Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
DEMOGRAFIA ED ECONOMIA

La Cina è destinata a crescere sempre meno

Battuta di arresto nell'impetuosa crescita cinese. Un segnale da non sottovalutare: potrebbe essere un sintomo di una crisi di lungo periodo. Che ha una causa determinante: il calo demografico. Un problema che la Cina si è auto-inflitta con la politica del figlio unico. 

Economia 06_01_2019
Anziani in Cina

La fine dell’anno è stata caratterizzata da segnali allarmanti dalla Cina. Non solo per Apple, il colosso americano dell’hi-tech, il cui titolo è crollato in Borsa a causa della contrazione del mercato cinese, ma per il sistema economico della Repubblica Popolare nel suo complesso. Infatti, il 2018 ha segnato una battuta d’arresto per l’attività industriale cinese, il primo calo da oltre un anno e mezzo.

E le previsioni per il 2019 non sono positive: la Banca Mondiale stima una crescita del 6,2%, tantissimo se lo paragoniamo alle economie europee, ma il dato minimo in oltre 30 anni per la Cina. Altri osservatori ritengono che nel 2019 l'economia cinese potrebbe crescere anche meno del 6%  E, come se non bastasse, cresce anche la disoccupazione. Questi segnali non sono da sottovalutare perché potrebbero già essere i sintomi di una crisi che si prevede per il lungo periodo. E che ha una causa determinante: non tanto la guerra commerciale con gli Usa di Trump (che incide, al massimo, nel breve periodo), ma il calo demografico.

Si tratta di una crisi demografica auto-inflitta, che porta la firma dell’ex presidente Deng Xiao-ping. Assieme alle prime riforme economiche, infatti, nel 1979 aveva subito imposto la “politica del figlio unico”. Non più di un figlio per coppia, almeno fino al 2015. Questa imposizione è stata solo leggermente alleggerita con la riforma del 2015: da due anni a questa parte le coppie possono avere fino a due figli e non in tutte le circostanze. Forse troppo poco e troppo tardi. Come rileva Wang Zhicheng su Asia News, il tasso di fertilità “è stato in media dell’1,18, il più basso al mondo”. Wang Zhicheng cita uno studio del professor Yi Fuxian, docente negli Usa alla University of Wisconsin-Madison, in cui il caso cinese viene comparato a quello giapponese. Anche il Giappone, infatti, registrava tassi di crescita tali da farlo competere direttamente con gli Usa, poi la crisi demografica degli anni ’90 ha portato in poco tempo alla stagnazione economica. “E siccome allora il tasso di fecondità in Giappone era di 1,42, mentre quello cinese attuale è più basso, ciò significa che la crisi di Pechino sarà ancora più dura di quella di Tokyo”.

Non si tratta di pareri e studi isolati da parte di “antipatizzanti” del regime cinese. Secondo le stime delle Nazioni Unite, basate sulle stesse statistiche ufficiali cinesi, la popolazione della Repubblica Popolare raggiungerà gli 1,4 miliardi di abitanti nei primi anni ’20, ma è destinata a calare rapidamente da lì in avanti. Con i tassi attuali di fertilità, la popolazione in età da lavoro calerà del 5% entro il 2030, un declino inevitabile considerando che tutti i lavoratori del 2030 sono già nati. Entro il 2050 si prevede un calo di un ulteriore 20% della forza lavoro. L’indice di dipendenza dei pensionati (il rapporto fra le persone fuori dal mondo del lavoro e i lavoratori attuali e potenziale) potrebbe aumentare fino al 44% entro il 2050.

Ciò comporterà una riduzione della forza lavoro e un aumento della spesa sociale. All’aumento della spesa sociale, corrisponderà un numero inferiore di contribuenti. Dunque vi sarà inevitabilmente un maggior indebitamento. Sarà un problema sociale grave, soprattutto perché la popolazione sta invecchiando rapidamente proprio quando si stava formando un ceto medio imprenditoriale. Con una popolazione di ultra-65enni superiore al 7% (soglia già superata ampiamente) l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera una società come invecchiata. E una società invecchiata, normalmente, dà meno spazio all’innovazione.

Il problema della disuguaglianza, che si è venuto a creare anche a causa della politica del figlio unico, peserà ancora maggiormente. Visto che la politica del figlio unico è stata seguita più nelle città più benestanti che nelle campagne più povere, i più ricchi hanno potuto lasciare eredità maggiori a figli unici, mentre i più poveri hanno diviso i loro pochi averi fra più fratelli. Sarà un problema in più: un conflitto generazionale che si somma a quello sociale nel prossimo futuro della Cina.