli esteri israeliano, Shimon Peres: «Niente è uguale all'Olocausto ebraico.

Ciò che è capitato agli armeni è una tragedia ma non un genocidio». Comunque, non tutti in Israele la pensano così. Già l’anno scorso la commissione cultura del parlamento israeliano aveva proclamato la sua intenzione di riconoscere ufficialmente il genocidio armeno. Ma ancora una volta era intervenuta la ragion di stato. Il fronte, insomma, è diviso, tant’è che importanti associazioni come l’Anti-defamation League sono a favore del riconoscimento, dimostrando di non credere a un eventuale depotenziamento della Shoà. Il genocidio degli ebrei a opera del nazismo ha dei numeri che, da soli, bastano a renderlo unico. «Il Messaggero.it» fa notare che, a dirla tutta, nemmeno gli Usa hanno ancora riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno. La diaspora armena negli Stati Uniti chiede da tempo un pronunciamento ufficiale, ma nemmeno Trump, finora, ha fatto passi.

La Turchia è infatti un alleato, scomodo quanto si vuole, ma è nella Nato. E poi, aggiunge la Giansoldati, «un po’ per non dispiacere alla lobby ebraica, molto potente al di là dell’Atlantico». Anche se divisa, come abbiamo visto. Insomma, gli armeni hanno non solo lo scoglio turco, da affrontare, ma anche, per ragioni diverse, quello israeliano. Per un fatto successo più di cento anni fa…