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ALLEATI

La Nato a 70 anni genera più problemi che soluzioni

L’Alleanza Atlantica compie 70 anni e non è più in splendida forma. Il meglio di sé lo ha dato nei suoi primi 40 anni, garantendo la pace e la libertà in Europa e impedendo con la deterrenza dello scudo nucleare statunitense che la guerra fredda diventasse caldissima. Ma oggi genera più problemi che soluzioni.

Esteri 16_04_2019
Nato

L’Alleanza Atlantica compie 70 anni e, come molte signore attempate non è più in splendida forma. Il meglio di sé lo ha dato nei suoi primi 40 anni, garantendo la pace e la libertà in Europa e impedendo con la deterrenza dello scudo nucleare statunitense che la guerra fredda diventasse caldissima. Un merito indiscusso che, come a volte accade alle star, provoca invidie e gelosie ben visibili oggi che politici convinti di poter compensare con l’ostentato europeismo il proprio deficit di credibilità ci raccontano che è stata la Ue, non la NATO, a garantirci questo lungo periodo di pace.

Certo i primi 40 anni sono stati formidabili e si sono conclusi nel 1989-91 con la caduta del muro di Berlino, lo scioglimento dell’URSS e del Patto di Varsavia e vittoria della guerra fredda, ottenuta senza sparare un solo colpo. Un successo così rilevante accade spesso che faccia girare la testa, crei confusione e induca a montarsi la testa. Così già negli anni ’90 la struttura militare nata per difenderci è diventata offensiva e ha cominciato a procurare danni, soprattutto a noi europei, colpevoli di non aver saputo gestire da soli le crisi nel giardino di casa. Con gli interventi bellici in Bosnia e Kosovo tra il 1995 e il 1999 la NATO ha destabilizzato in eterno i Balcani, divenuti crocevia di ogni tipo di traffici illeciti e base avanzata in Europa di ogni espressione di estremismo islamico. 

A dire il vero un tentativo di correggere la rotta la NATO l’ha fatto, con il summit di Pratica di Mare, all’indomani degli attacchi agli USA dell’11/9 2001. Allargando l’area di operazioni al di fuori dell’Europa, l’Alleanza Atlantica ha provato a diventare un player globale impegnandosi in quell’Afghanistan dove l‘intervento anglo-americano aveva rovesciato il regime talebano. Ma aveva fatto male i conti: i talebani non si arresero come i serbi dopo i raid aerei e la contro insurrezione sugli aspri territori afghani ha comportato di dover combattere sul terreno pagando un prezzo in vite umane quasi irrisorio in termini militari ma intollerabile sul piano politico e sociale dalle cancellerie europee e, alla fine, anche a Washington. Tra l’altro in Afghanistan la NATO ha diffuso per anni la madre di tutte le fake news spiegandoci che potevamo ritirare le truppe da combattimento perché i militari afghani addestrati dall’Alleanza erano in grado di cavarsela da soli. Com’è andata e come sta andando è sotto gli occhi di tutti.

A proposito di fake news: c’è qualcuno che crede davvero che le basi dello “scudo” antimissile statunitense in Est Europa servano davvero per fermare un eventuale attacco di missili balistici iraniani? La bruciante sconfitta subita in Afghanistan è stata sempre taciuta o non presentata come tale ma non ha impedito che la NATO tornasse ad esprimersi in termini militari come elemento di destabilizzazione. Nel 2011, mentre era ancora impegnata a combattere in Afghanistan, la NATO ebbe un ruolo cardine nella sciagurata guerra contro la Libia che ha seminato il caos in Nord Africa, nel Sahel e nella ex colonia italiana scatenando traffici illeciti di ogni tipo, terrorismo islamico e flussi migratori incontrollati. Non fosse stato per l’intervento di Mosca, la NATO o almeno i suoi Stati membri più importanti, avrebbero regalato anche la Siria a Salafiti, Wahabiti e Fratelli Musulmani,

Anche in Europa, non paga dei danni devastanti provocati negli anni ’90, la NATO ha finito per appoggiare l’operazione golpista in Ucraina del febbraio 2014 voluta e attuata dagli Usa col supporto di qualche altro Stato membro dell’Alleanza. Al di là delle opinioni sulla Rivoluzione del Maidan è infatti innegabile che il governo ucraino rovesciato fosse pienamente legittimo, democratico e riconosciuto dalla comunità internazionale. Simili disastri, dai Balcani alla Libia, dall’Afghanistan all’Ucraina, non potevano non incrinare pesantemente la solidità di un’Alleanza in cui neppure il principale azionista sembra più credere.

Donald Trump disse apertamente in più occasioni all’inizio del suo mandato che la NATO era inutile, anzi, parassitaria poiché gli Stati Uniti fornivano sicurezza che gli europei non pagavano o non abbastanza. Oggi lo stesso Trump non fa che chiederci maggiori stanziamenti per la Difesa che nella sua ottica dovrebbero servire per comprare armi americane favorendo il business dei colossi della Difesa d’oltreoceano e mantenendo l’Europa strategicamente dipendente. Se noi europei proviamo a disubbidire, la Casa Bianca e i suoi ambasciatori non risparmiano minacce e persino improperi come è accaduto nelle scorse settimane in Germania. Si tratti di spese militari, di relazioni con la Russia o di rapporti commerciali con la Cina le relazioni tra gli USA e i partner europei della NATO sono ormai un chiaro indicatore di un clima sempre più difficile da gestire all’interno di quella che dovrebbe essere un’alleanza.

Certo Huawei e lo spionaggio cinese sono un problema reale e globale ma è meglio ricordare che i due grandi scandali sullo spionaggio in Europa esplosi negli ultimi 20 anni, Echelon e Datagate, hanno coinvolto la National Security Agency, non Pechino. Non fa sorridere che gli USA ci spronino oggi a investire sulla cyber defense? Era Obama, non Xi Jinping, a intercettare il telefonino di Angela Merkel: comprensibile quindi che oggi a Berlino ci si arrabbi se l’ambasciatore Richard Grenell rimprovera il governo tedesco per la spesa militare e i rapporti con la Cina con toni che ricordano l’epoca dell’occupazione post bellica della Germania da parte delle potenze vincitrici del 1945. Del resto prima o poi noi europei dovremo chiederci come possiamo essere alleati militari di una potenza che pone dazi commerciali ai nostri prodotti e ci impone di porre sanzioni a Stati che danneggiano solo le nostre economie.

Si può trovare comprensibile che per tenere gonfiati i bilanci militari di qua e di là dall’Atlantico occorra rispolverare la paura dei russi ma la NATO, che complessivamente spende 1.000 miliardi di dollari all’anno per la Difesa, si copre di ridicolo quando lancia l’allarme per la minaccia di una Russia che ne spende solo 70. La Russia non è nostra nemica, combatte il jihadismo che minaccia anche noi e persegue una politica di stabilizzazione delle aree energetiche utile anche all’Europa. Persegue i suoi interessi, non i nostri, ma non è ostile. Per dipingerla come tale alla Nato (ma anche nella Ue) sono arrivati pensino a spacciare come minaccia fake news e trolls, come se i social media non fossero da sempre un campo di battaglia per tutte le propagande. Dalle litanie della propaganda atlantista parrebbe che l’Armata Russa abbia raggiunto Francoforte o sia accampata tra la Saar e il Brennero. Invece, dal 1989 ad oggi, è la NATO che ha esteso i suoi confini a Est fino a lambire i confini russi e minacciando di insediarsi persino in Ucraina e Georgia dove già sono presenti militari anglo-americani. Se non abbiamo i jihadisti che bivaccano sulle coste siriane del Mediterraneo gestendo flussi di immigrati illegali diretti in Europa dobbiamo ringraziare i russi. Se avessimo ascoltato i moniti di Mosca nel 2011 ci saremmo risparmiati il disastro libico. 

In conclusione, la NATO ha 70 anni e dopo una giovinezza gloriosa e un’età matura in progressiva decadenza vive oggi una lunga e inarrestabile agonia, resa insanabile dal progressivo diversificarsi se non al contrapporsi degli interessi degli Stati Uniti e dell’Europa. Ciò nonostante la NATO potrebbe essere destinata a sopravvivere, almeno sulla carta, ancora a lungo. Forse attaccata al respiratore, ma “condannata” a sopravvivere per mancanza di alternative. L’Europa non esiste come soggetto geopolitico e militare e pure le intese transnazionali che un tempo caratterizzarono il Vecchio Continente faticano a riemergere.