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IL PRANZO IN SAN PETRONIO

La mensa si è fatta chiesa. E non viceversa

Triclinium Pauperum, dalla mensa alla chiesa e non viceversa

L'oratorio di Santa Barbara al Celio dove sorgeva il Triclinium Pauperum

Caro direttore,

mi complimento con Luisella Scrosati per la disamina minuziosa con la quale ha sostenuto gli errori circa l'uso profano della Basilica di San Petronio. A corroborare le sue convincenti argomentazioni mi permetto di aggiungere che il triclinium pauperum di san Gregorio Magno non era in una chiesa. Basta una semplice ricerca su internet per capire che era una sala adibita a mensa dei poveri e che soltanto molto dopo, nel '600 venne trasformata in oratorio, dedicato a Santa Barbara. Quindi è errato, come sostenuto nell'articolo di Tornielli, sostenere che la mensa era stata collocata nella chiesa. E' corretto l'esatto contrario: la chiesa sorge dove sorgeva la mensa dei poveri. D'altra parte risulterebbe illogico che nel luogo dove tutti i giorni Papa Gregorio e la madre Santa Silvia davano da mangiare ai poveri, si dicesse anche la messa. 

Interessante anche puntualizzare un secondo articolo sempre pubblicato su Vaticaninsider dove si racconta dell'usanza del frate bolognese Padre Marella che avrebbe fatto un offertorio al contrario, cioè avrebbe portato lui il pane e cibo dall'altare ai poveri. Anche qui basta un po' di logica e di conoscenza della storia. Gli anni in cui operava a Bologna Padre Marella erano quelli antecedenti alla riforma liturgica. Da qui la domanda: come avrebbe fatto il frate a fare una processione al contrario se nella forma rituale precedente, quella che è oggi la forma straordinaria del rito romano, non esisteva l'offertorio nella forma della processione offertoriale come la intendiamo oggi? Anche ammesso che ciò venisse fatto, poi, non è da trascurare il fatto che se anche fosse vera, la pratica di continuare la Messa con una banchetto con i poveri in chiesa è giudicato molto severamente nell'istruzione Redemptionis Sacramentum al punto 77: "In nessun modo si combini la celebrazione della santa Messa con il contesto di una comune cena, né la si metta in rapporto con analogo tipo di convivio. Salvo che in casi di grave necessità, non si celebri la Messa su di un tavolo da pranzo o in un refettorio o luogo utilizzato per tale finalità conviviale, né in qualunque aula in cui sia presente del cibo, né coloro che partecipano alla Messa siedano a mensa nel corso stesso della celebrazione. Se per grave necessità si dovesse celebrare la Messa nello stesso luogo in cui dopo si deve cenare, si interponga un chiaro spazio di tempo tra la conclusione della Messa e l’inizio della cena e non si esibisca ai fedeli nel corso della Messa del cibo ordinario".

Grazie per la vostra testimonianza

Paolo Terzi, Viterbo