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Fuori schema
a cura di Andrea Zambrano

GAY AGGREDISCE ADINOLFI

La verità non resta in mutande

Adinolfi aggredito da un militante Lgbt in slip e pose effeminate. Il self control del giornalista di fronte alla sceneggiata mostra come la Verità sia un vestito a nozze che lascia in mutande chi la sbeffeggia. 

Fuori schema 30_10_2017

Beati i miti perchè erediteranno la terra. Chi di noi, al posto di Mario Adinolfi, non avrebbe tirato un papagno in faccia all'obeso che si è presentato in mutande e in pose effemminate dietro di lui mentre a Novara l'altra sera presentava il suo libro "O capiamo o moriamo"? Poi, certo, sarebbe passato dalla parte del torto, triturato dal curcuito mediatico. Il video si può vedere qui.

Il mainstream della gaytudine che odia non avrebbe aspettato altro. Infatti Adinolfi lo sapeva e ha mostrato un self control imperturbabile, stoico. Sicuramente lo avrà esercitato in tutti questi anni di attacchi vergognosi da parte dei gaysdaran italiani nei confronti della moglie e delle figlie. Cose irripetibili, che a casa di altri si configurano come reato, ma che per la gaystapo invece sono libere espressioni. E tali restano impunite. 

Invece lui è rimasto impassibile perché la verità non ti fa spostare di un millimetro. Guardando la scena viene in mente di non prepararsi alcuna difesa, perché lo Spirito vi dirà di volta in volta le cose da dire. "Io vi darò parola e sapienza, cosicché i vostri avversari non potranno resistere nè controbattere". Anche il silenzio visto da questa prospettiva dunque è parola e sapienza. E ha svelato con potenza che la Verità veste a nozze, non sta in slip. E che le provocazioni ideologiche e giacobine Lgbt sono uno sbuffo d'aria putrescente nella vastità dell'universo. Un sulfureo meato da cui partono effluvi che lasciano in mutande solo chi li propaga.