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L'ATOMICA

La Corea del Nord e la guerra impraticabile

Il sesto test nucleare della Corea del Nord provoca due terremoti e dà al mondo la certezza che il regime stalinista di Pyongyang ha ormai bombe termonucleari dalla potenza di 100 kilotoni, cinque volte tanto l'ordigno di Hiroshima. Il nucleare più i missili: la Corea del Nord ha il suo deterrente.

Esteri 04_09_2017
Corea, lancio di palloni con volantini dal Sud

Il sesto test nucleare della Corea del Nord ha avuto una potenza fino a 100 chilotoni, circa 5 volte più forte della bomba sganciata dagli Usa sulla città nipponica di Nagasaki nell'agosto del 1945 e più o meno le stesse proporzioni rispetto al precedente test del 9 settembre 2016 in cui venne testata secondo Pyongyang una mini bomba termonucleare.

A conferma della potenza sprigionata dal test effettuato ieri alle 5,36 ora italiana in Corea del Nord, è stato rilevato un sisma di magnitudo 6,3 e poi un altro, di gradi 4,6, determinato secondo i sismologi cinesi dal crollo dei tunnel e delle caverne utilizzati per l’esplosione nucleare. Il test atomico sotterraneo sembra essere stato eseguito in modo professionale nel poligono di Punggye-ri e non sono stati rilevati livelli di radiazioni inusuali nelle province cinesi vicine alla Corea del Nord.

Pyongyang quindi conferma di essere una potenza nucleare a tutto tondo e ha già dimostrato di possedere missili balistici a medio raggio e intercontinentali su cui può imbarcare testate nucleari. Di fatto dispone di un deterrente strategico credibile che la rende di fatto “inattaccabile” a meno che non si voglia scatenare un conflitto che potrebbe mietere potenzialmente milioni di vittime. In pratica l’arsenale nordcoreano incarna il “perfetto spirito” delle armi atomiche, cioè la deterrenza: esattamente la ragione per cui tali arsenali sono stati realizzati da tutte e potenze che oggi ne dispongono.

Dopo tante provocazioni, infatti, neppure il test di ieri sembra determinare reazioni diverse dalle ormai abituali condanne degli Usa e dei suoi alleati, dei moniti della comunità internazionale e delle minacce di nuove sanzioni che avranno ben poco peso su una Corea del Nord che potrebbe risultare sensibile solo al blocco delle forniture dei generi di prima necessità che transitano dal confine cinese. 

Il presidente sudcoreano, Moon Jae–in, sembra aver abbandonato la politica distensiva e ha chiesto che la Corea del Nord subisca la "più forte punizione possibile" e che siano adottate "tutte le misure diplomatiche incluse nuove sanzioni Onu per isolarla completamente".  Seul discuterà "lo schieramento dei più potenti asset strategici delle forze armate Usa", che significa nuove armi difensive come il sistema antimissile Thaad già in dispiegamento o forse anche il ritorno delle bombe atomiche tattiche che Washington ritirò dalla Corea del Sud nel 1991. Uno sviluppo che farebbe infuriare la Cina, che con la Russia ha condannato il test atomico ma punta invece a un ampio negoziato con Washington per poter risolvere questa e altre crisi nell’area del Pacifico incluse Taiwan e gli arcipelaghi contesi del Mar Cinese Meridionale e Orientale.

In un comunicato diffuso dai media statali la Cina ha "fortemente condannato" il test compiuto "senza riguardo dell'opposizione della comunità internazionale" e per il quale ha dichiarato "risoluta opposizione" e ha ribadito la richiesta di denuclearizzazione della penisola coreana e di mantenimento della pace e della stabilità in Asia nord-orientale.

Mosca ha sottolineato il rammarico per la "crescente minaccia" che la Corea del Nord sta ponendo alla regione. Russia e Cina rimangono allineate su un approccio che prevede la sospensione dei fattori che innescano tensione nella penisola, e cioè i test nucleari e missilistici di Pyongyang e le esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud. Vladimir Putin ha ribadito che la via d'uscita alla crisi passa "soltanto per una soluzione politica e diplomatica", mentre Francia, Italia e Germania hanno chiesto a Bruxelles sanzioni più dure contro la Corea del Nord. Il governo di Tokyo ha inoltrato formale protesta presso l'ambasciata nordcoreana a Pechino, definendo il test ""assolutamente imperdonabile".

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha riunito il team per la sicurezza nazionale e progetta nuove sanzioni come hanno fatto sapere fonti del Tesoro americano. Uscendo da una chiesa vicina alla Casa Bianca, Trump ha risposto "vedremo" a un giornalista che gli chiedeva se un attacco militare contro Pyongyang sia imminente. Il presidente Usa ha poi fatto sapere di valutare “tra le altre opzioni, di sospendere ogni attività' di scambio commerciale con qualsiasi paese intrattenga rapporti di affari con la Corea del Nord". 

Insomma, le solite reazioni di sempre mentre a Seul molti esperti valutano che il test nucleare è un duro colpo alla politica di riavvicinamento tra le due Coree voluta dal presidente sudcoreano. Gli analisti prevedono nuove possibili provocazioni da parte di Pyongyang: "esiste la possibilità che la Corea del nord lanci nuove provocazioni che riguardino i missili intercontinentali balistici o missili balistici sottomarini e che le accumuli... allo scopo di garantirsi, il prima possibile, lo status di paese che possiede il nucleare e in tale veste trattare con gli Stati Uniti", afferma Kim Yong-hyun, professore all'università Dongguk.

Il test atomico rischia quindi di innalzare la tensione, non apre a nessuno sbocco della crisi ma dimostra solo che una soluzione bellica è impraticabile.