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LETTERA

La doppia azione contro l'aborto

Grazie per l'articolo in cui si esamina la differenza tra l’azione contro l’aborto negli Usa e in Italia, che fa giustizia di tante ingiuste polemiche contro chi, mentre denuncia l'aborto come male assoluto, lavora anche per contenere i danni delle leggi attuali.

Vita e bioetica 10_10_2017

Caro direttore,

credo che tu possa immaginare quanto mi abbia fatto piacere l’articolo dell’amico Tommaso Scandroglio in cui esaminava la differenza tra l’azione contro l’aborto negli Stati Uniti e in Italia (clicca qui). Quando Scandroglio scrive che l’Abortion Care Network americano ha indicato tra i motivi della chiusura di moltissime cliniche per aborti “In prima battuta le leggi pro-life”, egli conferma ciò che con padre Giorgio Maria Carbone scrissi in un articolo del 2014 (clicca qui), suscitando molte polemiche. In quell’articolo invitavamo a combattere sia il male dell’aborto come diritto di scelta della donna che Lombardi Vallauri chiamava abortismo libertario, a combattere dunque per l’abrogazione della legalizzazione dell’aborto, sia a fare pesare quanto più possibile gli spazi esistenti nella nostra legge che consentono limiti all’aborto, residuo di una visione distorta che vede nell’aborto un male, ma comunque un male da legalizzare per evitare mali peggiori (abortismo umanitario, ancora per Lombardi Vallauri).

Quando negli USA vengono varate leggi che impongono d’informare i genitori da parte dei minori che vogliono abortire, che obbligano a mostrare l’ecografia alla gestante, che impongono ai medici di essere certificati negli ospedali vicini alle cliniche degli aborti e a queste standard uguali alle sale chirurgiche ospedaliere, non fanno altro che mettere in campo leggi per l’informazione e la sicurezza della donna che abortisce, sapendo bene che però in questo modo si salvano tantissime vite dei bambini, come uno studio di Michael J. New ha chiaramente dimostrato. Lo sa bene anche l’industria dell’aborto USA che infatti le indica con l’espressione “TRAP laws” (Targeted Regulation of Abortion Providers laws, leggi mirate alla regolazione dei fornitori di aborto).

Bene, queste leggi Scandroglio le chiama “leggi pro-life” ed è bene che ciò emerga con chiarezza. Non si può tacciare in Italia di essere abortista - come è successo - chi agisce secondo questo approccio. Ad esempio è un’azione al 100% pro-life quella portata avanti da Assuntina Morresi grazie alla cui intelligente linea d’azione l’obiezione di coscienza non è stata sanzionata dall’Europa come avrebbe voluto la CGIL. Nel frattempo negli USA si dice chiaro e tondo che l’aborto è un male assoluto, è un assassinio, lo si dice nelle strade con la March for life, e nelle Chiese, grazie ad un episcopato muscolare, frutto delle nomine di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e del suo consigliere stimato per gli States, quel cardinale Raymond Burke che oggi per i lacchè sarebbe diventato un grossolano disubbidiente da punire in modo esemplare. Ma frutto anche della concorrenza degli evangelici, che sul punto dell’aborto sono inflessibili.

Due annotazioni finali. Quando Emma Bonino ha parlato nella chiesa di San Defente a Cossato, nel rispondere alla giustissima accusa di essere corresponsabile dell’inverno demografico che ci affligge per la sua propagazione dell’aborto, da consumata oratrice non ha rivendicato il suo operato come difesa del diritto di scelta della donna, ma ha fatto un discorso da perfetta abortista umanitaria: «Non mi sentivo, né mi sento oggi, di condannare nessuna all'aborto clandestino e di condannare nessuna al carcere com'era previsto all'epoca», sono state le sue parole. Tutto il suo impegno sarebbe stato dunque soltanto per evitare la clandestinità e la carcerazione. E qual è stata la reazione decerebrata del popolo cattolico presente? L’applauso scrosciante: segno che le categorie di giudizio, gli schemi mentali di cui parla San Paolo, con 50 anni di pastorale con cui ci hanno ammorbato usque ad nauseam, sono totalmente conformati alla mentalità di questo mondo. È il veleno sottile ed impalpabile dell’abortismo umanitario, è l’umanitarismo ateo, è la finta preferita di Satana: indurre al male facendo credere di fare il bene. Ho dedicato oltre dieci anni di studi scientifici per dimostrare la falsità di tale impostazione.

Seconda considerazione: quando, spesso anche su questo giornale, sono state svolte critiche severe a nomine, discorsi, decisioni prese dalle gerarchie a vario livello, dal più basso al più alto, in realtà è stata esercitata un’azione pro-life, perché è stata fatta una pressione analoga a quella che sente il clero e l’episcopato negli USA. I mezzi a noi disponibili sono enormemente più limitati, ma è stato fatto ciò che era possibile nelle condizioni in cui siamo; dove qualcuno parla di volti inespressivi di chi prega davanti alle cliniche degli aborti con i quali lui non si identifica, ma è lo stesso che non ha difficoltà a mettere il suo volto espressivo accanto a quello del ministro che ha chiesto in aula la fiducia per la legge Cirinnà; e dove il vescovo responsabile vaticano per la famiglia tesse le lodi dello spirito di Pannella. Pensereste che al capo della conferenza USA passerebbe per l’anticamera del cervello di tessere le lodi del direttore di Planned Parenthood? Una tale critica deve continuare, anzi, se possibile deve intensificarsi, perché è una voce che sveglia dal torpore della comodità per amare la verità del Vangelo della vita «senza infingimenti e senza paure e senza riguardi», come scriveva San Giuseppe Moscati, il medico santo.

Grazie Tommaso, grazie a te, caro direttore.