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ELOGI AL CAVALIERE MA IN CHIAVE ANTI M5S

La stampa ipocrita riabilita il berlusconismo

Berlusconi distrutto mediaticamente dal caso Ruby in poi oggi risorge sulle ceneri della mediocrità della classe politica e viene trattato, con deferente ossequio. Un gioco delle parti delle forze governative con l’evidente intento di eclissare e sminuire, agli occhi dell’opinione pubblica, l’alternativa pentastellata. 

Politica 09_08_2017

Se un osservatore straniero leggesse i giornali italiani delle ultime settimane penserebbe di trovarsi su “Scherzi a parte”. Se seguisse con attenzione le penose vicende politiche del nostro Paese non riuscirebbe più a capire se si tratti di realtà o di finzione. E, soprattutto, se riavvolgesse il nastro della storia politica italiana, oltre che ritrovare gli stessi identici protagonisti di 20, 30 o 40 anni fa, farebbe molta fatica a capire le giravolte di gran parte dell’informazione italiana.

Sono passati 7 anni dalla campagna mediatica antiberlusconiana sul caso Ruby, che avviò, con la complicità di pezzi importanti di establishment europeo e nazionale, quella strategia di logoramento dell’ex Cavaliere, rivelatasi decisiva per la caduta del suo ultimo governo, nel novembre 2011. Prima o poi la storia si incaricherà di raccontare agli italiani la verità su quegli anni, sulle trame occulte per disarcionare Berlusconi da Palazzo Chigi e per favorire l’ascesa di una tecnocrazia vorace e tenebrosa. E’ innegabile, però, che il premier di quegli anni ci abbia messo del suo nell’agevolare il compito di quei mestatori, che ebbero buon gioco nel rovesciarne il trono, facendo leva sui suoi discutibilissimi comportamenti privati e sull’incapacità di molti ministri del suo governo dell’epoca. Una corte dei miracoli, quella di Arcore e Palazzo Grazioli, attaccabile da ogni punto di vista per metodi antidemocratici e scarsamente meritocratici di gestione del potere e selezione della classe dirigente, dunque esposta a cospirazioni di ogni tipo, come quelle poi ordite per raggiungere lo scopo di aprire la strada ai “colonizzatori stranieri”.

Tutto questo, però, resterebbe confinato nei libri di storia, se non tornasse prepotentemente d’attualità in queste settimane di solleone. Basta sfogliare, infatti, i principali quotidiani, i più importanti settimanali e periodici, o accendere le tv nelle ore dei telegiornali per toccare con mano la disarmante ipocrisia di certa informazione italiana. Lo stesso Berlusconi distrutto mediaticamente in quegli anni, apostrofato con appellativi irripetibili, i più tenui dei quali erano “depravato” e “piduista”, trattato con disprezzo come il principale responsabile dei mali dell’Italia, oggi risorge sulle ceneri della mediocrità della classe politica e viene trattato, con deferente ossequio, non solo come il leader indiscusso della coalizione di centrodestra, ma come statista, padre nobile del Paese.

Lui rilascia interviste quasi ogni giorno, occupa prime pagine e aperture di tg, dispensa ricette sull’Italia che verrà e detta le condizioni a Renzi, ai centristi, agli alleati. La golden share della politica nazionale, considerato l’appannamento della figura di Renzi, ce l’ha nuovamente in mano Silvio Berlusconi. Con la complicità di gran parte del circuito mediatico, l’ex Cavaliere, che pure è incandidabile sul piano giuridico, a meno di riabilitazioni da Strasburgo, e che si avvicina alle 81 primavere, viene trattato come il catalizzatore dei consensi dell’opposizione, con l’evidente intento di eclissare e sminuire, agli occhi dell’opinione pubblica, l’alternativa pentastellata, confinandola nell’antipolitica e nel qualunquismo nichilista. 

Le forze governative si rendono conto di essere minoranza nel Paese e sanno che, senza un accordo con il centrodestra, non avranno, nella prossima legislatura, i voti per governare e, soprattutto, per respingere l’assalto grillino. E allora, con un gioco delle parti sempre più evidente, organizzano una finta partita tra centrosinistra e centrodestra per occupare l’intera scena e sottrarre spazio alle altre opzioni politiche, una in particolare.

Ma chi confida in questo schema, anziché preoccuparsi di elaborare un programma credibile per gli italiani e per l’Italia, ha la memoria corta. Dal 1980 in poi, chi ha avuto in mano i mezzi d’informazione, pur avendoli utilizzati anche per finalità di propaganda politica, non è riuscito ad orientare il consenso degli italiani. L’ostracismo nei confronti della Lega Nord degli esordi non è bastato a contenerne l’espansione elettorale. Anzi, proprio quando i media mettevano il silenziatore alle iniziative leghiste, il partito di Bossi cresceva in termini di voti. L’alternanza tra centrodestra e centrosinistra, che dal 1994 in poi si sono divisi più o meno equamente gli anni di governo, la dice lunga sulla scarsa incisività di ogni disegno di controllo “militare” dell’informazione. Questo ragionamento vale ancora di più oggi, con l’espansione dilagante del web, che ha reso infinitamente meno manipolabili le scelte politiche degli italiani, attualmente sempre più volatili, incerte e imprevedibili.

Dunque il volto ipocrita dell’informazione italiana, che riabilita per esigenze di palazzo e per convenienze di sistema un leader politico come Berlusconi, non riuscirà probabilmente nel suo intento: restringere la prossima contesa elettorale entro i confini di una finta battaglia tra centrodestra e centrosinistra. Le elezioni si avvicinano e nella mente degli italiani si materializza sempre più un altro bivio, quello tra il vecchio, a prescindere dai colori, e il nuovo. Con buona pace dei manipolatori di regime.