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LA STORIA

James e gli altri Contro l'aborto arruoliamo testimonial

Il fenomeno del Real Madrid si è dichiarato apertamente contro l'aborto e sostenitore pro vida. Come il giocatore di football Matt Birk. L'aborto non può essere considerato un dato ormai acquisito. Ecco perchè oltre che di testimoni, abbiamo bisogno di testimonials. 

Editoriali 09_01_2017
Lo spot anti aborto di James Rodriguez

Il mondo lo ha conosciuto con quel sinistro stratosferico da fuori area che andò a insaccarsi nella rete dell'Uruguay. A James Rodriguez venne riconosciuto che il miglior gol dei mondiali brasiliani nel 2014 era il suo. E quel sinistro gli aprì le porte per una carriera che prosegue a tutt’ora nel Real Madrid dove con Ronaldo & co ha portato a casa recentemente anche il mondiale per club.

Adesso che ha svelato le sue dichiarate opinioni pro vida, il fenomeno colombiano non sarà soltanto un grande calciatore, ma sarà anche un uomo da guardare con ammirazione. Non solo per quella dichiarazione pro vita e contro l’aborto, perché James non è certo il primo né l’unico vip che fa dichiarazioni in tal senso. Ma forse perché il dichiararsi contro ogni forma di aborto quando si è all’apice della carriera, e quando magari qualche sponsor potrebbe storcere il naso, è sintomo di grande maturità spirituale oltre che umana.

Rodriguez l’ha fatto davanti alla telecamera del giornalista Frank Zapata che ha pubblicato il giorno dell’Epifania due minuti e mezzo in cui James si racconta insieme alla moglie. Un video in pochi minuti virale, che dimostra come l’aborto sia ancora uno scandalo a cielo aperto e basta che un personaggio famoso prenda posizione contro per suscitare la soddisfazione di molti.

25 appena, una moglie Daniela Ospina, anche lei sportiva (è una pallavolista sorella del portiere della nazionale colombiana) e una figlia, Salomè, Rodriguez ha raccontato che quando ad appena 22 anni la moglie è rimasta incinta i due non ci hanno pensato minimamente a prendere in considerazione l’ipotesi dell’aborto. Perché? Perché molti sportivi a quell’età – spiega il giornalista – pensano alla carriera che si potrebbe interrompere e così l’aborto diventa molto spesso, sempre più spesso, la prima delle opzioni.

Invece James ha dichiarato che la sola idea di diventare padre lo rendeva molto felice anche se era giovane e, per dirla con un’espressione ormai frequente, per queste cose ci sarebbe tutta la vita davanti. Invece per James la vita è iniziata lì, nel dare alla luce una creatura perché “la cita di una creatura – ha detto – vale più di qualunque altra cosa”.

Dopo quella “confessione” però James ha fatto di più. Ha guardato in camera ed è diventato da testimone della vita a testimonial. “Ciao sono James Rodriguez e sono contro l’aborto in tutte le circostanze e appoggio la vita”. Poche parole, ma decisive, pronunciate con semplicità e un sorriso da bambino.

Certo, Rodriguez non può esser ascritto come il solo calciatore pro vida del mondo, ma la sua decisione di esporsi così pubblicamente è una novità che andrebbe ascritta nella categoria testimoni del 3 millennio. Parlare di contrarietà all’aborto oggi è ancor più difficile che 30 o 40 anni fa. Allora non era la normalità, oggi l’aborto è così normale e normato, che auspicare una revisione della legge sull’aborto è considerata una bestemmia. Eppure se una cosa è sbagliata, resta tale anche se tutte le leggi del mondo provassero a sdoganarla.

Per questo parlare di aborto oggi è ancor più coraggioso. Perché nessuno ormai auspica una revisione delle leggi che consentono alle donne di uccidere in grembo il loro bambino. Ci si accontenta di dire di essere contro, ma essere contro significa anche adoperarsi per debellare questa piaga. Il messaggio di Rodriguez fa il paio con la dichiarazione di una stella del football americano, Matt Birk che si è rifiutato di incontrare il presidente Barak Obama in occasione della cerimonia premiazione dei vincitori del Superbowl. Birk, che è un attivista di lungo corso pro life si è rifiutato di partecipare perché Obama aveva “benedetto” l’opera del Planned Parenthood, il più grande abortificio del mondo finanziato dal governo statunitense. Per Birk nessuna coppa e nessuna medaglia potevano rimediare a quel disgustoso “God bless Planned Parenthood”, pronunciato dal presidente uscente degli Usa.

Spesso si dice che abbiamo bisogno di testimoni, di martiri nel vero senso della parola. Ma in questa lotta con il nemico del relativismo abortista, emblema di tutti i mali della contemporaneità, i testimoni dovrebbero essere anche testimonial. Soprattutto i cosiddetti vip, che vengono idolatrati e copiati da milioni di ragazzi e giovani per la marca delle scarpe, per le esultanze sotto rete e sono un modello planetario da seguire. Potrebbero essere imitati anche per le loro idee.