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GERMANIA

La poligamia islamica esce dalla clandestinità

In Germania la poligamia degli islamici è un fenomeno sempre più crescente pur nella clandestinità di uno Stato che sembra chiudere più di un occhio. Ma una legge sulla concessione della cittadinanza anche a chi ha più mogli nei paesi d'origine sta facendo emergere un problema incontrollato. 

Attualità 18_05_2019

Diversi mesi fa il governo tedesco aveva presentato una proposta di legge che avrebbe vietato agli immigrati che hanno contratto matrimoni poligami all'estero di ottenere comunque la cittadinanza tedesca. Un divieto incluso nella bozza delle modifiche alla legge di naturalizzazione della Germania, ma già tranquillamente rimosso dal testo finale, proprio in questi giorni, “nell'interesse del multiculturalismo”. Dicono.

Sebbene la legge tedesca proibisca chiaramente la poligamia per i cittadini tedeschi, se il disegno di legge dovesse essere approvato, aprirebbe una porta d’ingresso di emergenza per gli immigrati, e legalizzerebbe la pratica per i musulmani nel Paese. Un cambio di paradigma che di conseguenza sancirebbe l’esistenza di due sistemi giuridici paralleli, uno basato sul diritto civile tedesco e un altro sulla legge islamica della shari'a. 

Il governo tedesco sta discutendo da tempo le modifiche proposte alla legge sulla cittadinanza (Staatsangehörigkeitsgesetz, StAG) del paese, che priverebbe i cittadini tedeschi della doppia cittadinanza se aderissero a gruppi jihadisti all'estero. Ma le modifiche proposte non sarebbero retroattive e non si applicherebbero, per esempio, ai jihadisti tedeschi che si sono uniti al sedicente stato islamico. La bozza originale intendeva proibire anche agli immigrati con matrimoni poligami, così come agli immigrati che non avevano un'identificazione legale, di diventare cittadini tedeschi: il testo però è stato modificato in questi giorni per suscitare non poca indignazione in una parte di classe politica e nell’opinione pubblica.

Il segretario generale del partito liberale FDP, Linda Teuteberg, ha giudicato l’iniziativa del ministro della Giustizia Katarina Barley, come un “nonsense”, “l'acquisizione della cittadinanza tedesca non è solo una formalità, ma esprime anche il riconoscimento di un sistema di valori: la poligamia è una forma di matrimonio che trascura i diritti delle donne ed è incompatibile con questo ordine di valori. Urge una seria iniziativa legislativa”. Beatrix von Storch, tra i leader dell’AFD, ha aggiunto, “consentire la poligamia islamica in Germania è un tradimento dei nostri valori occidentali e uno schiaffo in faccia per gli stessi diritti”.

La Barley, che è capolista per l’SPD alle elezioni europee di fine mese, sta sostenendo diverse politiche per l’immigrazione dell'UE - come la realizzazione di uno speciale fondo europeo per i rifugiati – e la stampa tedesca nota una certa tempestività nella modifica della proposta di legge. Sarà mirata ad ingraziarsi l’elettorato islamico tedesco?

È pur vero, però, che sebbene la poligamia sia vietata dal codice tedesco e, quindi, punibile, le autorità tedesche tollerano, e a volte persino incoraggiano, la pratica da tempo.  

Nel maggio 2013, RTL, una delle principali televisioni tedesche, ha trasmesso un documentario che illustrava  come i musulmani in Germania sfruttino la poligamia per trarre profitto dalle politiche di welfare. “Gli uomini musulmani residenti in Germania portano abitualmente due, tre o quattro donne da tutto il mondo musulmano in Germania, e poi le sposano in presenza di un religioso musulmano. Una volta in Germania, le donne chiedono prestazioni di assistenza sociale, come il costo di una casa per sé e per i loro figli, in nome dei vantaggi offerti da “genitore single con figli”.

Sebbene la frode di welfare commessa da immigrati musulmani sia un segreto di pulcinella che costa ai contribuenti tedeschi milioni di euro ogni anno, la RTL ha riferito che le agenzie governative sono riluttanti alle obiezioni nel timore delle critiche.

Nel febbraio 2018, la Spiegel TV mandava in onda un documentario su un siriano di 32 anni, Ahmad A., che viveva - a spese dei contribuenti tedeschi - in un mini harem nello stato tedesco settentrionale dello Schleswig-Holstein, con le sue due mogli e sei figli. Nonostante il divieto della poligamia da parte della Germania, le autorità tedesche hanno lasciato che comunque portasse in Germania la sua seconda moglie, la madre di quattro suoi figli. 

Secondo la Spiegel TV, la famiglia di Ahmad vive esclusivamente di sussidi di assistenza sociale, tra cui una casa a due piani e varie forme di aiuti finanziari, compresi sussidi supplementari per i bambini e servizi sanitari gratuiti. E Ahmad, che ha ricevuto un permesso di lavoro tedesco, ha deciso di rimanere a casa con la sua famiglia piuttosto che cercare un lavoro. "Ci danno benefici sociali, ci danno questa casa, ti ringrazio molto, molto, molto, mamma Merkel."

Poiché la poligamia è illegale in tutti i paesi europei non ci sono statistiche ufficiali riguardo i matrimoni poligamici nell'Unione Europea. Tuttavia, è stato stimato che in Gran Bretagna sono almeno 20.000 le unioni poligamiche. Lo stesso più o meno in Francia e in Germania nel 2012 - prima che le porte della Merkel si aprissero -, il 30 % degli uomini arabi era sposato con più di una moglie.

L'elevato numero di unioni poligamiche mostra che questi matrimoni sono arrivati anche in Europa, in segreto, attraverso le cerimonie celebrate dagli imam. Nella maggior parte dei paesi europei, gli imam non sono tenuti a segnalare tali matrimoni alle autorità, poiché il matrimonio islamico non ha alcun valore giuridico in Europa. E così continua liberamente a prosperare.

La proposta della Barley - concedere la cittadinanza ad un immigrato e a tutte le sue mogli analoghi diritti oltre che ogni forma di assistenza riconosciuta - sta preparando un serrato scontro al Bundestag.

È molto probabile che la legge non verrà modificata, e che la CDU non accetterà una simile proposta, eppure se n'è discusso e se ne discuterà. Il che rappresenta un ulteriore passo avanti dell'islamizzazione rispetto ad altri che già sono stati fatti.